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Epistemologia della Pandemia

Epistemologia della pandemia (IV Modulo), epidemia e società: la cultura

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Epidemia e società: la cultura

  1. Seguiamo ancora la struttura del “cluster problematico” presentato nel Modulo I (Fig.1.1.), uscendo con questo modulo dall’area più strettamente medico-epidemiologica (e di sanità pubblica), per posizionarci in quella sociale. Nel disegnare il quadro d’insieme in cui si individua e si analizza il rapporto tra epidemia e società, parliamo da una panoramica ampia sulla “cultura”. A questa, seguiranno i temi concernenti la “politica” e, infine, l’”economia”. 
  2. L’epidemia è un fatto “intrinsecamente” sociale, nel senso che riguarda tutti membri di una comunità (Fig. 4.1). Viene dal greco epidemos, un termine con cui si indicavano coloro che non erano della città, i forestieri, in opposizione agli endemos, coloro che risiedono stabilmente in città, i cittadini, il popolo. Veicola un importante contenuto semantico, di tipo giuridico-politico e, insieme, geografico. L’epidemia non è un male endemico, cioè proprio del luogo, che vive con e come i cittadini, ma è qualcosa che viene da qualche parte e va verso qualche parte, come gli epidemos: scivola sopra l’insediamento demico, investe la città da fuori e ne esce qualche tempo dopo.  Insomma stabilisce un “dentro” e un “fuori”, con conseguente richiamo al confine, ed è temporaneo, passa “sopra” l’insediamento. E’ una prima, ma sostanziale individuazione del pensiero ippocratico in tema di epidemie, centrato sull’idea di un’origine alloctona del morbo. Quest’ultimo, peraltro, è dovuto all’influsso delle condizioni ambientali o astronomiche, le quali agiscono indipendentemente, ancorché contemporaneamente, su ciascun singolo essere umano. Si esclude, da ciò, l’idea stessa del “contagio”, cioè del passaggio della malattia per contatto interumano, diretto o mediato dagli oggetti (panni, mobili, ecc…).

 

  1. La visione ippocratica delle epidemie persiste in Europa almeno fino al tardo Medio Evo, nonostante i resoconti di osservatori non medici, come Tucidide per la peste di Atene, avessero chiaramente messo in rilievo l’importanza della propagazione del morbo per contatto interumano. La pandemia della Peste Nera, iniziata nel 1348) acuisce l’attenzione medica e politica sull’origine e la diffusione delle epidemie. Dopo il 1348 e nei tre secoli successivi, la peste diviene endemica in Europa:

 

              EPIDEMOS———-ENDEMOS

L’evidenza empirica, in questo pur lungo periodo, investe con tutta la sua forza dimostrativa il sapere medico consolidato: “falsifica” -come si direbbe oggi in termini popperiani- la teoria ippocratica di natura eminentemente geografica e pone l’esigenza di elaborare nuove teorie. In questo processo di ri-elaborazione teorica, un ruolo di grande rilevanza assume l’opera di Girolamo Fracastoro (1476-1553), medico veronese, professore all’Università di Padova, di cui oltre al trattato sul “morbo gallico”, ossia la sifilide, scritto in esametri latini e pubblicato nel 1530, si segnala il “De contagionibus et contagiosis morbis et eorum curatione” (1546), nel quale si formula per la priva volta la teoria secondo la quale la malattia contagiosa sia causata da esseri viventi microscopici e che la trasmissione interumana sia il risultato del passaggio di “semi” di questi esseri viventi dal malato al sano.   

  1. Il nesso tra epidemia e cultura si può declinare in molti modi. Qui ne mettiamo in risalto alcuni (Fig. 4.2.), cominciando proprio con il sottolineare quelli che hanno a che fare la cultura medica, non dimenticando che l’epidemia, come abbiamo detto ad inizio di questo Corso, è un ambiente di apprendimento (Fig. 4.3, 4.4). Le vicende richiamate sopra nel paragrafo 3 ci fanno gia capire come laprofessine medica si basi su un miscuglio di pratiche e di riflessioni su di esse. Oggi come ieri, il medico “apprende” dall’epidemia, con i suoi saperi e attraverso la sua pratica, riversa poi sulla società le nuove conoscenze attraverso i suoi propri “discorsi”, da sempre alla base dell’atto ippocratico: discorsi che il medico ascolta (anamnesi), discorsi che il medico fa (diagnosi, prognosi). E che pertanto, proprio in quanto “discorsi”, rientrano nelle categorie interpretative della “analisi del discorso” (Foucault).
  1. Complesso ed importante è il nesso che l’epidemia sviluppa con la territorialità (Fig. 4.5). 
  • I) Da un lato, si pongono le informazioni geografiche di tipo medico ed epidemiologico (contagi, ricoveri, rianimazioni, letalità, guarigioni, dotazioni sanitarie, compresi i dispositivi di protezione come tute e mascherine). Dall’altro lato, si pongono quelle di tipo socio-economico, in termini di impatto della crisi e di risposta dei territori.
  • II) Ma c’è un aspetto nel quale la geografia della crisi può giocare un ruolo importante attraverso la mappa della diffusione epidemica: come avviene lo spread territoriale del contagio, quale è la sua velocità, la sua intensità: e cioè questi valori sono continui o discontinui. Nel primo caso, ci muoviamo in un contesto spaziale paratattico, nel secondo si tratterebbe di spazio liminare. Ma oltre al contagio, c’è anche un elemento cruciale di tipo diffusivo: la morbilità e la letalità. E quindi, qual è il rapporto tra gli ammalati e i contagiati?) Qual è il rapporto tra gli ammalati e i decessi?  
  1. La religione sovrasta, si può dire, la cultura dell’epidemia (4.6), ispirando opere d’arte, monumentali, architettoniche numerosissime e di immenso valore. Nella tradizione occidentale, le attestazioni sono antiche e vanno dalla poesia epica di Omero ai resoconti storici: Tucidide (Guerra del Peloponneso) ricorda le invocazioni e i sacrifici agli dei in occasione dell’epidemia attica. 
  • I )L’epidemia è considerata non di rado come una punizione di Dio nei confronti di un’umanità peccatrice, indegna del suo amore e, dunque, della sua protezione [anche nel caso del coronavirus qualche voce si è levata in questo senso, invero con poca credibilità e poco seguito].
  • II) Come che sia, di fronte a un male terribile e misterioso, he decima le popolazioni e infligge tanta sofferenza, ci si rivolge a Dio invocandone il perdono per gli eventuali peccati e soprattutto la benevolenza perché allontani al più presto la pestilenza dalla città e dal territorio [vedi più oltre ai punti 7 e 8).
  • III) Si pone il dilemma delle invocazioni e delle preghiere collettive che se da una parte sono molto più potenti di quelle individuali [e quindi da incoraggiare], dall’altra parte sono occasioni di contagio [e quindi da scoraggiare].
  • Esempi:
  • Nella storia, la tormentata decisione del cardinal Federigo Borromeo di esporre in pubblica processione le spoglie di San Carlo
  • Nella circostanza del coronavirus: a) la solitaria cerimonia di preghiera e di invocazione del Papa in piazza San Pietro; b) la sospensione in diversi Paesi islamici della Grande Preghiera collettiva del Venerdì; c) la posizione degli evangelicci brasiliani –e segnatamente del pastore fluminense Silas Malafaia che, invitando i fedeli a “non entrare in una nevrosi folle”, li richiama alla preghiera in chiesa  giacché: “Noi crediamo che Dio ha il controllo di ogni cosa. Noi crediamo al potere della preghiera. E’ la nostra arma”.    
  1. L’etica intercetta a diverse riprese e sotto molte forme l’esperienza epidemica (4.7). Qui richiamiamo tre nodi importanti che hanno a che fare: 

I) col tema già sollevato della “medicina d’urgenza” quando si trova a dover scegliere quale paziente curare e salvare tra due, non potendoli assistere entrambi;

II) col tema della “sperimentazione accelerata” quando, per mettere a punto un più efficace sistema di cura, non rispetta integralmente i protocolli e punta al “risultato efficace” a discapito del “risultato sicuro”, cioè privo di effetti collaterali per il paziente:

III) infine, col tema dell’”occultamento statistico” del valore della vita, venuto alla luce precipuamente in occasione del coronavirus. Si tratta del confronto tra due ragioni, che vale la pena seguire. 

  • La prima dice: non fermiamo niente, niente misure di confinamento, non rechiamo danni pesantissimi all’economia che produrranno a loro vota temibili conseguenze sociali——-perché abbiamo visto che, alla fine, la letalità è infima in rapporto alla popolazione totale, è modesta in rapporto agli infetti (reali e non solo quelli censiti) e perché le categorie a rischio sono gli ultrasessantacinquenni, su cui concentriamo gli sforzi di prevenzione del contagio con i confinamenti (4.8.)—— corriamo dunque il rischio di un’espansione incontrollata del contagio, poco letale, che peraltro dovrebbe essere temperata da una “immunità di gregge”.
  • La seconda dice: affronto i disagi sociali e i costi economici del contenimento capillare del contagio (modello cinese o modello coreano)——perché conosciamo poco sul comportamento del virus e, dunque, anche sulla sua aggressività (tutte le categorie sono a rischio) e sulla sua letalità (le morti possono essere superiori anche di molto a quanto oggi prevedibile)— ein ogni caso, “una vita è una vita” e salvarne anche solo una, piuttosto che perderla, è un obiettivo che vale la pena perseguire, anche politicamente, quali che siano i costi economici e sociali da pagare.
  1. Nelle sue molteplici espressioni -dalla letteratura alla musica, passando per le arti visuali, plastiche, performative, come la recitazione o la danza- l’arte riflette ed alimenta l’esperienza pandemica (4.9). Nutre l’immaginario sociale e potentemente se ne nutre, attingendo alle conoscenze scientifiche, alla memoria collettiva, alle situazioni locali, allo spirito del tempo, senza dimenticare le esigenze della committenza. Va sottolineato peraltro che, di là dai contenuti estetici, stilistico-formali, iconologici, la rappresentazione artistica dell’epidemia si connette ad un possente network ideologico, politico, economico che coinvolge praticamente l’intera società. In questo senso, possiamo dire che l’arte rappresenta un nucleo inaggirabile degli orientamenti e dei saperi, dei bisogni e delle aspirazioni espresse dai corpi collettivi.
  1. ESERCITAZIONE 1—PITTURA/Selezionare almeno due dipinti incentrati sull’epdemia (peste o altro) per i diversi casi, e sviluppare le proprie riflessioni sugli aspetti estetici, descrittivi, simbolici, iconologici (e altri, a scelta) relativamente alle seguenti città:

I) Milano

II) Firenze

III) Roma

IV) Napoli

  1. 10.ESERCITAZIONE 2—- CINEMA/ Elaborare la recensione di uno dei film seguenti, ponendo al centro dell’attenzione l’epidemia:

I) Contagion, di Steven Soderbergh (2011)

II) Il settimo sigillo, Ingmar Bergman, 1957

 

  1. APPROFONDIMENTO—–COMPLESSITA’ DELLA RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA—–ARTE SCULTOREA ED EPIDEMIA A VENEZIA

Il corpo delle donne: epidemia, iconografia, ideologia. Tutti conoscete la Madonna della Salute a Venezia, sulla punta di Dorsoduro, tra il Canal Grande e quello della Giudecca. E, anche se non ci siete andati apposta per quello, tutti vi siete fermati ad ammirare la grande macchina scultorea dell’altare. E’ l’opera somma del “fiamengo scultore” Giusto Le Court (1627-1679), e porta infine a compimento un voto, qualche decennio dopo la costruzione della chiesa su progetto del brillante architetto lagunare Baldassar Longhena (1596-1682), che disegna “un’opera d’inventione nuova et non mai fabricata niuna a Venetia”. E’ il voto del doge Nicolò Contarini che nel 1630, di fronte all’incalzare della pestilenza, si affida alla Madonna promettendo di erigerle “una chiesa magnifica con pompa”. Quest’opera di straordinaria bellezza, è densissima di significati culturali. L’altare, intanto, è il racconto scenicamente perfetto di una storia al femminile, con figure maschili relegate in piano defilato. Figure femminili, a cominciare dal quadro incorniciato, proveniente da Candia, che rappresenta un’icona bizantina: la Madonna Mesopanditissa. Vedete dunque in alto la Vergine che, rispondendo alla supplica di Venezia, rappresentata da una fanciulla in età fertile, scaccia la peste, rappresentata da una vecchia laida, che urla la sua paura e la sua cattiveria. Un’autentica rivoluzione iconografica se consideriamo che tradizionalmente i riferimenti apotropaici della peste sono rappresentati dai santi Sebastiano e Rocco, sotto l’alto patrocinio dell’evangelista Marco. Perché questa trasformazione iconica? Il fatto è che Venezia è impegnata nella ricostruzione della sua economia e, soprattutto, della sua demografia visto che in poco più di un anno, tra il luglio del 1630 e l’ottobre del 1631, ha perso 1/3 della sua popolazione, cioè quasi 50.000 abitanti. Protagoniste di questa ricostituzione della vitalità urbana diventano, nei pubblici propositi, le donne, coloro che generano i nuovi piccoli veneziani, li accudiscono, li educano, li proteggono. Tutto questo, non è solo retorica. E’ ideologia della ripresa economico-produttiva e sociale, che si trasforma in “buona politica”. La Venezia che aveva inventato nel ‘400 il sistema dei lazzaretti per il trattamento differenziato del malato (uno per la quarantena e la prima cura; e l’altro, per la fase più grave della malattia, sull’isola di S. Maria di Nazareth, da cui deriva il termine che utilizziamo), quella stessa Venezia attentissima al benessere fisico ed economico dei cittadini, inventa le istituzioni mediche per la maternità e l’infanzia. Un lungo percorso, si capisce, che rafforza sempre più il controllo della mortalità neonatale e porta all’apertura della Scuola di Ostetricia nel 1770. Grandi lezioni d’arte e di politica dalla nostra cultura medica e sociale delle epidemie.

  1. 12.Capitolo fondamentale del nesso Epidemia/Società è la “Comunicazione” (Fig. 4.10). Vastissimo tema, che suggeriamo di trattare nei suoi aspetti generali, articolando tra “Informazione” (sovrabbondante), “disinformazione” (più o meno intenzionale) e controinformazione. A questi aspetti generali, ne vanno aggiunti di specifici: tra essi, da non mancare:

I) le teorie del complotto [pensiamo che il 31 marzo, dopo che è stato detto tutto quanto si poteva dire su questo punto, “Le Monde” rivela che 1 francese su 4 crede che COVID 19 sia stato fabbricato in laboratorio]

II) il negazionismo: esempi illuminanti offrono l’Algeria e la Turchia

III) la censura mediale dell’informazione politica socialmente rischiosa (Trump e Bolsonaro).

  1. 13. EPIDEMIA E SOCIETA’ (Fig. 4.11): dalle retoriche del magistero—- nulla sarà più come prima; riscopriremo valori dimenticati (la solidarietà, il contatto umano); alle lezioni per le politiche economiche (es.: rivedere la nozione di “produzioni strategiche” e non delegare più le industrie che potrebbero rivelarsi strategiche a Paesi terzi) e per le politiche sanitarie (più equilibrata ripartizione territoriale dei presidi ospedalieri e potenziamento di taluni servizi, in specie le rianimazioni).  
  1. 14. BIBLIOGRAFIA DI SFONDO

(si può dare una sbirciatina, si può tenere sottomano per approfondire, anche solo singoli punti)

Carpentier E., Une ville devant la peste. Orvieto et la peste noire de 1348, De Boeck, Paris, 1993

Cipolla C.M., Contro un nemico invisibile, Il Mulino, Bologna, 2007 

Cipolla C.M., Cristofano e la peste, Il Mulino, Bologna, 2013

Cliff A., Haggett P., Smallman-Raynor M., World Atlas of Epidemic Diseas, Arnold, London, 2004

Vanzan Marchini N.-E, Rotte mediterranee e baluardi di sanità. Venezia e i lazzaretti mediterranei, Skira, Milano, 2004

  1. 15. IL ROMANZO DELL’EPIDEMIA

(mettere tra i romanzi da leggere, o da rileggere, prima o poi)

I) Camus, La peste, Bompiani, Milano, u.e.

  1. 16. SITOGRAFIA ESSENZIALE

Ministero della Salute

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4386

Il termometro dell’epidemia della Fondazione Hume

http://www.fondazionehume.it/societa/coronavirus-come-stanno-andando-le-cose-3/

Comunicare in tempo di crisi: l’Osservatorio di S. Rolando

https://www.iulm.it/it/sites/osservatorio-comunicazione-in-tempo-di-crisi/comunicare-in-tempo-di-crisi

Articoli su juorno.it di A. Turco su “cultura” e “comunicazione” con riferimento all’epidemia.

https://www.juorno.it/epidemia-cultura-e-societa-si-minacciano-repliche-di-cose-gia-viste/

https://www.juorno.it/la-comunicazione-pubblica-al-tempo-del-coronavirus-cross-mediale-asimmetrica-prismatica/

 

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Cronache

Operazione anti-camorra a Napoli: quattro Arresti per associazione mafiosa e riciclaggio

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Questa mattina, la Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione ha portato alla custodia cautelare in carcere di quattro soggetti appartenenti allo stesso nucleo familiare, di cui due già detenuti per altre cause. Gli individui sono gravemente indiziati di associazione mafiosa, minaccia, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dall’art. 416 bis 1 c.p., eccetto uno degli indagati.

L’indagine, che ha monitorato individui legati al clan camorristico Contini, operante nei quartieri San Carlo Arena, Vasto Arenaccia, Borgo S. Antonio Abate e inserito nella più ampia federazione criminale denominata Alleanza di Secondigliano, ha permesso di verificare le attività criminali del gruppo, con particolare attenzione al reimpiego di capitali di provenienza illecita.

Le investigazioni hanno rivelato che due elementi di vertice del clan, nonostante fossero detenuti in regime ex art. 41 bis O.P., avrebbero continuato a svolgere un ruolo strategico all’interno dell’organizzazione. Questi avrebbero affidato incarichi direttivi a persone di loro fiducia, operando una radicale inversione delle strategie del clan, che fino a quel momento manteneva una pax mafiosa con il cartello rivale dei Mazzarella. Gli indagati avrebbero inoltre promosso reati tipici sia dell’ala criminale che imprenditoriale del clan, impartendo disposizioni per indurre soggetti affiliati o vicini a non collaborare con la giustizia e mantenendo rapporti con altre consorterie criminali affiliate all’Alleanza di Secondigliano. Inoltre, avrebbero dato indicazioni sulla distribuzione delle “mesate”.

Le risultanze investigative, condivise dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, indicano che gli altri due destinatari del provvedimento avrebbero riciclato proventi di truffe, perpetrate mediante la rivendita di orologi di lusso a cittadini extracomunitari, in società intestate a prestanome operanti nei settori della gestione di rifiuti ferrosi, della telefonia e della locazione di immobili.

Contemporaneamente alle misure cautelari personali, sono state eseguite perquisizioni delegate nei confronti di ulteriori nove soggetti, possibili detentori di denaro contante o altri beni per conto degli indagati. È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di due immobili intestati a prestanome e di somme di denaro pari a 353.709,95 euro, quale profitto del reato di riciclaggio.

Il provvedimento eseguito rappresenta una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari. Gli indagati, in quanto tali, sono presunti innocenti fino a sentenza definitiva, e contro la misura sono ammessi mezzi di impugnazione.

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Cultura

Torna Juorno Live Interview: parliamo di informazione e comunicazione ai tempi della pandemia col professor Angelo Turco 

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Torna l’appuntamento con Juorno Live Interview, la rubrica di approfondimento in diretta di Juorno. Stasera, alle ore 18:30, sui canali social del portale, ospiteremo il professor Angelo Turco, geografo africanista e studioso di teoria ed epistemologia della geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, nonché editorialista del nostro giornale. 

Durante gli ultimi dodici mesi, il professor Turco ha saputo fornirci le coordinate per orientarci nel mare magnum dell’informazione e del sapere scientifico sul Covid-19. Durante i primi mesi di pandemia, mentre medici, virologi, epidemiologi, politici si contendevano le luci della ribalta, subissandoci di pareri, informazioni e dettami spesso discordanti fra loro, il professor Turco ideava sul nostro giornale il corso digitale “Epistemologia della pandemia”. Lo scopo era proprio quello di spiegare in che modo il sapere scientifico viene prodotto e poi diffuso presso il grande pubblico. 

Un anno dopo, le cose non sembrano essere cambiate. Scienza e informazione continuano a giocare un ruolo fondamentale ma al tempo stesso non scevro da contraddizioni. Ne è una prova il cortocircuito della comunicazione sul vaccino AstraZeneca. Seppur in assenza di dati in grado di certificare un nesso di causalità fra la somministrazione del vaccino di Oxford e alcuni decessi, i media nostrani hanno offerto una comunicazione allarmistica che ha alimentato diffidenza e psicosi nella popolazione. Analizzeremo poi lo stato dell’arte della campagna di vaccinazione nel nostro Paese. Anche qui la comunicazione politica sarà vivisezionata per distinguere fra parole e fatti, propositi e programmi. Infine uno sguardo alla geopolitica dei vaccini: come cambiano gli equilibri internazionali con la più grande campagna di vaccinazione della storia?

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Epistemologia della Pandemia

Epistemologia della pandemia (VI Modulo). Epidemia e società: l’economia

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  1. Come preannunciato, e seguendo sempre la struttura del “cluster problematico” presentato nel Modulo I (Fig.1.1.), sviluppiamo nel presente Modulo VI la dimensione politica dell’epidemia. E’ il nostro ultimo tassello, tanto vasto quanto complesso, destinato a marcare il nostro futuro certamente nel breve periodo, diciamo per il resto di quest’anno, ma con scansioni e contenuti diversi, anche nel medio e lungo periodo. La rete di connessioni che questo focus stabilisce con le altre componenti del cluster problematico non ha bisogno di essere sottolineata. Sicchè, procediamo con una breve introduzione storica, sempre tra medioevo tardo ed Età Moderna, per proseguire con i vari temi che oggi animano il dibattito pubblico e si presentano non solo all’attenzione ma, in un modo o nell’altro, all’esperienza di ciascuno di noi (Fig. 6.1.).
  2. Squarci di storia, tra Medioevo ed Età Moderna. 

I) Dopo la Peste Nera, tutta l’Europa è in ginocchio. Città floride, orgogliose della propria ricchezza, delle proprie istituzioni, della propria cultura, come Siena immortalata dagli affreschi “politici” di Lorenzetti, si apprestavano a dare l’assalto alle roccaforti del potere regionale, prima di essere ricacciate nel limbo dell’irrilevanza dall’epidemia. Le pestilenze si succedono in Europa e si sviluppa pertanto, come abbiamo più volte detto nei precedenti moduli, la “Sanità pubblica”, ossia il sistema di protezione sanitaria dello Stato, concetto più vasto e complesso di quello di difesa della salute della popolazione: che è ricompresa nei compiti delle “Magistrature di Sanità”, ma non ne esauriscono lo scopo. Il primato europeo viene raggiunto in questo campo in Italia, e si realizza nel quadrilatero Milano, Venezia, Firenze, Genova, con importanti addentellati quali Bologna, Torino, Livorno (si veda la Fig. 5.2). 

II) Un componente essenziale della “sanità pubblica”, con conseguente acquisizione di poteri specifici da parte della Magistratura di Sanità, è l’economia, che è al cuore della sicurezza e della prosperità dello Stato. Si realizza così, all’incrocio tra politica estera e politica economica, il sistema di “regolamentazione sanitari” e di sorveglianza dei commerci, attraverso la produzione di informazioni sulla “sanità pubblica” degli Stati con cui si hanno rapporti commerciali e l’uso quanto mai accorto -perché volto a garantire un equilibrio tra le esigenze della salute dei cittadini e le esigenze dell’economia garantite dai traffici commerciali- di strumenti di controllo e protezione di tipo sia:

– normativo, come la sospensione dei rapporti con le località infette (che rapidamente provoca il blocco dell’intero sistema degli scambi e quindi la rovina economica delle potenze) e la rapida ripresa dei commerci quando ne siano state accertate le condizioni di sicurezza sanitaria;

-strutturale, con la costruzione di strutture (portuali e terrestri) di espurgo delle merci e dei passeggeri sospetti, come i lazzaretti; ma anche con provvedimenti di igiene pubblica e di ripristino o costruzione di fognature.   

  1. L’EPIDEMIA OGGI

Perché non può essere considerata “una sorpresa”? (Fig. 6.2)

Quale è la mappa della vulnerabilità alla scala mondiale? (Fig. 6.3) 

—-Perché questa crisi è così brutta? (Fig. 6.4.) 

—-Cosa differenza questa crisi da quelle generate da passate epidemie? Globalizzazione, interconnessione e “supply chain” (Fig. 6.5.) 

  1. OCCUPAZIONE. 

E’ certamente il settore più preoccupante, anche er gli effetti sociali che può comportare. Osserviamolo a due scale:

I) Mondiale. L’ILO (International Labour Organization) prevede per l’anno una perdita di 195 milioni di posti di lavoro, considerando i settori formali e informali (Fig. 6.6), saranno soprattutto i paesi a medio reddito (3/4 delle perdite), concentrati in Asia e nell’area pacifica (poco meno di 2/3 delle perdite. Il salasso europeo ammonterebbe a 12 milioni di posti di lavoro, equivalente al 40% delle perdite ascritte ai Paesi ad alto reddito. I settori produttivi più colpiti riguardano il TURISMO (APPROFONDIMENTO /1) e i comparti collegati (ristorazione, trasporti, hospitality); il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio; le attività amministrative e di business, le abitazioni); infine alcuni tipi di manifatture (Fig. 6.7).

II) Italiana. Ancora a dicembre, a fronte di due scenari previsti, l’occupazione in Italia era data in crescita. Attualmente, si stima una perdita di 422.000 posti di lavoro su base annua.

Punto di forza della stima-> scenario intermedio di uscita di crisi da maggio

Punto di debolezza-> Non tiene conto degli effetti delle misure del Governo appena varate e UE/BCE.

Entrando nel dato complessivo, si osserva che si tratta del solo settore privato e che:

– Dipendenti sono 232.000; indipendento, 190.000

– I servizi perdono i ¾ degli impieghi; il turismo, da solo, paga un tributo pari al 50% del totale.

– Tra le industrie più penalizzate, le costruzioni (30.000) e l’a moda (19.000).

– Tra le industrie in crescita, la Sanità (26.000) e le ICT (8.000) 

  1. PRODUZIONE E COMMERCIO 

Quando si dice che questa è una crisi “dal lato dell’offerta” ci si riferisce al drammatico calo della produzione (di beni e servizi) dovuto all’arresto forzoso delle attività per effetto di misure di sanità pubblica, quindi del tutto estranee a considerazioni economiche:

-di mercato (industriali e commerciali

-di politica economica

-di politica finanziaria e monetaria

-di politica commerciale

Come sempre quando si muove la “Sanità pubblica”, esattamente come nel Rinascimento, il colpo sulla produzione è durissimo. Se il lockdown rappresenta un peso complessivo per l’economia di 47 miliardi al mese (fonte SVIMEZ), il crollo dei ricavi nel solo settore manifatturiero vale 159 miliardi su base annua: il che equivale alla perdita di 1/3 del nostro export. 

L’economia della globalizzazione subirà una contrazione gravissima: il commercio mondiale, secondo stime WTO, calerà in un arco compreso tra il 13% e il 33%, uno shock ben peggiore di quello causato dalla crisi del 2007-2008 (Fig. 6.8. e Fig. 6.9).

All’estero, i grandi danneggiati dalla pandemia sono, sul terreno della produzione, la Cina e gli Stati uniti. In Cina la crescita rallenta ormai, nonostante gli sforzi; negli USA sarebbero azzerati i benefici di tre anni di crescita della presidenza Trump.

Secondo Goldman Sachs, il PIL europeo potrebbe attestarsi a -9% quest’anno e +8% il prossimo anno. La situazione dell’Italia è tra le peggiori in Europa: 12% nel 2020 (con uno scenario alternativo a -16%) e un rimbalzo all’8% nel 2021.    

Per portare a compimento le misure di “distanziamento sociale” (e quindi in pratica la “quarantena domiciliare”) hanno chiuso la più gran parte delle fabbriche e sono rimasti a casa la stragrande maggioranza dei lavoratori. Sono rimaste aperte solo le industrie considerate “strategiche” e quelle, come le alimentari e i trasporti, destinate a far funzionare il Paese durante l’epidemia, seppure al minimo. Già si sa che un certo numero di fabbriche non riaprirà, purtroppo: se si considera che con il lockdown sono entrate o entreranno in crisi più o meno profonda da 100.000 a 145.000 aziende, secondo fonti giornalistiche. 

A queste chiusure, diciamo così, imposte per legge, si sommano quelle relative:

  • Al comparto turistico, con le attività connesse (ristorazione, ospitalità, trasporto, cultura e tempo libero)Approfondimento/1.
  • All’informale, che in certe aree del nostro Paese (particolarmente a Sud) fa registrare incidenze elevate.  

 

  1. APPROFONDIMENTO/1 – IL TURISMO INTERNAZIONALE

Quel che possiamo dire sul Turismo internazionale (Fonte UNWTO) è che:

I) Si tratta del settore economico più fortemente toccato e danneggiato da Covid 19:

-da 290 a 440 turisti internazionali in meno quest’anno;

-da 300 a 450 miliardi di US$ di perdite

II) Si tratta di uno dei settori più significativi dell’economia globalitaria ed anche quello a più alto valore simbolico:

-tutti vanno dappertutto: 1,5 miliardi di persone si muovono nel mondo nel 2019; 

-il turismo mette in circolazione molti soldi: 1.700 miliardi di US$ nel 2018.

III) I 10 Paesi più toccati dall’epidemia (contagi) sono anche quelli turisticamente più importanti del mondo che, per un verso, non alimenteranno l’outbound mondiale e, per altro verso, subiranno forti limitazioni nell’inbound:

-questi Paesi rappresentano il 34% degli arrivi totali;

-devono al turismo il 39% del loro PIL complessivo (si va dallo 0% dell’Iran al 15% degli USA e al 3% della Cina e dell’Italia)

-a loro volta rappresentano oltre la metà della spesa turistica mondiale (si va dal 19% della Cina al 10% degli USA, al 2% dell’Italia)

IV) La crisi sarà tanto più pesante in quanto il turismo è un grande ed accelerato produttore di impieghi: dal 2010 al 2018, i posti di lavoro sono cresciuti globalmente del 10% nel mondo mentre il turismo ne ha prodotto il 35% . In Europa la crescita è stata del 7% e, rispettivamente, del 42%. 

V) In questo quadro a tinte fosche va notato che il turismo manifesta una marcata tendenza alla crescita, nonostante le crisi in cui può occasionalmente inciampare: dal 2000 ad oggi, nonostante l’11 Settembre del 2001, la SARS del 2003, la Crisi economica globale del 2009, è aumentato globalmente del 117%.

  1. FINANZA

Sempre importante nel funzionamento di un sistema economico, la finanza svolge in questa circostanza un ruolo cruciale. Si tratta di assicurare la ripresa dell’economia iniettando liquidità abbondante e rapida nel sistema. Ciò riguarda soprattutto le imprese, che devono poter avere un accesso rapido e abbondante al credito, per far fronte ai debiti pregressi, pagare i fornitori, finanziare i processi produttivi, la ricerca innovante, il welfare aziendale e la progettazione produttiva idonea a rispondere alle nuove condizioni, particolarmente concernenti la ripresa della domanda.

Da dove provengono le risorse ingenti risorse finanziarie di cui si ha bisogno? Da un lato ci sono le misure sulla fiscalità di cui diremo più oltre (al par. 11): si tratta del mancato rastrellamento di fondi, che lo Stato lascia dunque nella disponibilità del sietema. Dall’altro lato, si tratta di misure che vanno concertate ed armonizzate a due scale:

I) La scala nazionale->con manovre finanziarie (a cui non si può ricorrere efficacemente, in questa fase, a meno di mobilitare una fiscalità straordinaria, come l’imposizione sui patrimoni (patrimoniale) ovvero con finanziamenti in deficit, vale a dire con l’aumento del debito pubblico nazionale, emettendo BOT i cui interessi aggiuntivi andrebbero a gravare sui futuri oneri di finanza pubblica (per quanto i tassi di intesesse possano essere assai contenuti).

II) La scala internazionale-> che senza escludere il ricorso a specifiche raccolte di mezzi finanziari sui mercati mondiali, si risolve oggi preminentemente nel reperimento di risorse a livello europeo, trasformando:

un negoziato economico—–in un negoziato politico. (V. Approfondimento/2).

Non si può chiudere questo pur sommario discorso sulla finanza 

senza fare un cenno alle attività di borsa che per un verso subiscono i contraccolpi delle vicende che attanagliano l’economia reale e finanziaria, dall’altra parte ne generano, di contraccolpi, a causa degli andamenti interni dell’istituzione e delle logiche speculative che la reggono (Approfondimento/3)

     

  1. APPROFONDIMENTO/2 – L’UE e la BCE

I) Nella sua comunicazione istituzionale, l’UE sottolinea la molteplicità dei suoi campi di intervento (Fig. 6.10.). Certo la percezione dell’efficacia resta modesta da parte dei cittadini. Come che sia, almeno 3 punti sono espressamente dedicati all’economia, più altri interventi contenuti nelle diverse azioni.

II) Il piano degli interventi è duplice: tecnico e politico. Diciamo che sul piano tecnico si muove la BCE che ha stanziato ad oggi la cifra di 890 miliardi per:

-ridurre il debito pubblico durante la crisi (750 miliardi)

-quantitative easing e acquisti del debito (140 miliardi)

III) Più complesso il piano politico che vede il movimento diversi soggetti istituzionali:

–Parlamento Europeo (37 miliardi Fondi Strutturali)

-Commissione Europea (100 miliardi per finanziare la Cassa integrazione degli stati bisognosi-meccanismo SURE a cui si affianca la proposta di una relaborazione del bilancio a lungo termine per un valore di 1.000 miliardi (da sottomettere all’approvazione del Parlamento Europeo)

-Eurogruppo, vale a dire l’organismo che raggruppa i Ministri dell’economia dei diversi Stati dell’Unione che, dopo diverse settimane di trattative infruttuose, sembra arrivato nella giornata del 9/4 a un accordo che, fatte salve le altre misure indicate più sopra, si fonda principalmente: a) sui prestiti del MES (Fondo salvastati) ai diversi Paesi Europei (soluzione a cui è ostile l’Italia)—-può raggiungere il 2% del PIL; b) su un fondo finanziato da obbligazioni congiunte (eurobond/coronabond) adottato su proposta francese. 

  1. APPROFONDIMENTO/3 –La Borsa

I) L’espressione che meglio riassume l’impatto dell’epidemia sulle borse mondiali e, con una certa semplificazione, la seguente:

     Virus su——Borse giù

Per avere un’idea dell’incidenza di Covid 19, prendiamo Wall Street, la Borsa più importante del mondo. Nella famosa crisi del 29, che mise in ginocchio tutto il mondo, la Borsa americana impiegò 42 giorni per perdere il 20% del suo valore. Covid 19 è riuscito a raggiungere questo risultato in appena 16 giorni.

II) Certo occorre tener conto che questa crisi, che pur si riflette massicciamente in Borsa, non è generata da una crisi dell’economia reale e neppure da quella finanziaria. Si può dire, paradossalmente, che essa è violenta, certo, e subitanea (come in occasione delle grandi epidemie storiche), ma probabilmente, nelle circostanze tecnologiche, produttive e normative attuali, è più flessibile, a patto che si intervenga con tempestività, con strumenti appropriati e in modo coordinato.

II) Le tendenze e pulsioni speculative sono ovviamente centrali nelle analisi di Borsa. Tanto più lo sono in questa circostanza, in cui il crollo (momentaneo) delle azioni può, da una parte, spingere gli investitori a vendere, preferendo investire in beni-rifugio (come l’oro), oppure tenere i soldi fermi in banca, con conseguenze ulteriori sul deprezzamento dei titoli; dall’altra parte, può accentuare tendenze speculative come le vendite allo scoperto, dove chi vende oggi per consegnare domani, ha tutto l’interesse a far abbassare i titoli che ancora non ha e che deve quindi acquistare sperabilmente al prezzo più basso.

IV) Infine, in questa breve carrellata, menzioniamo lo spread. Si tratta, come sappiamo, della differenza di rendimento tra i BTP italiani a 10 anni e gli equivalenti titoli tedeschi. Se lo spread sale, vuol dire che la fiducia degli investitori nella stabilità di un Paese e nella tenuta della sua economia scende. Di solito, un aumento dello spread, spinge giù tutti gli altri titoli-i quali dunque determinano un affossamento della borsa in conseguenza della sfiducia degli investitori nella capacità di ripresa dell’Italia.

  

  1. 10.CONSUMI

Questa crisi, si dice, è gravissima perché è a tenaglia: non solo proviene dal lato dell’offerta, come si è visto (Produzione), ma proviene altresì dalla domanda. I consumi infatti subiscono una disastrosa contrazione per tre cause sostanziali:

I) Diminuiscono i redditi (disoccupazione, sparizione di una gran quantità di attività informali–ciò si traduce n una diminuzione dei consumi delle famiglie, con tagli che avvengono in primis a livello della cultura, del turismo, dell’entertainement e colpisce drammaticamente il business delle arti, quali che siano;

II) Diminuisce la domanda delle imprese (materie prime e beni strumentali)__>la caduta della domanda riduce ilvolume degli acquisti delle imprese dalle imprese;

IV) Entrano in recessione interi comparti, primo fra tutti il TurismoApprofondimento/1. Ciò comporta, come visto, da un lato un riassetto delle componenti di domanda e di offerta; dall’altro, il coinvolgimento di tutti i settori legati all’industria del divertimento e del tempo libero, dai viaggi (e quindi trasporti) alla ristorazione, dall’ospitalità e accoglienza all’editoria.

  

  1. IL RITORNO DELLO STATO.

Per decenni si è sviluppata una critica all’azione dello Stato nel campo dell’economia, considerata più che altro un intralcio sotto il profilo normativo e un costo non solo finanziario ma anche sociale per la sua incapacità di gestire efficacemente le attività su cui esercitava il via diretta la propria competenza (pensiamo al tema delle dismissioni e delle privatizzazioni). L’epidemia ha spostato il focus della riflessione su un ruolo nuovo che lo Stato deve avere nel contemperare, un po’ come è avvenuto tra Medioevo ed Età moderna, la “salute pubblica” con la sicurezza economica. In questo quadro, i temi posti all’attenzione crescente del dibattito pubblico hanno a che fare con (Fig. 6.11):

  • I) la finanza, e quindi un ridisegno del ruolo pubblico, specialmente di negoziatore delle condizioni di accesso alle disponibilità finanziarie in caso di necessità straordinarie, presso le istanze sovranazionali—–maggior bilanciamento con la perdita del potere di emettere moneta.
  • II) Le politiche fiscali: con agevolazioni, sospensioni, cancellazioni degli oneri a carico dei soggetti in difficoltà, si tratti di persone fisiche o imprese.
  • III) Le provvidenze per le persone e le famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni primari, primo fra tutti il nutrimento. Si fa strada l’idea di corrispondere un “reddito di emergenza” a tutti coloro che esprimono un bisogno, indipendentemente da quale sia stata la posizione reddituale in precedenza. 
  • IV) I servizi, in specie sanitari, attraverso un ridisegno del rapporto Stato/Regioni in questo campo—il SSN ritorna -come il suo nome dice- di competenza preminentemente statale, anche in periodi “ordinari” e non solo in occasione di epidemie, con ruoli importanti ma secondari affidati alle regioni.
  • V) Le produzioni strategiche, che eccedono i settori tradizionalmente considerati tali (energia, difesa, ITC), ed includono anche settori produttivi che provvedono alle necessità emergenziali (ad esempio filiera alimentare) e a quelle della della sanità pubblica (supportistica medico-sanitaria, farmacologia) con pianificazioni conseguenti (medici, specializzazioni, infermieristica). 
  • VI) La ri.considerazione di queste produzioni strategiche prevederebbe una ri-localizzazione delle industrie, e più precisamente un ritorno della produzione industriale già esportata e localizzata sul territorio nazionale, per controllare meglio e, all’occorrenza, dal corso alle forniture eccezionali di cui si può aver bisogno (nel caso presente, ad esempio, mascherine, tute, macchinari di respirazione assistita).
  • VII) Più in generale, l’azione dello Stato dovrebbe accompagnare con misure adeguate (incentivazioni fiscali, sostegno della domanda) l’imprenditorialità innovativa sul triplice piano:

-tecnologico (digitale, biotecnologia, robotica, trattamento e processamento di “big data” sono alcuni dei settori di cui si parla di più);

-organizzativo (rendere più efficiente il funzionamento della macchina-Paese, sia attraverso la semplificazione e l’efficientamento della burocrazia, sia attraverso un riequilibrio delle “dotazioni” tra le diverse parti del Paese, in primis tra Nord e Sud.

-di sostenibilità, operando una decisa svolta verso il greenwash (reale e non solo proclamato), grazie al quale si opererebbe un aggancio durevole con le politiche volte a fronteggiare la “transizione climatica”).

  1. 12. AZIONI POSSIBILI?——–Fig. 6.12 
  1. 13. BIBLIOGRAFIA DI SFONDO

(si può dare una sbirciatina, si può tenere sottomano per approfondire, anche solo singoli punti)

Cipolla C.M., Miasmi ed umori, il Mulino, Bologna, 1989

ID., Cristofano e la peste, il Mulino, Bologna, 1976

Snowden F.M., Epidemic and society, Yale UP, 2019

Turco A., Turismo&Territorialità, Unicopli, Milano, 2012

Vanzan Marchini N.E., Venezia, la salute e la fede, Dario de Bastiani, Vittorio Veneto, 2011

  1. 14. IL ROMANZO DELL’EPIDEMIA

(mettere tra i romanzi da leggere, o da rileggere, prima o poi)

Mann T., La morte a Venezia, Einaudi, Torino, u.e. 

  1. 15. SITOGRAFIA ESSENZIALE

Occupazione ILO e UNIONCAMERE 

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_740877.pdf

file:///Users/Turco/Downloads/Report%20previsivo%202019-2023.pdf

RAND

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR1605.html

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