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Esplode la batteria di un cellulare, intera famiglia brucia tra le fiamme causate dall’incendio: 4 morti

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E’ stato un telefono cellulare che si stava caricando su un divano a scatenare l’incendio in cui è rimasta uccisa una famiglia composta da padre, madre e due figli di 16 e 20 anni, domenica a Guillena, in provincia di Siviglia. La Guardia Civil è giunta a questa conclusione dopo aver completato l’ispezione tecnica oculare all’interno della casa, riferisce il Diario di Siviglia. In un primo momento si pensava che a provocare il rogo fosse stato un monopattino elettrico che era in carica ma poi questa ipotesi è stata scartata. La batteria del cellulare è esplosa mentre questo era in carica su un divano che ha preso fuoco. Le fiamme si sono propagate molto rapidamente in tutta la casa di due piani.

L’incendio è scoppiato intorno alle otto di domenica mattina. La prima chiamata ricevuta dai vigili del fuoco è stata alle otto e sei minuti, riferisce il Diario di Siviglia, ma quando i pompieri sono arrivati il rogo già avvolgeva la casa con le fiamme che uscivano dalle finestre e una grande quantità di fumo. Diversi residenti avevano provato a salvare la famiglia rimasta intrappolata ma non ci sono riusciti. I vigili del fuoco hanno poi trovato i corpi dei coniugi José Antonio Rendón, 47 anni, e Antonia Hidalgo, 52 anni, al primo piano. Al piano terra c’erano i figli, Adrián, 16 anni, e José Antonio, 20. Secondo un vicino, il 20enne sarebbe arrivato a casa mentre l’incendio era in corso e avrebbe deciso di entrare per cercare di salvare i genitori e il fratello. L’intera famiglia è morta per l’inalazione di fumo. E

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‘Libano a rischio Gaza’. Battaglia vicino all’Unifil

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La bandiera israeliana sventola a Maroun el Ras, villaggio del sud del Libano dove i miliziani di Hezbollah si erano impadroniti di una vasta area stabilendo un comando centrale, anche sotterraneo, tra gli uliveti. Cioè nella stessa zona della base delle forze di pace Onu, a Maroun el Ras, appunto. I successi sul terreno, iniziati a settembre con i cercapersone esplosi nelle tasche di migliaia di miliziani di Hezbollah, hanno ridato vigore alla posizione politica del premier Benyamin Netanyahu, che in serata si è rivolto direttamente al popolo libanese: “Avete l’opportunità di salvare il Paese prima che cada nell’abisso di una lunga guerra che porterà alla distruzione e alla sofferenza, come si vede a Gaza”, ha detto.

“Abbiamo degradato le capacità di Hezbollah, eliminato migliaia di terroristi, tra cui lo stesso Hassan Nasrallah, il suo sostituto e il sostituto del suo sostituto”, ha continuato, dichiarando ufficialmente l’uccisione di Hashem Safieddine nell’attacco a Beirut sud la settimana scorsa (poi però il portavoce dell’Idf l’ha smentito). “Ora voi, popolo libanese, vi trovate di fronte a un bivio importante. La scelta è vostra. Potete riprendervi il vostro Paese. Cristiani, drusi, musulmani, sunniti e sciiti, tutti voi state soffrendo a causa della futile guerra di Hezbollah contro Israele”, ha detto con fermezza.

Mentre un nuovo incidente politico si apriva all’orizzonte: Bibi ha bloccato la partenza che era prevista in serata per Washington del ministro della Difesa Yoav Gallant, invitato del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, che non ha potuto fare altro che annunciare il rinvio della visita. Il premier, ha riferito la tv israeliana Channel 12, ha affermato che la missione non verrà approvata finché lui stesso non parlerà con Joe Biden, telefonata che attende da dieci giorni.

Netanyahu inoltre ha detto a Gallant che non darà luce verde al viaggio prima che il gabinetto di sicurezza approvi la risposta all’attacco iraniano. Ossia, proprio il piano che il ministro avrebbe dovuto discutere a Washington. Tutto questo mentre circolano fotografie satellitari – rilanciate da Al Jazeera – che mostrano una significativa presenza di truppe e mezzi di Tsahal vicino alla base Unifil nel sud del Libano. Sulla questione il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto un lungo colloquio telefonico con il suo omologo Israel Katz a cui ha “ribadito la richiesta italiana di assicurare massima tutela al contingente Unifil”.

Le rassicurazioni israeliane sono arrivate immediate, ma la situazione resta pericolosa oltre che diplomaticamente spinosa. I militari – tra cui ci sono 1.200 italiani in diverse basi – hanno attivato tutti i dispositivi di protezione previsti dal protocollo, limitando anche le operazioni al minimo. Tajani ha espresso preoccupazione affermando che “chiaramente l’obiettivo rimane quello del cessate il fuoco sia in Libano che a Gaza”. I soldati dell’Unifil avevano lanciato l’allarme nei giorni scorsi dopo che l’esercito israeliano si è schierato vicino a una postazione della missione a sud-est di Maroun al-Ras. Israele ha avvisato che la zona è diventata area di guerra. Ne è nata una polemica, con avvertimenti reciproci. Ma di fatto la missione è rimasta al suo posto e l’Idf è andato avanti con l’operazione per sradicare Hezbollah a sud del fiume Litani.

La manovra di terra nel Libano meridionale intanto si sta espandendo. Dopo l’avviso di lunedì sera alla popolazione libanese di evacuare ulteriori villaggi e la chiusura di diverse aree nel nord di Israele, diventate zone militari, in mattinata l’esercito ha cominciato a spostarsi verso l’ovest del Libano meridionale. Contemporaneamente i caccia carichi di missili hanno continuato a colpire la zona sud di Beirut dove, secondo informazioni ottenute dall’intelligence ebraica, Hezbollah avrebbe spostato le armi ricevute dall’Iran. I miliziani sciiti amici di Teheran dal canto loro hanno martellato per tutta la giornata il nord: 135 razzi sono stati sparati sulla zona della baia di Haifa. Una parte degli ordigni è stata intercettata dai sistemi di difesa, ma altri hanno colpito direttamente edifici a Kiryat Yam e a Kiryat Motzkin.

I raid dell’Idf sono proseguiti anche a Gaza, specie dopo il lancio di versi razzi da Khan Younis, nel sud della Striscia, per ‘celebrare’ il massacro dello scorso anno. Abu Obeida, portavoce dell’ala militare di Hamas, ha affermato che il gruppo fondamentalista “ha intenzione di continuare a condurre una guerra di logoramento contro Israele”. Yahya Sinwar, ha riferito ancora Channel 12, nel frattempo avrebbe chiesto rassicurazioni sulla sua vita, mentre i negoziati per gli ostaggi languono senza una direzione. In serata infine un’esplosione ha scosso Damasco. I media statali siriani hanno riferito di un raid, attribuito a Israele, contro “un edificio residenziale”. La ong Osservatorio siriano per i diritti umani ha precisato che l’edificio era “frequentato dalle guardie rivoluzionarie iraniane e da membri degli Hezbollah libanesi”. Il bilancio sarebbe di 7 morti e 11 feriti.

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La Corte suprema annulla la sospensione di X in Brasile

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Il giudice della Corte suprema del Brasile (Stf), Alexandre de Moraes (nella foto in evidenza), ha autorizzato il ripristino dell’accesso alla piattaforma X nel Paese, bloccato per decisione giudiziaria dallo scorso 30 agosto. La decisione segue un parere favorevole presentato dalla Procura generale della Repubblica (Pgr) che ha certificato l’avvenuto pagamento di tutte le multe – per un totale di 4,8 milioni di euro (28,6 milioni di real) – inflitte al social network di proprietà del magnate sudafricano Elon Musk per una serie di violazioni delle normative brasiliane commesse nel corso degli ultimi mesi.

Oltre al pagamento delle sanzioni X aveva soddisfatto nei giorni scorsi tutte le altre pendenze che avevano spinto la magistratura a decidere per la sospensione. Già la società la compagnia aveva infatti consegnato alla Corte le copie della nomina dell’avvocato Rachel de Oliveira Villa Nova Conceição come rappresentante legale di X nel Paese. La giurista già ricopriva l’incarico prima che Musk, a metà agosto, decidesse di chiudere l’ufficio X in Brasile, in protesta contro le ordinanze del giudice de Moraes che chiedevano di bloccare alcuni account accusati divulgare fake news e minacciare l’ordine democratico.

Per poter tornare accessibile X aveva poi disposto anche il blocco dei 9 profili incriminati. In ultimo era stato depositato presso la Corte un certificato della Banca centrale a dimostrazione della regolare attività dell’azienda nel Paese. Dopo aver decretato “la fine della sospensione” e autorizzato “l’immediato ritorno delle attività di X Brazil Internet Ltd. nel territorio nazionale”, il giudice de Moraes ha oggi concesso 24 ore di tempo all’Agenzia nazionale per le telecomunicazioni (Anatel) per “adottare i provvedimenti necessari per garantire l’efficacia del provvedimento”. In questo lasso di tempo l’autorità Anatel dovrà notificare a tutti provider la decisione della magistratura favorendo il ritorno del servizio, atteso entro domani.

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Nuovo libro di Bob Woodward, il giornalista del Watergate: Putin pensava usare armi nucleari

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Alcuni mesi dopo l’avvio della guerra in Ucraina, l’intelligence americana ha rilevato “discussioni credibili all’interno del Cremlino” in base alle quali Vladimir Putin stava seriamente valutando l’uso delle armi atomiche. Lo rivela il giornalista del Watergate Bob Woodward nel suo libro ‘War’, che uscirà la prossima settimana. L’intelligence americana riteneva che ci fosse un 50% di probabilità di un uso delle armi nucleari da parte di Putin. Joe Biden, di fronte alle informazioni di intelligence, disse al suo consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan di mettersi in contatto con i russi e dire loro, in un linguaggio minaccioso ma non troppo forte, quale sarebbe stata la risposta americana. Il presidente contattò anche Putin direttamente con un messaggio sulle “conseguenze catastrofiche” di un utilizzo delle armi nucleari da parte di Mosca.

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