Collegati con noi

Cronache

Ergastolo ostativo, Maresca: occorre un compromesso fra rieducazione e sicurezza pubblica, il rischio è il colpo di spugna nella lotta alle mafie 

Pubblicato

del

 L’ergastolo ostativo è in contrasto con la Costituzione (articoli 3 e 27) e con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articolo 3). La Corte Costituzionale chiede al legislatore di modificare la norma dopo aver esaminato le questioni di legittimità sollevate dalla Corte di Cassazione sul regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e contesto mafioso, che non abbiano collaborato con la giustizia e che chiedano l’accesso alla liberazione condizionale.

Per Catello Maresca, sostituto procuratore generale a Napoli, una vita in prima linea nella lotta alla mafia, la revisione dell’ergastolo ostativo, che non potrà più essere applicato in modo automatico, dovrà garantire insieme sia il principio di rieducazione della pena che quello, altrettanto importante, della sicurezza pubblica. Perché un mafioso rimesso in libertà può tornare, anche a distanza di trent’anni, a nuocere alla società. Una modifica che però non deve, in alcun modo, essere letta come un colpo di spugna nella lotta alla criminalità organizzata. La mafia infatti è oggi più pericolosa che mai, anche quando non spara, perché vuol dire che fa affari e governa il territorio senza la necessità di compiere atti eclatanti. 

Dottor Maresca, come commenta questa ordinanza della Corte Costituzionale?

Parto dalla dichiarazione di illegittimità costituzionale posticipata: la Corte ha infatti sostanzialmente passato la palla al Parlamento, affidando al legislatore il compito di adottare una modalità non più fondata sull’automatismo fra la non collaborazione e l’ostatività dell’ergastolo. Da tempo ribadisco la necessità di uno studio profondo e di un intervento di rielaborazione dell’impianto normativo. È necessario ora perché lo certifica anche la Corte Costituzionale, ma è una sensibilità avvertita da tempo da molti studiosi, anche per effetto degli interventi della Corte europea dei diritti dell’uomo. 

Adesso la norma andrà necessariamente rivista. 

Bisogna ripartire dalla pronuncia della Consulta ed elaborare criteri differenti, con la convinzione però che ciò non si traduca in un colpo di spugna nella lotta alla criminalità organizzata. L’esigenza di ostatività, così come quella del 41bis, sono dettate da un pericolo reale, che i mafiosi continuino a perpetrare anche dal carcere il loro disegno criminoso. Nessuno mette in discussione il principio di rieducazione della pena, è un principio costituzionalmente sancito, da perseguire con forza anche perché da esso deriva un abbassamento del costo sociale del reato. Il problema però è capire fin dove si può parlare di rieducazione davanti a mafiosi incalliti che hanno dimostrato di non voler essere rieducati. Il principio della non collaborazione è questo: devi dimostrare di meritare la liberazione anticipata, una premialità concessa ai detenuti. Oggi la Cedu e la Consulta ci dicono che questo principio non può essere applicato in modo automatico. 

Corte Costituzionale

In che modo dovrebbe intervenire il legislatore per adeguare la normativa senza comprometterne l’efficacia?

Da tempo, all’interno della mia cattedra di legislazione antimafia dell’Università Vanvitelli e col gruppo di lavoro universitario del GRALE, stiamo ragionando per individuare dei percorsi alternativi. Non potendo più applicare la norma in modo automatico, bisognerà determinare quali criteri dovranno orientare la scelta discrezionale del giudice, chiamato a decidere se a questa premialità possa accedere anche il soggetto colpito da reati di mafia o da reati che destano particolare allarme sociale. In questo lavoro bisognerà prendere in considerazione la casistica e capire che cosa accade nel circuito penitenziario. 

Quali potrebbero essere alcuni di questi criteri?

Il risarcimento del danno provocato potrebbe essere un criterio utile, così come la dimostrazione di effettivo reinserimento anche all’interno del circuito penitenziario, attraverso il lavoro o la disponibilità a favorire il recupero di altri detenuti. E poi la storia giudiziaria del detenuto: è evidente che pluriergastolani, che hanno alle spalle una pesante carriera criminale, andranno trattati con maggiore rigore. Dobbiamo cercare di contemperare il principio di rieducazione della pena col principio altrettanto importante della sicurezza pubblica. Non possiamo infatti correre il rischio che questi soggetti tornino in libertà e si macchino di reati altrettanto gravi. 

Si parla spesso della natura emergenziale delle norme antimafia, norme emotive nate in seguito ad eventi drammatici. È possibile che sia stata la distanza temporale da quegli eventi a favorire una riflessione sulla costituzionalità di alcune norme? 

Da tempo denuncio un approccio sbagliato nei confronti del fenomeno mafioso. C’è la tendenza ad abbassare la guardia quando le mafie non sparano. In quei momenti, in realtà, le mafie sono forse ancora più pericolose: significa che la pax mafiosa consente ai gruppi criminali di governare il territorio senza dover ricorrere ad azioni eclatanti. Dobbiamo allora coinvolgere le migliori risorse e sensibilità del Paese in tema di lotta alle mafie per fornire al Parlamento una soluzione che sia un contemperamento fra rieducazione e sicurezza pubblica. Un equilibrio che salvaguardi entrambi i principi, ma che non dia l’impressione di un colpo di spugna nella lotta alla criminalità organizzata.

Seguiranno altri attacchi alla normativa antimafia? È il principio della fine del doppio binario?

Io credo che il vero istituto sotto attacco da tempo sia il 41bis. E temo che questa erosione lenta di tutto ciò che gli sta attorno possa essere pericolosa. Questa potrebbe essere l’occasione per rimettere mano a tutto il sistema: anche il 41bis subisce ogni tanto critiche ed attacchi. Per il resto, non credo che in questo momento si possa parlare di un vero e proprio attacco al doppio binario. Credo ci sia la consapevolezza che i reati di mafia debbano essere reati a regime differenziato, perché di maggiore allarme sociale. È anzi forse arrivato il momento di inserire questa differenziazione di regime anche nella carta Costituzionale. Altrimenti saremo sempre qui a discuterne. Rilanciamo e diciamo che la lotta alle mafia deve essere inserita in Costituzione. 

In principio fu la Cedu a richiedere all’Italia una riforma della norma. Come far comprendere in sede europea, a chi non l’ha vissuta, che cosa ha significato per l’Italia la stagione stragista che ha ispirato questa e altre norme?

Questo dovrebbe essere un processo di sensibilizzazione che dovrebbe mettere in campo la nostra politica in sede europea. Si potrebbe partire, ripeto, proprio dalla possibilità di fare della lotta alla mafia un baluardo costituzionale. Da valore costituzionale, poi, si potrebbe auspicare che col tempo diventi anche un valore comunitario. 

Quale strategia andrà messa in campo per eliminare la possibilità che le mafie intercettino i fondi del Recovery Fund?

Qua purtroppo la strada è obbligata, bisogna garantire controlli profondi rispetto all’infiltrazione mafiosa, su questo non si può recedere di mezzo passo. Occorre avere approcci e modalità operative veloci ed impedire ad una burocrazia lenta e macchinosa di  ostacolare gli investimenti, però rispetto all’esigenza di lotta alla criminalità organizzata non si può recedere assolutamente. 

Advertisement

Cronache

Scontro tra auto, muore bimbo di 8 anni gravissimo fratello di 4

Pubblicato

del

Un bambino di 8 anni è morto nello scontro tra due auto su una strada vicino al cimitero di Oleggio (NOVARA), il fratello di 4 anni è stato portato in ospedale di NOVARA in codice rosso. Ferita anche la nonna due bambini, che era alla guida: è stata portata in codice giallo all’ospedale di Borgomanero (NOVARA. Lievi ferite per le due persone a bordo dell’altra auto.

Continua a leggere

Cronache

Maltempo sull’Italia: pioggia, neve, vento a 150 km e onde di 8 metri

Pubblicato

del

Il freddo con il termometro sceso sotto lo zero, la neve e le raffiche di vento che hanno raggiunto i 150 chilometri all’ora e causato mareggiate con onde alte 8 metri stanno sferzando buona parte dell’Italia nelle ultime ore. Ma non durerà ancora molto, nel fine settimana infatti è atteso un miglioramento. Nelle province toscane è stata una notte di interventi quella appena trascorsa, con raffiche di Libeccio fino a 150km/h sui crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano e fino a 63 nodi sulla costa livornese, e onde a Gorgona di 8 metri e di 6 all’Elba. Strade allagate a causa della pioggia nel Pistoiese, tra le aree più colpite e dove si sono registrati anche black out. Tanti gli interventi per alberi e rami caduti a causa del vento che ha scoperchiato anche due stabili in provincia di Lucca, a Montecarlo e Borgo a Mozzano, con 22 evacuati.

Stop per il vento ai traghetti per l’Elba e Capraia, rallentata in generale l’operatività del porto di Livorno. Stop anche alla linea ferroviaria Faentina per circa due ore stamani dalle 6 alle 8.15 per rami caduti in prossimità dei binari. Intanto “i tecnici Enel stanno intervenendo per risolvere le circa 3.000 utenze senza corrente tra Massa Carrara, Lucca, Prato, Pistoia, Firenze e Livorno, oltre agli interventi in corso per cadute di alberi e allagamenti localizzati” scrive sui social il governatore toscano Eugenio Giani.

Il maltempo rende anche oggi molto difficili i collegamenti marittimi nel golfo di Napoli dove, da stanotte, soffia un vento forte di Ponente. Fermi dunque nei porti tutti gli aliscafi e cancellate le relative corse programmate da Napoli Molo Beverello da e per i porti di Forio, Casamicciola, Ischia Porto e Procida così come quelli da Pozzuoli per Procida. Le due isole restano attualmente collegate solo da pochi collegamenti operati coi traghetti. L’Alto Adige questa mattina si è svegliato imbiancato. In val Ridanna sono caduti 20 centimetri di neve, nelle altri valli (da Resia fino in Pusteria) tra i 10 e i 15 centimetri. Una ‘spolverata’ di neve, inconsueta per questo periodo della stagione, è arrivata anche a Bolzano.

La neve è arrivata anche su buona parte della Lombardia e ha coinvolto anche a basse quote le province di Sondrio, Varese, Lecco, Como, Milano, Brescia e Bergamo. A Milano città, dopo il nevischio di ieri sera, oggi spende il sole. In Valtellina e Valchiavenna sono scesi tra i 15 e i 25 centimetri di neve. Tutti innevati e percorribili in auto solo con le catene montate i passi alpini rimasti aperti. Anche in Valchiavenna oggi è tornato il bel tempo ma c’è già un’allerta gialla della Protezione civile per vento forte. Danni e disagi nella notte a causa del vento che ha soffiato forte nelle Marche, causando in particolare la caduta di alberi su strade e problemi a linee elettriche.

Nottata di burrasca sulla costa spezzina con venti oltre i 100 km/h che hanno obbligato i Vigili del Fuoco a un superlavoro per gestire crolli di piante, tetti scoperchiati e cornicioni pericolanti oltre a un container finito in mare. Il forte peggioramento delle condizioni meteo a Taranto, che dalle prime ore della giornata è sferzata da violente raffiche di vento superiori ai 60 km/h ha indotto il sindaco, Rinaldo Melucci, a firmare un’ordinanza per la chiusura immediata di giardini, parchi e cimiteri, a rinviare le iniziative per il Natale e ad attivare il Centro Operativo Comunale, l’organo di gestione delle emergenze. L’accensione delle luminarie e l’inaugurazione della pista di pattinaggio sul ghiaccio sono state rinviate a domani.

Continua a leggere

Cronache

Stop a sfratti per il Giubileo, appello Diocesi e Caritas

Pubblicato

del

Sospendere gli sfratti durante il Giubileo, a partire da quelli per ‘morosità incolpevole’ ossia legati alle difficoltà nel pagare l’affitto. A lanciare la moratoria per l’Anno Santo sono la Caritas di Roma e la Diocesi, nel giorno in cui è stato presentato il nuovo rapporto sulla povertà nella capitale.

“Ci piacerebbe promuovere una moratoria affinché nel Giubileo non vi siano sfratti”, ha detto il Vicario per la città, mons. Baldo Reina. Un appello subito accolto dalle istituzioni locali. “Mi farò portavoce nei confronti del governo perché penso sia giusto che nel Giubileo si vari una moratoria straordinaria sugli sfratti” ha assicurato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ricordando che era già stato fatto durante il Covid e che è necessario un “atto normativo”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Francesco Rocca. “Sosterrò già dal prossimo Tavolo sul Giubileo questa istanza” ha detto il governatore sottolineando: “Il prefetto è un uomo di grandissimo equilibrio e attenzione sappiamo per certo che intere aree di edilizia residenziale pubblica sono in mano alla criminalità mentre ci sono persone fragili”. E in tal senso ha annunciato che sono in arrivo risorse per il sostegno all’affitto e per il contrasto alla povertà alimentare.

“Nei prossimi giorni, siamo in fase di legge di bilancio e stabilità, ci saranno misure interessanti” ha promesso Rocca. Un impegno apprezzato dal sindaco Gualtieri che ha definito l’ipotesi del contributo regionale “molto positiva”. Di diverso avviso sulla moratoria per gli sfratti il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri: “La proprietà privata non si tocca ed il proprietario di un immobile è giusto che possa agire, sempre, per garantire il suo bene – ha tuonato -. Se Gualtieri si fa garante delle occupazioni illegali, noi ci facciamo portavoce, come sempre, della tutela della proprietà privata”.

Intanto dal VII rapporto della Caritas di Roma, una lettura della città dal punto di vista dei poveri, emerge che la quota di persone a rischio di povertà nella capitale è del 12,7%. Lo scorso anno c’è stato un aumento del 21% delle persone accolte nelle tre mense sociali. Complessivamente gli ‘ospiti’ sono stati 11.124, con 322.058 pasti distribuiti in convenzione con Roma Capitale. Otto su dieci sono uomini. In crescita anche le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto (3 quelli diocesani e 201 nelle parrocchie). Sono state accolte in tutto 13.162 persone, segnando un +12% rispetto al 2022 e superiori a quelle incontrate durante l’emergenza Covid. A chiedere aiuto continuano a essere prevalentemente le donne, il 60% del totale. A pesare, secondo la Caritas, anche il “progressivo venire meno del Reddito di cittadinanza e l’istituzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto alla formazione, misure che solo in parte hanno sostituito i trasferimenti che ricevevano le famiglie più povere”.

“Abbiamo bisogno di metterci in ascolto” ha detto il vicario generale per la diocesi di Roma, Baldo Reina che, riguardo al recente appello del Papa ai parroci ad offrire spazi ai poveri, ha annunciato: “La settimana prossima incontreremo i superiori degli istituti religiosi e i 36 parroci prefetti per metterci all’opera”. Tra le proposte concrete per il Giubileo quella di “arrivare a 100 parrocchie che forniscono il doposcuola” ha spiegato il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, che è intervenuto anche sulla questione delle tensostrutture pensate per offrire accoglienza ai senza fissa dimora. “La polemica mi sembra un po’ campata in aria. E’ chiaro che non è soluzione ma nel frattempo queste persone stanno nelle tende. In questa fase che facciamo?” ha detto Trincia. Dal canto suo Gualtieri ha assicurato: “Le tensostrutture si faranno tutte e quattro. Si sta procedendo secondo i piani e saranno pronte per il Giubileo”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto