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Ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ascoltato in Procura a Roma: indagata Maria Rosaria Boccia per minacce e lesioni

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L’ex Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, si è presentato questa mattina in Procura a Roma per essere ascoltato in merito alla denuncia sporta contro Maria Rosaria Boccia. La donna è attualmente indagata per minacce nei confronti di una personalità politica e lesioni.

Sangiuliano, che ha ricoperto il ruolo di Ministro della Cultura nel precedente governo, è giunto negli uffici della Procura da pochi minuti. Secondo le fonti, l’inchiesta riguarda presunti episodi di intimidazioni e aggressioni, che avrebbero coinvolto la Boccia nei confronti del politico.

Maria Rosaria Boccia è al centro delle indagini con accuse di minacce verso una figura politica di primo piano e lesioni fisiche. La denuncia è stata formalizzata da Sangiuliano, il quale avrebbe riportato gli episodi sospetti alle autorità competenti.

Gli inquirenti stanno cercando di far luce sulla vicenda, ascoltando la versione dell’ex ministro, il quale ha fornito dettagli utili agli investigatori per ricostruire i fatti.

Non sono ancora stati resi noti i particolari specifici dell’accusa o i motivi che avrebbero scatenato le presunte minacce e aggressioni. Tuttavia, il caso ha già attirato l’attenzione della stampa nazionale, in quanto coinvolge una figura politica di spicco come Sangiuliano.

Si attendono ulteriori sviluppi nelle prossime ore, con la possibilità che vengano chiariti ulteriori dettagli sulla posizione della Boccia e le implicazioni legali di quanto accaduto.

Il caso che vede coinvolti Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia pone l’attenzione su tematiche di rilevanza

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Maxi sequestro al clan Contini, anche Lamborghini e villa

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Figura anche la lussuosa villa di Pozzuoli dove fu rinvenuto un vero e proprio tesoro da circa 10 milioni di euro – tra contanti, gioielli e orologi di lusso – e una costosissima Lamborghini Aventador nell’elenco dei beni sequestrati dalla Squadra Mobile di Napoli a Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti, ritenuto dalla Procura antimafia di Napoli elemento di vertice del clan Contini, componente “di rango” della cosiddetta Alleanza di Secondigliano.

La Polizia di Stato gli ha notificato un sequestro da 20 milioni di euro nel quale sono contemplati anche i beni che gli vennero sequestrati in flagranza lo scorso primo luglio, quindi tre mesi fa: 4 milioni di euro in contanti, gioielli e 48 orologi di lusso per un valore quantificato in oltre 5 milioni di euro. A questi beni adesso si aggiungono altri beni mobili e immobili ritenuti frutto delle del reimpiego di capitali illeciti. Il provvedimento, oltre a disporre nuovamente il sequestro del citato “tesoretto”, ha disposto quello dell’abitazione nella quale fu rinvenuto il caveau, una villa su più livelli con annessi giardino e piscina nel comune di Pozzuoli, un appartamento in zona “mercato” di proprietà di Esposito (marito di Maria Bosti, una delle figlie del boss) una moto, di sette autovetture, alcune anche di ingente valore; e di varie quote societarie in diverse attività di consulenza e ristorazione. Il valore dell’intero sequestro – iniziato venerdì e concluso oggi – è stimato in circa 20 milioni di euro.

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Neonati morti, i pm chiedono ancora il carcere per Chiara

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Per la Procura di Parma Chiara Petrolini deve andare in carcere, altre misure cautelari non sono sufficienti. Ecco perché i magistrati hanno presentato appello al Tribunale del Riesame di Bologna contro l’ordinanza del 19 settembre con cui il Gip di Parma ha disposto i domiciliari per la 21enne studentessa di Scienze dell’Educazione di Traversetolo (Parma), indagata per omicidio premeditato e soppressione di cadavere nella vicenda dei due neonati morti e sepolti nel giardino della sua villetta e ha chiesto che la ragazza, ai domiciliari dal 20 settembre, sia mandata in carcere. Il Gip aveva infatti respinto la richiesta fatta dalla Procura per soppressione di cadavere, per quanto riguarda il neonato partorito il 7 agosto e ritrovato due giorni dopo, ritenendo sussistente il reato meno grave di occultamento di cadavere.

A motivare la decisione è stato lo stesso procuratore capo Alfonso D’Avino, con una nota che ripercorre la vicenda e tira in ballo anche il ruolo dei genitori. Nel suo provvedimento, infatti, il Gip aveva ritenuto sufficienti gli arresti domiciliari, con il divieto di comunicare con persone diverse da coloro che vivono con l’indagata (i genitori e il fratello minore), anche in ragione del controllo che sarebbe stato fatto dai familiari conviventi. Una conclusione però non condivisa dalla Procura, “non potendosi affidare a terzi – dice il procuratore – nella specie, peraltro, a quegli stessi genitori che mai di nulla si erano accorti di ciò che avveniva in casa propria, il buon esito e l’efficacia degli arresti domiciliari”. Secondo la stessa ricostruzione degli inquirenti, infatti, la 21enne avrebbe nascosto a tutti (genitori, fidanzato e amici) le gravidanze dello scorso agosto e del maggio 2023, partorendo in solitudine. Inizialmente anche i genitori furono indagati, per poter svolgere gli esami medico legali, poi la loro posizione è stata stralciata.

La Procura ha quindi fatto appello per Chiara, chiedendo che il seppellimento del secondo neonato venga classificato come soppressione di cadavere e che per tutti i reati ipotizzati (omicidio volontario aggravato per il neonato morto ad agosto e per soppressione di cadavere dei due neonati) sia applicata la custodia cautelare in carcere. Per la morte del neonato partorito a maggio 2023 non era stata fatta richiesta di misura cautelare, dal momento che non sono completati gli esami medico legali. Ora bisognerà attendere la decisione del Tribunale del Riesame. Nel frattempo l’oramai ex fidanzato di Chiara Petrolini, ha parlato per la prima volta della vicenda in un’intervista alle Iene, spiegando di non aver mai sospettato di nulla.

“Dal giorno che ci siamo fidanzati fino all’ultimo non l’ho mai vista cambiata, mai vista star male. Non si notava nulla, né il seno, né la pancia, né il corpo. Neanche nei suoi atteggiamenti”. Il giovane, che conosce la 21enne fin da quando sono piccoli, ha sottolineato di non riuscire a spiegarsi come sia successo. E ancora: “Il giorno che hanno trovato il primo bambino mi ha mandato un messaggio: ‘Hanno trovato un bambino in casa mia. Siamo scioccati’. Per me era tutto strano, non lo collegavo a lei”. Poi è arrivata la chiamata dei carabinieri. “Non abbiamo mai parlato di bambini. Non era nemmeno tra i miei piani – ha detto infine – ma se fosse successo me lo sarei tenuto. Secondo me perché l’ha fatto? Per il giudizio degli altri. Se lei li avesse voluti tenere io non mi sarei tirato indietro”.

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In centinaia ad addio a Jack, ucciso da un rapinatore a Mestre

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“Chi ha fede ha una visione, chi non ce l’ha ha una sua umanità. E in quella possiamo incontrarci, assieme” dopo questo gesto di “coraggio e amore”. Lo ha detto il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che oggi a Jesolo ha celebrato i funerali di Giacomo ‘Jack ‘Gobbato, il 26enne ucciso a coltellate a Mestre mentre difendeva una donna da un tentativo di rapina. Gesto per il quale è rimasto ferito anche il suo amico Sebastiano, entrambi aderenti al Centro sociale Rivolta. Nella chiesa di San Liberale e Mauro c’erano i familiari e tanti amici che prima hanno riempito la chiesa, troppo piccola, poi, a centinaia, sono rimasti in attesa sul sacrato e nel grande parcheggio alberato dove c’erano molti di quei giovani che sabato, con gli stessi simboli sulle magliette, erano sfilati per le strade di Mestre nel grande corteo in memoria di Giacomo.

La bara, davanti all’altare è stata coperta da un drappo color granata con il disegno di un gabbiano tracciato nel color dell’oro. In parte un giubbetto salvagente arancione a ricordare il lavoro delle onlus che soccorrono i migranti nel Mediterraneo a cui saranno destinate tutte le offerte del funerale. Prima del rito, in un momento espressamente laico, ha parlato Tommaso, fratello di Giacomo: “è difficile pensare di dire parole in questa situazione, a questa età, non avrei mai immaginato di trovarmi qui. E non c’è molto da dire, posso solo ringraziare a nome di tutta la mia famiglia tutti quanti voi, che ci avete dato sostegno e supporto in questi giorni terribili. Che Jack viva ancora, che viva la sua memoria, le sue idee”. A Venezia e Jesolo per tutta la durate delle esequie è stato lutto cittadino.

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