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Guerra Ucraina

Fedeli separati al Monastero delle Grotte di Kiev, messa in lingua ucraina dopo 300 anni

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Da una parte, il popolo della nuova chiesa ortodossa dell’Ucraina. Dall’altra, i fedeli rimasti legati ai monaci del Patriarcato di Mosca. La Pasqua scava una ferita aperta alla Lavra di Kiev, il conteso Monastero delle Grotte dove per la prima volta in 300 anni la messa per la festa della resurrezione di Gesù è stata celebrata in lingua ucraina. Una vittoria per coloro che rinnegano i legami con la Russia, ma che mostra una divisione tra gli ucraini che porta ulteriore sofferenza a un popolo prostrato per una guerra che non risparmia morti, neanche in questo giorno di festa. Il cielo grigio non rende giustizia alle cupole dorate del complesso, che sin dalle prime ore della mattina registra un viavai di persone mentre un importante dispiegamento di forze di sicurezza presidia la zona per paura di possibili tensioni. Nella cattedrale della Santa Dormizione si sono radunati i fedeli della chiesa che ha tagliato i legami con Mosca. La funzione è gremita: fuori, molti aspettano la benedizione dei cesti con il cibo da condividere per la festa. All’interno, risuonano i canti per la funzione celebrata da Avramy Lotysh, neo archimandrita del monastero dopo aver abbandonato la chiesa legata a Mosca. “Non si può descrivere a parole ciò che sto provando ora. Soprattutto in questo posto, culla dell’ortodossia”, dice ai giornalisti dopo la messa.

“Siamo felici di avere la possibilità di celebrare Dio dentro queste mura in lingua ucraina”. Tra i presenti, la gioia per il passaggio sotto la nuova Chiesa ortodossa ucraina è unanime. E la divisione con ‘gli altri’ è netta. “Prima venivamo qui come in un museo, solo per guardare. Oggi invece sentiamo un’aria diversa, veniamo come fedeli della chiesa ucraina”, dicono Alina e Vitaly. Alexsandr, 85 anni, ha il vestito delle grandi occasioni: pantaloni da cosacco e ‘papacha’ in testa. “Vivo fuori Kiev, è stata una strada pesante ma essere qui e vedere come si riprende la Lavra è per me una gioia”. Lui la guerra l’ha già vissuta, deportato in Germania. “Ora la sto vivendo per la seconda volta, è assolutamente inutile. Abbiamo perso troppi ragazzi, non possiamo andare avanti così”. Uscendo dalla chiesa, un’anziana madre è sorretta a braccetto dalla figlia anche lei nel vestito della festa.

“Ringraziamo l’Italia per aver accolto gli ucraini e vogliamo far sapere che qui finalmente abbiamo una chiesa ucraina”. Al monastero, arrivano anche alcuni militari in congedo. Uno di loro tiene in braccio il figlio di appena un anno: “Oggi abbiamo due chiese qui e questo non è giusto. Sono tornato dal fronte e il mio pensiero oggi è ai miei compagni che sono lì, e pesa vedere che ancora c’è l’influenza russa qui, nel centro di Kiev”. Facendo pochi passi e raggiungendo la Chiesa di Sant’Agapito, l’atmosfera infatti cambia. Qui si sono radunati i fedeli ai monaci ancora legati al Patriarcato di Mosca, per una funzione che parla ancora il russo. La piazza antistante è il luogo dove da settimane decine di persone si incontrano per protestare contro lo sfratto dei monaci deciso dal governo di Volodymyr Zelensky. I media non sono i benvenuti: “Siamo qui per parlare con Dio, non coi giornalisti”, borbotta una donna affrettando il passo. Uscendo dalla funzione, uno dei monaci dice convinto che “non c’è alcuna divisione.

La chiesa ortodossa è unita”. Nonostante le sue parole, è chiaro che esiste ormai una Lavra spaccata da una guerra che separa anche nella fede. Ma la sofferenza non è unilaterale: “E’ da 40 anni che frequento questa Chiesa e non ho mai sentito qualcuno parlare contro l’Ucraina”, dice una donna lasciando il monastero. “Ora c’è una brutta situazione perché c’è la guerra e noi fedeli siamo divisi. Dovremmo invece essere uniti”. Un auspicio per molti difficile da accettare, di fronte alle accuse mosse ai monaci di aver dato supporto agli invasori -accuse che hanno portato anche all’arresto del metropolita vicario Pavel -, mentre il sangue continua a scorrere nel Paese. Passa un’ora, e nella piazzetta antistante tornano i monaci del Patriarcato di Mosca, insieme a un capannello di fedeli. Cantano, e pregano per il loro metropolita, Onufriy, e per chiedere a Dio di restare nel monastero. Scavando ancora di più quel solco invisibile, ma reale, che fende il Monastero delle Grotte.

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Esteri

Truppe nordcoreane con i russi a Mariupol e Kharkiv

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I consiglieri tecnici delle forze armate nordcoreane sono arrivati nella città portuale ucraina di Mariupol, occupata dalla Russia nel sud, e nella regione di Kharkiv. A Mariupol le unità di Pyongyang restano distaccate da quelle russe che stanno supportando, mentre a Kharkiv “si stanno dividendo in unità radunando piccoli gruppi in prima linea”. Le indicazioni arrivano da vertici militari ucraini e citano intercettazioni radio che sembrano confermare il coinvolgimento in battaglia dei soldati di Kim Jong-un al fianco delle truppe di Vladimir Putin. Da Kiev si ricorda che sul terreno l’avanzata rivendicata da Mosca è limitata mentre nella regione russa di Kursk i militari ucraini sono determinati a restare. In una regione dove sono circa 11.000 le truppe nordcoreane dispiegate per affiancare l’esercito russo dopo l’occupazione di alcune zone da parte degli ucraini e dove l’esercito di Kiev è determinato a rimanere fino a quando sarà necessario. O meglio, “fino a quando avrà un senso”.

Fonti dello stato maggiore ucraino spostano così il focus del braccio di ferro militare con Mosca tenendo il punto su quel campo di battaglia diventato emblematico della guerra che sul terreno ormai da mesi si combatte cedendo e guadagnando pochi metri al giorno, pur sotto la minaccia adesso dei missili ipersonici russi la cui eco allarma ben oltre i confini ucraini.

Al momento le forze ucraine controllano ancora “circa 800 kmq” nella regione di Kursk, specificano i militari: “Il territorio massimo che abbiamo occupato nella regione era di 1.376 kmq, oggi è di circa 800 kmq”, sottolineano, come a dimostrazione della resilienza, sul terreno appunto.

Così mentre Mosca annuncia di aver conquistato un altro villaggio nella regione orientale ucraina di Donetsk – quello di Novodmytryvka, nell’area della città di Khurakovo e che fa salire a cinque, sempre secondo Mosca, gli insediamenti occupati dai russi nella regione nell’ultima settimana – i vertici militari ucraini tentano di ridimensionare, affermando per esempio che nel settore di Pokrovsk, polo logistico della stessa regione, la situazione “praticamente non è cambiata negli ultimi due mesi”. In generale, sempre secondo lo stato maggiore di Kiev, le truppe russe stanno avanzando di “200-300 metri al giorno” vicino alla cittadina industriale di Kurakhovo, uno dei punti più caldi della regione.

E anche sulla minaccia missilistica l’Ucraina tenta di ridimensionare l’allarme: secondo le fonti militari, la Russia ha soltanto un “numero limitato” di missili balistici ipersonici Oreshnik, quello cioè utilizzato ieri da Mosca nell’attacco contro Dnipro e che ha fatto parlare di rischio “guerra globale”. Ma Vladimir Putin risponde a stretto giro, affermando di averne ordinato la “produzione in serie”.

“Nessun sistema al mondo è capace di intercettarlo”, ha assicurato lo zar. Oggi il Parlamento ucraino ha chiuso per timori di attacchi nel cuore della capitale. La Rada ha fatto sapere di aver “annullato” la seduta a causa di “segnali di un rischio crescente di attacchi contro il quartiere governativo nei prossimi giorni”, hanno spiegato diversi deputati all’Afp. Il quartiere nel centro di Kiev, dove si trovano anche la presidenza, la sede del governo e la Banca centrale, è stato finora risparmiato dai bombardamenti. Ma ormai non si dà più nulla per scontato.

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Esteri

Putin minaccia anche l’Europa: useremo altri super missili

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Il Cremlino aveva detto di essere sicuro che il messaggio inviato dalla Russia con il lancio sull’Ucraina del missile Oreshnik e il monito di Vladimir Putin su un “conflitto globale” fosse stato recepito dagli Usa. Ma se così non fosse stato, il presidente russo lo ha reso ancor più chiaro, annunciando l’avvio della produzione in massa del nuovo vettore, mentre il capo delle forze missilistiche strategiche ha avvertito che il missile può “colpire obiettivi in tutta Europa”.

“Questo sistema missilistico con blocchi ipersonici può colpire qualsiasi bersaglio, da quelli isolati ad un’area intera, anche altamente protetti e con un’elevata efficienza”, ha affermato il generale Serghei Karakayev, incontrando il capo del Cremlino insieme ai massimi funzionari della difesa russa, dirigenti di aziende del settore della difesa e sviluppatori di armi. Oltre ad annunciare l’avvio della produzione in serie dell’Oreshnik, un missile ipersonico balistico a medio raggio, Putin ha fatto sapere che esso continuerà ad essere testato “in condizioni di combattimento”, cioè per bombardamenti sull’Ucraina, come quello in cui ieri è stata colpita una fabbrica di componenti missilistiche a Dnipro.

Secondo i russi, il vettore ha una velocità dieci volte superiore a quella del suono e può eludere qualsiasi sistema di difesa aerea. A Kiev la preoccupazione è palpabile. Oggi il Parlamento ha annullato una sessione prevista per il timore di nuovi attacchi, secondo quanto riferito all’agenzia Afp da alcuni deputati. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che il ministero della Difesa si sta già consultando con i partner occidentali per chiedere la fornitura di “nuovi sistemi di difesa aerea, esattamente il tipo di sistemi che possano proteggere dai nuovi rischi”. E della nuova minaccia si discuterà martedì prossimo in una riunione del Consiglio Nato-Ucraina, a livello di ambasciatori, convocata su richiesta di Kiev.

Ma Putin ha ampliato il discorso oltre l’Ucraina, per dire che questo ed altri missili a medio e corto raggio ai quali gli scienziati militari russi stanno lavorando serviranno a mantenere un equilibrio strategico con gli Usa, che Mosca vede minacciato. Specie dopo che, nel luglio scorso, Washington ha annunciato che schiererà missili in Germania a partire dal 2026 come primo passo dopo l’uscita nel 2019 degli Usa – durante la prima presidenza Trump – dal trattato Inf che nel 1987 aveva messo al bando gli euromissili. Per questo il presidente russo ha sottolineato che l’Oreshnik è una “garanzia dell’integrità territoriale e della sovranità della Russia”.

La Cina ha invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino ad esercitare “calma e moderazione”, aggiungendo che è urgente “lavorare alla de-escalation” e creare “le condizioni di un cessate il fuoco da attuare il prima possibile”. Ma Mosca afferma che il lancio dell’Oreshnik è stata una risposta all’autorizzazione data da Washington all’Ucraina di utilizzare missili a lungo raggio per colpire in profondità il territorio russo.

A questo proposito il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, in visita Bielorussia, ha usato un linguaggio colorito per accusare l’amministrazione uscente di Joe Biden di volere “cacare” sulla situazione in Ucraina per “lasciare un’eredità più negativa possibile” al presidente eletto Donald Trump. “Le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale”, ha notato il premier polacco Donald Tusk. Mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che il 15 novembre aveva avuto un colloquio telefonico con il presidente russo, ha detto che l’uso del missile balistico da parte di Mosca è “una spaventosa escalation, esattamente come quando Putin ha assoldato i nordcoreani”.

Sarebbero 11.000, secondo le ultime stime dell’intelligence sudcoreana, i soldati che Pyongyang ha schierato al fianco delle truppe di Mosca nella regione russa di Kursk per combattere le forze ucraine d’invasione. In cambio, la Russia avrebbe fornito sostegno economico e missili antiaerei alla Corea del Nord. “È stato accertato che equipaggiamenti e missili antiaerei per rafforzare il vulnerabile sistema di difesa aerea di Pyongyang sono stati consegnati alla Corea del Nord”, ha detto Shin Won-sik, il principale consigliere per la sicurezza di Seul, all’emittente tv Sbs. Un’analisi delle immagini satellitari realizzata dal gruppo di ricerca britannico Open Source Centre, e rilanciata dalla Bbc, ha mostrato inoltre che più di un milione di barili di petrolio sono stati trasferiti dai giacimenti russi alla Corea del Nord a partire dal marzo di quest’anno.

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Esteri

Austin, truppe nordcoreane in Russia pronte a entrare in Ucraina

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Gli Stati Uniti si aspettano che migliaia di truppe nordcoreane che si stanno radunando in Russia entreranno “presto” in guerra contro l’Ucraina: lo ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin durante una sosta alle isole Fiji durante una missione in Australia. “Si ritiene che circa 10.000 soldati nordcoreani siano di stanza nella regione di confine russa di Kursk – ha detto Austin – dove sono stati integrati nelle formazioni russe”.

“In base a ciò a cui sono stati addestrati, e alla loro integrazione con i militari russi – ha aggiunto – mi aspetto di vederli presto impegnati in combattimento”. Austin ha detto di non aver “visto segnalazioni significative” di truppe nordcoreane “attivamente impegnate in combattimento” fino ad oggi. Giovedì, funzionari del governo sudcoreano e un gruppo di ricerca hanno affermato che la Russia ha fornito a Pyongyang petrolio, missili antiaerei e aiuti economici in cambio di truppe. Kiev ha avvertito che Mosca, insieme ai soldati nordcoreani, ha ora radunato una forza di 50.000 uomini per riconquistare parti della regione di confine conquistate dalle forze ucraine.

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