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Febbre Oropouche, timori per trasmissione per via sessuale

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Non solo la puntura di zanzare e moscerini infetti. Anche i rapporti sessuali potrebbero essere veicolo di trasmissione della febbre Oropouche, l’infezione tropicale diffusa in Sud America e che quest’anno ha fatto registrare i primi casi in Italia. Ricercatori del dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar hanno infatti isolato – per la prima volta al mondo – il virus Oropouche nel liquido seminale di un viaggiatore italiano di ritorno da Cuba al quale era stata diagnosticata l’infezione. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Emerging Infectious Diseases.

“Sino a oggi sapevamo che questa infezione si trasmette da uomo a uomo soltanto in maniera indiretta, cioè attraverso la puntura di un insetto. La possibilità indicata dal nostro studio che l’infezione possa essere trasmessa tramite rapporti sessuali è un campanello d’allarme da non sottovalutare”, commenta Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’Irccs di Negrar e tra gli autori della pubblicazione. Dall’inizio dell’anno ai primi di settembre sono stati circa 10 mila i casi di febbre Oropouche nel mondo; il Brasile è il Paese più colpito. Due i decessi. Sono stati inoltre riscontrati diversi casi di trasmissione materno-fetale che sollevano preoccupazioni sul fatto che il virus, se contratto in gravidanza, possa causare danni al feto. In Italia sono stati registrati 5 casi, tutti contratti in viaggi all’estero. I ricercatori per il momento sono cauti: a oggi “non sono stati ancora descritti casi di trasmissione diretta interumana dell’infezione”, precisa Gobbi.

Tuttavia, questa modalità di trasmissione è stata già dimostrata per altri virus veicolati principalmente da vettori, come Zika. “È imperativo conoscere meglio questo virus sino ad oggi poco studiato”, dice Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell’Irccs di Negrar e co-autrice della pubblicazione. “Per questo motivo, dopo aver isolato il virus lo abbiamo messo subito a disposizione, in un’ottica di condivisione e collaborazione, di alcuni dei più importanti laboratori italiani ed esteri, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Spallanzani di Roma, l’Istituto di Medicina Tropicale di Anversa, il Netherlands Centre for Infectious Disease Control, il Charité Universitätsmedizin di Berlino”, conclude Castilletti.

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Cronache

Trovata morta carbonizzata Silvia Nowak, la cittadina tedesca scomparsa a Castellabate

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Una tragica scoperta ha scosso la comunità di Castellabate, nel salernitano. Questa mattina, in località Ogliastro Marina, tra la fitta vegetazione di un terreno vicino all’abitazione in cui viveva, è stato ritrovato il corpo senza vita di Silvia Nowak. Il corpo della donna era stato bruciato.

La scomparsa di Silvia Nowak era stata denunciata dal marito lo scorso martedì pomeriggio. Secondo il suo racconto, la donna si era allontanata da casa di primo mattino senza portare con sé alcun effetto personale. Le telecamere di videosorveglianza avevano registrato la donna mentre si dirigeva verso il centro di Castellabate, ma da quel momento si sono perdute le sue tracce.

Il cadavere della donna, rinvenuto tra la vegetazione dagli agenti della polizia municipale , presentava evidenti segni di bruciature. Il ritrovamento ha subito sollevato numerosi interrogativi, e le indagini si concentrano ora sulla ricostruzione degli ultimi momenti di vita della 53 enne tedesca che da alcuni anni con il marito si era stabilita a Ogliastro Marina.

Attualmente, il marito di Silvia Nowak, anche lui di nazionalità tedesca, è stato sottoposto a interrogatorio presso la Stazione dei Carabinieri di Santa Maria di Castellabate. Gli inquirenti stanno cercando di far luce su questa tragica vicenda, senza escludere alcuna pista. Gli investigatori stanno vagliando tutte le possibili ipotesi, compreso un eventuale coinvolgimento di terze persone.

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Esteri

Mohammed Sinwar, sarà lui il nuovo leader di Hamas?

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Mohammed Sinwar, fratello del defunto leader di Hamas Yahya Sinwar, emerge come una delle figure più temute e potenti nella Striscia di Gaza. Descritto come spietato quanto suo fratello, Mohammed ha consolidato la sua influenza all’interno di Hamas grazie a un ruolo chiave nell’attacco del 7 ottobre, che lo ha reso uno degli uomini più ricercati dalle forze israeliane.

Un passato da combattente

Nato a Khan Younis, Mohammed Sinwar è stato tra le prime reclute di Hamas e ha partecipato attivamente alla Prima Intifada. Il suo nome è salito alla ribalta nel 2005, quando fu rivelato come uno dei sette comandanti di Hamas, capo della Brigata Khan Younis. In passato, Israele ha tentato di assassinarlo più volte, senza successo. Uno degli episodi più significativi della sua carriera è stato l’organizzazione del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006, che portò allo scambio di prigionieri in cui fu liberato suo fratello Yahya.

 

Eredità di potere e violenza

Gli analisti concordano nel descrivere Mohammed come una figura che, come il fratello Yahya, comprende solo il linguaggio del potere e della violenza. Nonostante le incognite sulla futura leadership di Hamas dopo la morte di Yahya, Mohammed rimane un papabile candidato alla guida del gruppo, anche se altri nomi come Khaled Meshaal sono stati considerati. La sua figura incute timore tra i palestinesi di Gaza, molti dei quali evitano persino di incrociare il suo sguardo per paura di rappresaglie.

Un ritorno dal passato

Dopo un periodo di silenzio, Mohammed Sinwar è riapparso nel maggio 2022 in una breve intervista ad Al Jazeera, alimentando speculazioni sul suo presunto “ritorno dalla morte”. La sua influenza all’interno di Hamas continua a crescere, rendendolo una figura centrale nel futuro del gruppo.

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Economia

L’Italia alla prova del rating, spread ancora in calo

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A pochi giorni dal varo della manovra di bilancio e all’indomani del taglio dei tassi da parte della Bce, Italia con il fiato sospeso in attesa della prima tornata di giudizi da parte delle agenzie di rating internazionali sull’affidabilità del Paese e dei suoi titoli di stato. I primi ad esprimersi in chiusura di settimana sono S&P Global Ratings e Fitch, mentre gli appuntamenti successivi sono fissati per il 25 ottobre con Dbrs e per il 22 novembre con Moody’s. Al momento il giudizio sul debito italiano espresso da parte di S&P e di Fitch è a livello BBB con outlook stabile, ovvero una valutazione secondo cui l’emittente in questione ha un rischio moderato di default o di mancato pagamento dei suoi debiti. Le previsioni di esperti e trader parlano di una conferma del giudizio già espresso nella primavera scorsa.

Ma non è escluso un innalzamento dell’outlook da stabile a positivo. A giudicare dall’andamento del differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, il clima generale lascia infatti presagire una maggiore fiducia rispetto al passato. Prova ne è che lo spread tra Btp e Bund a 10 anni è sceso sotto i 118 punti base, ai minimi degli ultimi tre anni. Ma secondo gli analisti è da tenere in considerazione il fatto che le obbligazioni italiane hanno beneficiato anche del taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, con il mercato che sembra attendersi un allentamento più aggressivo in futuro.

All’indomani del taglio, tuttavia le Borse si mantengono caute: Milano ha chiuso in rialzo dello 0,47%, Parigi dello 0,39%, Francoforte dello 0,38% e Madrid dello 0,16%, mentre Londra ha ceduto lo -0,32%. E l’oro prosegue la sua corsa toccando nuovi record oltre quota 2.700 dollari sullo sfondo delle forti turbolenze geopolitiche. La valutazione del nuovo rating da assegnare all’Italia si basa sull’esame dell’affidabilità dei conti pubblici alla luce della manovra appena varata dal governo Meloni. Ma anche sulla solidità dell’Italia alle prese con le incertezze del contesto internazionale, sia geopolitiche sia commerciali.

Il rapporto tra debito e Pil è crollato dal 155% del 2020 al 134,8% del 2023, ma secondo i numeri contenuti nel Piano strutturale di bilancio il debito pubblico dell’Italia risalirà nei prossimi anni, crescendo fino a raggiungere il 137,8% del Pil nel 2026. E solo successivamente inizierà a scendere, fino a toccare il 134,9% nel 2029. Tuttavia un aiuto ai conti pubblici arriverà certamente dal taglio dei tassi di interesse che renderà meno onerosi i costi di emissione. Sul voto delle agenzie potrebbe pesare anche la prudenza nella gestione dei conti più volte citata nelle intenzioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Dopo Fitch e S&P, un altro appuntamento importante sarà quello di novembre quando aggiornerà il giudizio sui Btp anche Moody’s: attualmente è l’agenzia che mantiene il rating più basso sui titoli italiani, al livello Baa3 e outlook stabile, il più basso tra i giudizi di “investment grade”, ovvero a un passo dai titoli considerati spazzatura.

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