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Economia

Fibercop: Tim si separa dalla rete, nuovo operatore ‘wholesale only’ italiano

Tim ha concluso con successo la cessione di Netco a FiberCop, società controllata da Kkr, Mef e F2i, per un valore fino a 22 miliardi di euro. Questa operazione segna un punto di svolta nel settore delle telecomunicazioni in Italia, separando l’infrastruttura dai servizi e promuovendo uno sviluppo più rapido e sostenibile. L’annuncio è stato fatto al closing della transazione da Pietro Labriola, CEO di Tim, che ha sottolineato l’importanza strategica di questo passo per il futuro di Tim e del settore telecomunicazioni italiano.

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Nel panorama delle telecomunicazioni italiane, un evento epocale ha preso forma con la cessione di Netco a FiberCop, segnando un’importante transizione per Tim. Dopo due anni e mezzo di negoziati, il progetto guidato dall’AD Pietro Labriola (nella foto in evidenza) ha finalmente visto la luce, in collaborazione con Kkr e il Ministero dell’Economia. L’obiettivo di Tim è rimanere il punto di riferimento nel settore, continuando a offrire servizi innovativi mentre delega l’infrastruttura a FiberCop, un nuovo operatore “wholesale only”.

Il closing della cessione di Netco ha visto l’acquisizione completa di FiberCop da parte di Optics Bidco, società controllata da Kkr, con il supporto del Mef e di F2i. L’operazione ha valorizzato gli asset ceduti fino a un massimo di 22 miliardi di euro, contribuendo a una significativa riduzione del debito di Tim di 13,8 miliardi di euro. Inoltre, la nuova struttura operativa di Tim sarà basata a Milano, nella periferia nord conosciuta come ‘NoLo’, e a Roma in via Oriolo Romano, nel quadrante nord della città.

Subito dopo il closing, i soci si sono riuniti per eleggere il nuovo consiglio di amministrazione. Massimo Sarmi è stato proposto come presidente, mentre Luigi Ferraris, già amministratore delegato di FS, assumerà il ruolo di amministratore delegato. Elisabetta Romano, che esce dal cda, sarà la nuova chief technology officer.

Il Master Service Agreement tra NetCo e Tim regolerà i rapporti per i prossimi 15 anni, con possibilità di rinnovo per ulteriori 15 anni, garantendo che i servizi siano forniti a prezzi di mercato senza impegni minimi di acquisto. Questo nuovo assetto non solo stabilizza Tim e protegge i suoi lavoratori, ma rappresenta anche un passo fondamentale verso la risoluzione dei problemi storici nel settore delle telecomunicazioni italiani, come sottolineato dal ministro Giancarlo Giorgetti.

L’organico di Tim subirà un significativo ridimensionamento, passando da 37.065 a 17.281 persone, mentre quasi 20.000 dipendenti passeranno a Fibercop. “Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi annunciati, rispettando tutte le tempistiche previste”, ha dichiarato con soddisfazione Labriola, ribadendo l’impegno di Tim nel crescere la fiducia dei dipendenti, dei clienti e degli azionisti. Tim si pone così all’avanguardia in Europa, separando l’infrastruttura dai servizi per garantire uno sviluppo più rapido, sostenibile e orientato al futuro.

Questa operazione segna un punto di svolta nel settore delle telecomunicazioni italiane, aprendo la strada a nuove opportunità e consolidando il ruolo di Tim come leader del mercato, pronto a affrontare le sfide future con determinazione e innovazione.

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Successione Del Vecchio, ancora non c’è accordo tra i figli eredi

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È morto Leonardo Del Vecchio, dall’orfanotrofio di Milano a capo di Luxottica

La chiusura della successione di Leonardo Del Vecchio, fondatore della Luxottica, è stata nuovamente rinviata a data da destinarsi. I sei figli del fondatore, Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente, insieme ai due legatari, la vedova Nicoletta Zampillo e suo figlio Rocco Basilico, non hanno ancora trovato un accordo.

Al centro delle tensioni c’è la governance della Delfin, la holding lussemburghese che controlla il gruppo EssilorLuxottica e ha partecipazioni significative in Covivio, Mediobanca e Generali. La diversità di vedute si è manifestata chiaramente durante l’assemblea di inizio giugno, quando i soci sono stati chiamati ad approvare il bilancio e la distribuzione dei dividendi. Mentre il bilancio è stato approvato, la distribuzione dei dividendi è stata bloccata dall’opposizione di Luca, Clemente e Paola. La distribuzione richiedeva i due terzi dei voti, ma ha ricevuto solo cinque voti favorevoli su otto, consentendo solo una distribuzione minima pari al 10% degli utili.

I tre soci contrari alla distribuzione vogliono che si raggiunga prima un accordo unanime per modificare lo statuto della Delfin. Solo allora sarebbero disposti a far decadere il beneficio di inventario e procedere con il pagamento dei legati e la chiusura della successione. D’altra parte, Marisa, Leonardo Maria, Zampillo e Basilico ritengono che sia meglio chiudere subito la successione e poi definire il nuovo statuto della Delfin.

Le proposte di modifica dello statuto includono:

  • Una scadenza temporale del consiglio di amministrazione della Delfin, attualmente a tempo indeterminato.
  • Una soglia più alta rispetto all’attuale 10% per la distribuzione minima dei dividendi.
  • Modalità di uscita nel caso uno degli otto soci voglia lasciare la compagine azionaria.

Nonostante i progressi nei negoziati, manca ancora la piena volontà da parte di alcuni membri della famiglia di modificare quanto deciso da Leonardo Del Vecchio, che aveva escluso qualsiasi familiare dal consiglio di amministrazione della Delfin.

In assenza di un accordo familiare, una svolta potrebbe arrivare dal tribunale. Francesco Milleri, presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica e presidente della Delfin, ha intentato una causa contro lo stato di graduazione sull’inventario deciso da alcuni eredi. Questo contenzioso è entrato nella fase decisionale e richiederà ancora diversi mesi per arrivare a un verdetto.

La gestione della successione è passata nelle mani del notaio Cesare Gattoni, a seguito di divergenze tra la famiglia e Mario Notari sull’ammontare della parcella. Notari, scelto come consulente da Leonardo Del Vecchio e indicato nei cda di Delfin ed Essilux, è ora coinvolto in un altro contenzioso legale con la famiglia.

La situazione resta complessa e delicata, con la speranza che le parti possano trovare un accordo che rispetti la volontà di Leonardo Del Vecchio e permetta alla Delfin di operare con una governance stabile e condivisa.

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Alitalia-Ita, 11 miliardi di costi in 50 anni

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Con il via libera dell’Ue alle nozze con Lufthansa, per Ita Airways si apre una nuova fase dopo essere sorta dalle ceneri di Alitalia. Ecco di seguito una scheda di quanto sono costate le due compagnie ai contribuenti negli ultimi 50 anni, il conto è di circa 11 miliardi di euro. Il punto di partenza è uno studio di alcuni anni fa di Mediobanca che ha diviso la storia della ex compagnia di bandiera in due grandi tronconi: il primo fra il 1974 ed il 2007 ed il secondo fra il 2008 ed il 2014.

– Tra il 1974 e il 2007 – quando Alitalia è stata commissariata – lo Stato ha speso 5,397 miliardi di euro tra aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni). Nello stesso periodo la compagnia, tra collocamenti e negoziazioni, imposte e dividendi ha generato entrate per lo Stato per 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale è in rosso per 3,322 miliardi.

– Tra il 2007 e il 2014 inizia l’amministrazione controllata. Gli interventi da parte dello Stato sono diversi e variegati, la maggior parte dei quali spalmati su più esercizi. Si inizia nel 2008, quando il governo Berlusconi fermò la cessione ad Air France per puntare all’italianità, con i cosiddetti capitani coraggiosi, e con un prestito ponte da 300 milioni, per arrivare nel 2014, col governo Renzi, all’investimento da 75 milioni di euro di Poste che entra, in via indiretta, nel capitale azionario della compagnia.

Le uscite dal 2007 al 2014, anno dell’ingresso di Etihad con il 49% e della nascita della ‘nuova’ Alitalia svincolata dallo Stato, sono pari a 4,1 miliardi di euro, arrivando così ad un totale di 7,4 miliardi tra il 1974 e il 2014 tra aumenti di capitale, contributi e garanzie. – Finito il sodalizio con Etihad, nel 2017 il governo Gentiloni concede altri due prestiti ponte per complessivi 900 milioni di euro per tenere Alitalia in volo, facendo lievitare l’esborso da parte dello Stato a 8,3 miliardi di euro. Ma non è finita. A dicembre 2019 il governo M5S-Pd concede altri 400 milioni per una spesa statale di 8,7 miliardi.

A questi si aggiungono 1,35 miliardi stanziati per la newco Ita Airways a maggio 2020, nello stesso anno vengono stanziati 350 milioni per gli indennizzi Covid e altri 330 milioni per la cassa integrazione di oltre 6.800 dipendenti nel periodo novembre 2020-settembre 2021. – Arriva poi il decreto Sostegni bis che stanzia altri 100 milioni per garantire l’operatività della compagnia e il pagamento degli stipendi in attesa del decollo di Ita, mentre a fine giugno viene istituito un fondo biglietti da 100 milioni di euro per rimborsare i viaggiatori di Alitalia in vista del passaggio alla newco. – L’esborso totale dello Stato decolla così a 10,93 miliardi di euro in 50 anni.

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Ok al decreto Coesione, 2,8 miliardi di bonus per creare lavoro

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Una dote di 2,8 miliardi è destinata a favorire l’autoimpiego, le assunzioni di giovani, donne, nella zone economiche speciali del Mezzogiorno, i lavoratori delle grande imprese in crisi. Sono le misure previste dal decreto Coesione convertito oggi in legge dalla Camera. Varato in Cdm alla vigilia del primo maggio, il provvedimento contiene, oltre all’attesa riforma dei fondi strutturali per superare le storiche difficoltà del nostro paese nella spesa dei fondi Ue. Spiccano in particolare i tre bonus dedicati ai giovani, alle donne e a chi assume nella Zes unica per il Mezzogiorno, che prevedono l’esonero contributivo del 100% per due anni e potranno essere riconosciuti per le assunzioni a tempo indeterminato fatte dall’1 settembre 2024 al 31 dicembre 2025.

Tra le novità aggiunte durante l’esame in commissione, ci sono le risorse, per 1,33 miliardi nel 2024, per assumere 245 segretari comunali e provinciali; 18 milioni di qui al 2029 per gli extracosti relativi al prolungamento della linea M1 della metropolitana di Milano; l’incremento (da 5,8 a 24,2 milioni) del fondo desinato a finanziare la cig dei dipendenti di Alitalia

– BONUS AUTOIMPIEGO SETTORI STRATEGICI: Per incentivare l’occupazione giovanile, è riconosciuto un incentivo ai disoccupati con meno di 35 anni che, tra il primo luglio 2024 e il 31 dicembre 2025 avviano sul territorio nazionale un’attività imprenditoriale nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.

– BONUS AUTOIMPIEGO PER LAVORO AUTONOMO: due gli interventi divisi per aree territoriali: l’ “Autoimpiego Centro Nord” e il “Resto del Sud 2.0”. Beneficiari sono giovani under 35, in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati o ancora disoccupati destinatari delle misure del programma di politica attiva Garanzia di occupabilità dei lavoratori Gol. Previsti finanziamenti per servizi di formazione e accompagnamento alla progettazione preliminare, il tutoraggio per l’incremento delle competenze o veri e propri sostegni all’investimento attraverso voucher ed interventi in regime de minimis.

– BONUS GIOVANI: La misura riconosce ai datori di lavoro privati che, dal primo settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, assumono under 35 (mai occupato a tempo indeterminato) con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, per un periodo massimo di 24 mesi, l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati (con esclusione dei premi e contributi Inail). Il bonus vale al massimo 500 euro mensili. Per assunzioni presso sedi nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna l’esonero sale a 650 euro. Non vale per il lavoro domestico e l’apprendistato.

– BONUS DONNE. E’ un esonero, per un periodo massimo di 24 mesi, del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato fino ad un tetto di 650 euro mensili per ciascuna dipendente donna, assunta a tempo indeterminato dal 1° settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025. Le lavoratrici assunte possono essere di qualsiasi età ma devono essere: prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi e residenti nelle regioni della Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno; oppure senza di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ovunque residenti. L’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico e di apprendistato; oppure b) prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi operanti nelle professioni e nei settori con un tasso di disparità uomo/donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna.

– BONUS ZES (Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno). La misura prevede l’esonero, per un periodo massimo di 24 mesi, del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato nel limite massimo di 650 euro su base mensile per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato, dal primo settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025. L’esonero è garantito esclusivamente ai datori di lavoro privati che occupano fino a 10 dipendenti nel mese di assunzione del dipendente per il quale è richiesto l’esonero. Il dipendente deve essere over 35, disoccupato da almeno 24 mesi, essere assunto in una sede nelle regioni Zes.

– ALTRE MISURE SUL LAVORO: Viene prorogata da 81 a 90 mesi l’istituzione dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale nella quale confluiscono i lavoratori in esubero delle imprese portuali. Viene prorogata dal 30 giugno al 31 dicembre la convenzione per i lavoratori socialmente utili. che effettuano operazioni portuali ivi compresi i lavoratori in esubero delle imprese titolari di concessioni di aree e banchine. Arrivano norme per la ricollocazione dei dipendenti di Alitalia e Alitalia Cityliner che possono essere cofinanziati dalle regioni.

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