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Epistemologia della Pandemia

Epistemologia della pandemia/ I Modulo/ La mente del ricercatore, il funzionamento delle comunità scientifiche, gli impatti sociali della scienza

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Che tipo di problema è “Covid 19” e quanti problemi si chiamano “Covid 19”?

a)  In guisa di premessa: il modello popperiano

Come funziona la mente del ricercatore? Quali sono i passi che egli compie per “capire” quel che sta succedendo? E per l’appunto: che sta succedendo? La scienza che studia la dinamica della scienza si chiama epistemologia: un nome difficile, lo so, che però faremmo bene a tenere a mente se vogliamo capire la genesi e lo svolgimento di questa crisi. E renderci conto che le voci dei molti scienziati che stiamo sentendo in questi giorni sono solo apparentemente dissonanti, e a volte stridenti: di fatto esse restano un “coro” e non la cacofonia di cui qualche incauto commentatore ha parlato, anche su riviste prestigiose come “Lancet”. La scienza della scienza ci dice che la scienza, appunto, è un sistema interconnesso di comprensioni. La prima di queste comprensioni riguarda il problema che stiamo studiando: e quindi, per dire, di che parliamo quando parliamo di Covid 19? La seconda riguarda la teoria, cioè le risposte “concettuali” che diamo alle interrogazioni di partenza: e quindi, se io ho “questo” problema che si chiama Covid 19, che strumenti ho per risolverlo? La terza riguarda l’uso di quegli strumenti: ciò che abitualmente si chiama “metodologia”. L’ultima, importantissima, è la “verifica empirica”: dato “quel” problema, con “quegli” strumenti, utilizzati in “quel” modo, ho risolto “veramente”e in quale misura il problema iniziale? In altri termini: se il problema è Covid 19 (problematica), io appronto certi strumenti per affrontarlo (teoria), li metto in pratica seguendo un certo percorso, li uso in un certo modo (metodologia), infine mi accerto che la realtà non smentisca la mia procedura (verifica o falsificazione empirica). Un modello poperiano, come si vede. La comprensione migliore è quella che arriva al termine del processo cognitivo nel modo più “rapido” e più “efficace”: cioè “spiegando” quel che succede in modo chiaro (chiaro qui vuol dire inequivoco), accessibile a tutti (e quindi controllabile dalla comunità scientifica), suscettibile di essere messo a confronto con la realtà in modo da poter dare una valutazione di “quanto” la spieghi.

b) La “metafisica influente” e i paradigmi scientifici

Naturalmente, non bisogna interpretare in modo troppo meccanicistico il “modello popperiano”. Sulla mente del ricercatore agisce anche una “metafisica influente”, largamente implicita, che potremmo definire come l’insieme dei fattori extra-scientifici che incidono “in qualche modo” sull’attività scientifica: 

  • La casualità
  • Un evento memorabile: un incontro, una festa, un lutto, una lettura (Walter Christaller, padre di una teoria geografica famosa, la teoria delle “località centrali”, ricorda che alla fine, si è messo a fare quel mestiere per via di un certo Atlante del mondo che gli fu regalato da bambino…) 
  • Una credenza religiosa
  • Un orientamento ideologico
  • (…..)

Ma vi sono anche altri fattori che impattano col modello popperiano standard, e che possiamo situare a mezzo, tra quelli scientifici e non scientifici: cioè sono ibridi, partecipano di una duplice natura. La carriera – universitaria o altra – è certamente uno di questi fattori ibridi: faccio certe scelte (ad esempio decido di fare il medico infettivologo piuttosto che il pediatra), in parte per inclinazione di ricerca, in parte perche mi si offre un’opportunità….

Ma il più noto e potente dei fattori ibridi può essere considerato quello che l’epistemologo e storico della scienza T. Kuhn chiama “paradigma scientifico”. Di che si tratta? Faccenda tanto complessa quanto affascinante, che ha il suo momento di avvio nella pubblicazione del libro di Kuhn “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”. Possiamo intanto dire che un paradigma scientifico è “una costellazione di credenze, valori, tecniche, esempi” che informa l’agire del ricercatore, lo motiva e lo gratifica, facendolo sentire membro di questa o quella comunità (io sono un fisico, uno storico, un biologo, un farmacologo, un economista). Quando la scienza evolve all’interno di un determinato paradigma, viene detta “normale”: procede per piccoli passi, per accumulazioni progressive, per “addizioni” che rispettano la regola della compatibilità delle conoscenze che si vengono via via acquisendo. Ma arriva un momento nel quale il “paradigma” non funziona più, non risolve più i problemi che la ricerca si pone, per spinte interne o sotto la spinta dei bisogni sociali emergenti (economici, politici, etici). Si apre allora una fase “rivoluzionaria” per la scienza, in cui viene sconvolto non già il modello popperiano, ma i modi in cui quello stesso modello veniva interpretato dai ricercatori: cambiano i problemi di cui ci si occupa, cambiano le teorie e, nel loro ambito, le ipotesi di base su cui si lavora, cambiano le metodologie che si applicano per mettere a confronto le teorie con la realtà (verificazione o falsificazione empirica). La questione delle “metodologie” è particolarmente importante perchè è in base ad esse, ai protocolli che le formalizzano, che si stabiliscono quelle che i ricercatori chiamano “evidenze”, ossia le prove che le “teorie” reggono all’impatto con i fatti: l’aereo non cade, il farmaco di guarisce invece di ucciderti e così via.

Set di osservazioni importanti: la comunicazione scientifica

  1. In via di massima, i ricercatori comunicano tanto più facilmente, intensamente e produttivamente tra loro, quanto più, all’interno di una disciplina data (la fisica, la chimica, la geografia), appartengano a un medesimo paradigma; l’efficacia di questa comunicazione è “massima” (anche se non sempre “ottima”) in condizioni di “scienza normale”.
  2. I ricercatori che, nell’ambito di una stessa disciplina, appartengono a paradigmi diversi (e a specialità diverse) allentano via via l’intensità della comunicazione, fino a comunicare tra loro “poco e male”.
  3. I ricercatori comunicano con intensità ed efficacia decrescente quando appartengano a discipline diverse. Un’importante eccezione è rappresentata dalla costituzione di quelli che I. Lakatos chiama “Programmi di ricerca”, che nascono per rispondere a problemi nuovi su base interdisciplinare.
  4. I ricercatori non sono abituati (e non hanno una spiccata propensione, salvo personali eccezioni) a comunicare in ambiti extra-scientifici: in particolare in ambito sociale e politico. 
  5. Il punto 4 ha implicazioni importanti:
  • Sul piano della chiarezza ed efficacia delle informazioni divulgate
  • Sul piano della manipolabilità (mediatica, politica e d’altro genere) del discorso scientifico pubblico. 

   

c) Scienza e società

I nessi che intercorrono tra scienza e società sono molteplici e fittamente intrecciati. Proviamo a riassumerli così:

  1. La scienza è un’impresa sociale: nasce e si sviluppa nel seno di dinamiche sociali (più o meno forti, più o meno esplicite).
  2. Il carattere di “impresa sociale” si accentuata in età contemporanea, fino ad istituzionalizzarsi, seppure con tempi, ritmi e modalità diverse nei diversi “Stati nazionali” e ambiti culturali: e ciò, per avere un punto di riferimento in Occidente, a partire dalla Rivoluzione Borghese e dalla Rivoluzione Industriale, quindi più o meno nell’ultimo quarto del ’700.
  3. Che voglia o no, che sappia o no, che abbia o no uno scopo pratico diretto e visibile, il ricercatore – così come le comunità scientifiche di appartenenza – vive “strutturalmente” una condizione sociale: in quanto “ricercatore” e non solo in quanto “cittadino” e in quanto “persona”. Una pista da non mancare, per approfondimenti eventuali, è M. Weber, La scienza come professione.

Osservazione epistemica importante per l’analisi comunicativa

Quando lo scienziato (Burioni, Galli…) va in televisione a spiegare quello che fa (e perché fa quello che fa e non altro), ci va non solo nella sua veste di “ricercatore” (una veste che non dismette mai), ma ci va altresì nella sua veste di “attore sociale”, riconosciuto (ad esempio, prende uno stipendio che gli viene pagato dallo Stato con il denaro dei contribuenti) ed investito di un ruolo (in virtù del quale si assume certe responsabilità, che vanno ad aggiungersi a quelle che gli derivano dalla sua forma mentis e dalla sua metafisica influente).

d) Il coronavirus come problema dal punto di vista scientifico

Fig. 1 –  Covid 19 NON è un problema, ma un “cluster problematico”

 

Fig. 2 – Design e comunicazione del “cluster problematico”

 

Bibliografia di sfondo 

(si può dare una sbirciatina, si può tenere sottomano per approfondire, anche solo singoli punti)

I. Lakatos, A. Musgrave (a cura), Critica e crescita della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1980

T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino, u.e

K. R. Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino, u.e

M. Weber, La scienza come professione. La politica come professione, Einaudi, Torino, u.e.

Il romanzo della scienza 

(mettere tra i romanzi da leggere, prima o poi)

R. Mccormach, Pensieri notturni di un fisico classico, Editori Riuniti, Roma, 1990

 

(Il corso è stato ideato ed è diretto dal professor Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM)

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Cronache

Operazione anti-camorra a Napoli: quattro Arresti per associazione mafiosa e riciclaggio

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Questa mattina, la Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione ha portato alla custodia cautelare in carcere di quattro soggetti appartenenti allo stesso nucleo familiare, di cui due già detenuti per altre cause. Gli individui sono gravemente indiziati di associazione mafiosa, minaccia, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dall’art. 416 bis 1 c.p., eccetto uno degli indagati.

L’indagine, che ha monitorato individui legati al clan camorristico Contini, operante nei quartieri San Carlo Arena, Vasto Arenaccia, Borgo S. Antonio Abate e inserito nella più ampia federazione criminale denominata Alleanza di Secondigliano, ha permesso di verificare le attività criminali del gruppo, con particolare attenzione al reimpiego di capitali di provenienza illecita.

Le investigazioni hanno rivelato che due elementi di vertice del clan, nonostante fossero detenuti in regime ex art. 41 bis O.P., avrebbero continuato a svolgere un ruolo strategico all’interno dell’organizzazione. Questi avrebbero affidato incarichi direttivi a persone di loro fiducia, operando una radicale inversione delle strategie del clan, che fino a quel momento manteneva una pax mafiosa con il cartello rivale dei Mazzarella. Gli indagati avrebbero inoltre promosso reati tipici sia dell’ala criminale che imprenditoriale del clan, impartendo disposizioni per indurre soggetti affiliati o vicini a non collaborare con la giustizia e mantenendo rapporti con altre consorterie criminali affiliate all’Alleanza di Secondigliano. Inoltre, avrebbero dato indicazioni sulla distribuzione delle “mesate”.

Le risultanze investigative, condivise dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, indicano che gli altri due destinatari del provvedimento avrebbero riciclato proventi di truffe, perpetrate mediante la rivendita di orologi di lusso a cittadini extracomunitari, in società intestate a prestanome operanti nei settori della gestione di rifiuti ferrosi, della telefonia e della locazione di immobili.

Contemporaneamente alle misure cautelari personali, sono state eseguite perquisizioni delegate nei confronti di ulteriori nove soggetti, possibili detentori di denaro contante o altri beni per conto degli indagati. È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di due immobili intestati a prestanome e di somme di denaro pari a 353.709,95 euro, quale profitto del reato di riciclaggio.

Il provvedimento eseguito rappresenta una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari. Gli indagati, in quanto tali, sono presunti innocenti fino a sentenza definitiva, e contro la misura sono ammessi mezzi di impugnazione.

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Cultura

Torna Juorno Live Interview: parliamo di informazione e comunicazione ai tempi della pandemia col professor Angelo Turco 

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Torna l’appuntamento con Juorno Live Interview, la rubrica di approfondimento in diretta di Juorno. Stasera, alle ore 18:30, sui canali social del portale, ospiteremo il professor Angelo Turco, geografo africanista e studioso di teoria ed epistemologia della geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, nonché editorialista del nostro giornale. 

Durante gli ultimi dodici mesi, il professor Turco ha saputo fornirci le coordinate per orientarci nel mare magnum dell’informazione e del sapere scientifico sul Covid-19. Durante i primi mesi di pandemia, mentre medici, virologi, epidemiologi, politici si contendevano le luci della ribalta, subissandoci di pareri, informazioni e dettami spesso discordanti fra loro, il professor Turco ideava sul nostro giornale il corso digitale “Epistemologia della pandemia”. Lo scopo era proprio quello di spiegare in che modo il sapere scientifico viene prodotto e poi diffuso presso il grande pubblico. 

Un anno dopo, le cose non sembrano essere cambiate. Scienza e informazione continuano a giocare un ruolo fondamentale ma al tempo stesso non scevro da contraddizioni. Ne è una prova il cortocircuito della comunicazione sul vaccino AstraZeneca. Seppur in assenza di dati in grado di certificare un nesso di causalità fra la somministrazione del vaccino di Oxford e alcuni decessi, i media nostrani hanno offerto una comunicazione allarmistica che ha alimentato diffidenza e psicosi nella popolazione. Analizzeremo poi lo stato dell’arte della campagna di vaccinazione nel nostro Paese. Anche qui la comunicazione politica sarà vivisezionata per distinguere fra parole e fatti, propositi e programmi. Infine uno sguardo alla geopolitica dei vaccini: come cambiano gli equilibri internazionali con la più grande campagna di vaccinazione della storia?

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Epistemologia della Pandemia

Epistemologia della pandemia (VI Modulo). Epidemia e società: l’economia

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  1. Come preannunciato, e seguendo sempre la struttura del “cluster problematico” presentato nel Modulo I (Fig.1.1.), sviluppiamo nel presente Modulo VI la dimensione politica dell’epidemia. E’ il nostro ultimo tassello, tanto vasto quanto complesso, destinato a marcare il nostro futuro certamente nel breve periodo, diciamo per il resto di quest’anno, ma con scansioni e contenuti diversi, anche nel medio e lungo periodo. La rete di connessioni che questo focus stabilisce con le altre componenti del cluster problematico non ha bisogno di essere sottolineata. Sicchè, procediamo con una breve introduzione storica, sempre tra medioevo tardo ed Età Moderna, per proseguire con i vari temi che oggi animano il dibattito pubblico e si presentano non solo all’attenzione ma, in un modo o nell’altro, all’esperienza di ciascuno di noi (Fig. 6.1.).
  2. Squarci di storia, tra Medioevo ed Età Moderna. 

I) Dopo la Peste Nera, tutta l’Europa è in ginocchio. Città floride, orgogliose della propria ricchezza, delle proprie istituzioni, della propria cultura, come Siena immortalata dagli affreschi “politici” di Lorenzetti, si apprestavano a dare l’assalto alle roccaforti del potere regionale, prima di essere ricacciate nel limbo dell’irrilevanza dall’epidemia. Le pestilenze si succedono in Europa e si sviluppa pertanto, come abbiamo più volte detto nei precedenti moduli, la “Sanità pubblica”, ossia il sistema di protezione sanitaria dello Stato, concetto più vasto e complesso di quello di difesa della salute della popolazione: che è ricompresa nei compiti delle “Magistrature di Sanità”, ma non ne esauriscono lo scopo. Il primato europeo viene raggiunto in questo campo in Italia, e si realizza nel quadrilatero Milano, Venezia, Firenze, Genova, con importanti addentellati quali Bologna, Torino, Livorno (si veda la Fig. 5.2). 

II) Un componente essenziale della “sanità pubblica”, con conseguente acquisizione di poteri specifici da parte della Magistratura di Sanità, è l’economia, che è al cuore della sicurezza e della prosperità dello Stato. Si realizza così, all’incrocio tra politica estera e politica economica, il sistema di “regolamentazione sanitari” e di sorveglianza dei commerci, attraverso la produzione di informazioni sulla “sanità pubblica” degli Stati con cui si hanno rapporti commerciali e l’uso quanto mai accorto -perché volto a garantire un equilibrio tra le esigenze della salute dei cittadini e le esigenze dell’economia garantite dai traffici commerciali- di strumenti di controllo e protezione di tipo sia:

– normativo, come la sospensione dei rapporti con le località infette (che rapidamente provoca il blocco dell’intero sistema degli scambi e quindi la rovina economica delle potenze) e la rapida ripresa dei commerci quando ne siano state accertate le condizioni di sicurezza sanitaria;

-strutturale, con la costruzione di strutture (portuali e terrestri) di espurgo delle merci e dei passeggeri sospetti, come i lazzaretti; ma anche con provvedimenti di igiene pubblica e di ripristino o costruzione di fognature.   

  1. L’EPIDEMIA OGGI

Perché non può essere considerata “una sorpresa”? (Fig. 6.2)

Quale è la mappa della vulnerabilità alla scala mondiale? (Fig. 6.3) 

—-Perché questa crisi è così brutta? (Fig. 6.4.) 

—-Cosa differenza questa crisi da quelle generate da passate epidemie? Globalizzazione, interconnessione e “supply chain” (Fig. 6.5.) 

  1. OCCUPAZIONE. 

E’ certamente il settore più preoccupante, anche er gli effetti sociali che può comportare. Osserviamolo a due scale:

I) Mondiale. L’ILO (International Labour Organization) prevede per l’anno una perdita di 195 milioni di posti di lavoro, considerando i settori formali e informali (Fig. 6.6), saranno soprattutto i paesi a medio reddito (3/4 delle perdite), concentrati in Asia e nell’area pacifica (poco meno di 2/3 delle perdite. Il salasso europeo ammonterebbe a 12 milioni di posti di lavoro, equivalente al 40% delle perdite ascritte ai Paesi ad alto reddito. I settori produttivi più colpiti riguardano il TURISMO (APPROFONDIMENTO /1) e i comparti collegati (ristorazione, trasporti, hospitality); il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio; le attività amministrative e di business, le abitazioni); infine alcuni tipi di manifatture (Fig. 6.7).

II) Italiana. Ancora a dicembre, a fronte di due scenari previsti, l’occupazione in Italia era data in crescita. Attualmente, si stima una perdita di 422.000 posti di lavoro su base annua.

Punto di forza della stima-> scenario intermedio di uscita di crisi da maggio

Punto di debolezza-> Non tiene conto degli effetti delle misure del Governo appena varate e UE/BCE.

Entrando nel dato complessivo, si osserva che si tratta del solo settore privato e che:

– Dipendenti sono 232.000; indipendento, 190.000

– I servizi perdono i ¾ degli impieghi; il turismo, da solo, paga un tributo pari al 50% del totale.

– Tra le industrie più penalizzate, le costruzioni (30.000) e l’a moda (19.000).

– Tra le industrie in crescita, la Sanità (26.000) e le ICT (8.000) 

  1. PRODUZIONE E COMMERCIO 

Quando si dice che questa è una crisi “dal lato dell’offerta” ci si riferisce al drammatico calo della produzione (di beni e servizi) dovuto all’arresto forzoso delle attività per effetto di misure di sanità pubblica, quindi del tutto estranee a considerazioni economiche:

-di mercato (industriali e commerciali

-di politica economica

-di politica finanziaria e monetaria

-di politica commerciale

Come sempre quando si muove la “Sanità pubblica”, esattamente come nel Rinascimento, il colpo sulla produzione è durissimo. Se il lockdown rappresenta un peso complessivo per l’economia di 47 miliardi al mese (fonte SVIMEZ), il crollo dei ricavi nel solo settore manifatturiero vale 159 miliardi su base annua: il che equivale alla perdita di 1/3 del nostro export. 

L’economia della globalizzazione subirà una contrazione gravissima: il commercio mondiale, secondo stime WTO, calerà in un arco compreso tra il 13% e il 33%, uno shock ben peggiore di quello causato dalla crisi del 2007-2008 (Fig. 6.8. e Fig. 6.9).

All’estero, i grandi danneggiati dalla pandemia sono, sul terreno della produzione, la Cina e gli Stati uniti. In Cina la crescita rallenta ormai, nonostante gli sforzi; negli USA sarebbero azzerati i benefici di tre anni di crescita della presidenza Trump.

Secondo Goldman Sachs, il PIL europeo potrebbe attestarsi a -9% quest’anno e +8% il prossimo anno. La situazione dell’Italia è tra le peggiori in Europa: 12% nel 2020 (con uno scenario alternativo a -16%) e un rimbalzo all’8% nel 2021.    

Per portare a compimento le misure di “distanziamento sociale” (e quindi in pratica la “quarantena domiciliare”) hanno chiuso la più gran parte delle fabbriche e sono rimasti a casa la stragrande maggioranza dei lavoratori. Sono rimaste aperte solo le industrie considerate “strategiche” e quelle, come le alimentari e i trasporti, destinate a far funzionare il Paese durante l’epidemia, seppure al minimo. Già si sa che un certo numero di fabbriche non riaprirà, purtroppo: se si considera che con il lockdown sono entrate o entreranno in crisi più o meno profonda da 100.000 a 145.000 aziende, secondo fonti giornalistiche. 

A queste chiusure, diciamo così, imposte per legge, si sommano quelle relative:

  • Al comparto turistico, con le attività connesse (ristorazione, ospitalità, trasporto, cultura e tempo libero)Approfondimento/1.
  • All’informale, che in certe aree del nostro Paese (particolarmente a Sud) fa registrare incidenze elevate.  

 

  1. APPROFONDIMENTO/1 – IL TURISMO INTERNAZIONALE

Quel che possiamo dire sul Turismo internazionale (Fonte UNWTO) è che:

I) Si tratta del settore economico più fortemente toccato e danneggiato da Covid 19:

-da 290 a 440 turisti internazionali in meno quest’anno;

-da 300 a 450 miliardi di US$ di perdite

II) Si tratta di uno dei settori più significativi dell’economia globalitaria ed anche quello a più alto valore simbolico:

-tutti vanno dappertutto: 1,5 miliardi di persone si muovono nel mondo nel 2019; 

-il turismo mette in circolazione molti soldi: 1.700 miliardi di US$ nel 2018.

III) I 10 Paesi più toccati dall’epidemia (contagi) sono anche quelli turisticamente più importanti del mondo che, per un verso, non alimenteranno l’outbound mondiale e, per altro verso, subiranno forti limitazioni nell’inbound:

-questi Paesi rappresentano il 34% degli arrivi totali;

-devono al turismo il 39% del loro PIL complessivo (si va dallo 0% dell’Iran al 15% degli USA e al 3% della Cina e dell’Italia)

-a loro volta rappresentano oltre la metà della spesa turistica mondiale (si va dal 19% della Cina al 10% degli USA, al 2% dell’Italia)

IV) La crisi sarà tanto più pesante in quanto il turismo è un grande ed accelerato produttore di impieghi: dal 2010 al 2018, i posti di lavoro sono cresciuti globalmente del 10% nel mondo mentre il turismo ne ha prodotto il 35% . In Europa la crescita è stata del 7% e, rispettivamente, del 42%. 

V) In questo quadro a tinte fosche va notato che il turismo manifesta una marcata tendenza alla crescita, nonostante le crisi in cui può occasionalmente inciampare: dal 2000 ad oggi, nonostante l’11 Settembre del 2001, la SARS del 2003, la Crisi economica globale del 2009, è aumentato globalmente del 117%.

  1. FINANZA

Sempre importante nel funzionamento di un sistema economico, la finanza svolge in questa circostanza un ruolo cruciale. Si tratta di assicurare la ripresa dell’economia iniettando liquidità abbondante e rapida nel sistema. Ciò riguarda soprattutto le imprese, che devono poter avere un accesso rapido e abbondante al credito, per far fronte ai debiti pregressi, pagare i fornitori, finanziare i processi produttivi, la ricerca innovante, il welfare aziendale e la progettazione produttiva idonea a rispondere alle nuove condizioni, particolarmente concernenti la ripresa della domanda.

Da dove provengono le risorse ingenti risorse finanziarie di cui si ha bisogno? Da un lato ci sono le misure sulla fiscalità di cui diremo più oltre (al par. 11): si tratta del mancato rastrellamento di fondi, che lo Stato lascia dunque nella disponibilità del sietema. Dall’altro lato, si tratta di misure che vanno concertate ed armonizzate a due scale:

I) La scala nazionale->con manovre finanziarie (a cui non si può ricorrere efficacemente, in questa fase, a meno di mobilitare una fiscalità straordinaria, come l’imposizione sui patrimoni (patrimoniale) ovvero con finanziamenti in deficit, vale a dire con l’aumento del debito pubblico nazionale, emettendo BOT i cui interessi aggiuntivi andrebbero a gravare sui futuri oneri di finanza pubblica (per quanto i tassi di intesesse possano essere assai contenuti).

II) La scala internazionale-> che senza escludere il ricorso a specifiche raccolte di mezzi finanziari sui mercati mondiali, si risolve oggi preminentemente nel reperimento di risorse a livello europeo, trasformando:

un negoziato economico—–in un negoziato politico. (V. Approfondimento/2).

Non si può chiudere questo pur sommario discorso sulla finanza 

senza fare un cenno alle attività di borsa che per un verso subiscono i contraccolpi delle vicende che attanagliano l’economia reale e finanziaria, dall’altra parte ne generano, di contraccolpi, a causa degli andamenti interni dell’istituzione e delle logiche speculative che la reggono (Approfondimento/3)

     

  1. APPROFONDIMENTO/2 – L’UE e la BCE

I) Nella sua comunicazione istituzionale, l’UE sottolinea la molteplicità dei suoi campi di intervento (Fig. 6.10.). Certo la percezione dell’efficacia resta modesta da parte dei cittadini. Come che sia, almeno 3 punti sono espressamente dedicati all’economia, più altri interventi contenuti nelle diverse azioni.

II) Il piano degli interventi è duplice: tecnico e politico. Diciamo che sul piano tecnico si muove la BCE che ha stanziato ad oggi la cifra di 890 miliardi per:

-ridurre il debito pubblico durante la crisi (750 miliardi)

-quantitative easing e acquisti del debito (140 miliardi)

III) Più complesso il piano politico che vede il movimento diversi soggetti istituzionali:

–Parlamento Europeo (37 miliardi Fondi Strutturali)

-Commissione Europea (100 miliardi per finanziare la Cassa integrazione degli stati bisognosi-meccanismo SURE a cui si affianca la proposta di una relaborazione del bilancio a lungo termine per un valore di 1.000 miliardi (da sottomettere all’approvazione del Parlamento Europeo)

-Eurogruppo, vale a dire l’organismo che raggruppa i Ministri dell’economia dei diversi Stati dell’Unione che, dopo diverse settimane di trattative infruttuose, sembra arrivato nella giornata del 9/4 a un accordo che, fatte salve le altre misure indicate più sopra, si fonda principalmente: a) sui prestiti del MES (Fondo salvastati) ai diversi Paesi Europei (soluzione a cui è ostile l’Italia)—-può raggiungere il 2% del PIL; b) su un fondo finanziato da obbligazioni congiunte (eurobond/coronabond) adottato su proposta francese. 

  1. APPROFONDIMENTO/3 –La Borsa

I) L’espressione che meglio riassume l’impatto dell’epidemia sulle borse mondiali e, con una certa semplificazione, la seguente:

     Virus su——Borse giù

Per avere un’idea dell’incidenza di Covid 19, prendiamo Wall Street, la Borsa più importante del mondo. Nella famosa crisi del 29, che mise in ginocchio tutto il mondo, la Borsa americana impiegò 42 giorni per perdere il 20% del suo valore. Covid 19 è riuscito a raggiungere questo risultato in appena 16 giorni.

II) Certo occorre tener conto che questa crisi, che pur si riflette massicciamente in Borsa, non è generata da una crisi dell’economia reale e neppure da quella finanziaria. Si può dire, paradossalmente, che essa è violenta, certo, e subitanea (come in occasione delle grandi epidemie storiche), ma probabilmente, nelle circostanze tecnologiche, produttive e normative attuali, è più flessibile, a patto che si intervenga con tempestività, con strumenti appropriati e in modo coordinato.

II) Le tendenze e pulsioni speculative sono ovviamente centrali nelle analisi di Borsa. Tanto più lo sono in questa circostanza, in cui il crollo (momentaneo) delle azioni può, da una parte, spingere gli investitori a vendere, preferendo investire in beni-rifugio (come l’oro), oppure tenere i soldi fermi in banca, con conseguenze ulteriori sul deprezzamento dei titoli; dall’altra parte, può accentuare tendenze speculative come le vendite allo scoperto, dove chi vende oggi per consegnare domani, ha tutto l’interesse a far abbassare i titoli che ancora non ha e che deve quindi acquistare sperabilmente al prezzo più basso.

IV) Infine, in questa breve carrellata, menzioniamo lo spread. Si tratta, come sappiamo, della differenza di rendimento tra i BTP italiani a 10 anni e gli equivalenti titoli tedeschi. Se lo spread sale, vuol dire che la fiducia degli investitori nella stabilità di un Paese e nella tenuta della sua economia scende. Di solito, un aumento dello spread, spinge giù tutti gli altri titoli-i quali dunque determinano un affossamento della borsa in conseguenza della sfiducia degli investitori nella capacità di ripresa dell’Italia.

  

  1. 10.CONSUMI

Questa crisi, si dice, è gravissima perché è a tenaglia: non solo proviene dal lato dell’offerta, come si è visto (Produzione), ma proviene altresì dalla domanda. I consumi infatti subiscono una disastrosa contrazione per tre cause sostanziali:

I) Diminuiscono i redditi (disoccupazione, sparizione di una gran quantità di attività informali–ciò si traduce n una diminuzione dei consumi delle famiglie, con tagli che avvengono in primis a livello della cultura, del turismo, dell’entertainement e colpisce drammaticamente il business delle arti, quali che siano;

II) Diminuisce la domanda delle imprese (materie prime e beni strumentali)__>la caduta della domanda riduce ilvolume degli acquisti delle imprese dalle imprese;

IV) Entrano in recessione interi comparti, primo fra tutti il TurismoApprofondimento/1. Ciò comporta, come visto, da un lato un riassetto delle componenti di domanda e di offerta; dall’altro, il coinvolgimento di tutti i settori legati all’industria del divertimento e del tempo libero, dai viaggi (e quindi trasporti) alla ristorazione, dall’ospitalità e accoglienza all’editoria.

  

  1. IL RITORNO DELLO STATO.

Per decenni si è sviluppata una critica all’azione dello Stato nel campo dell’economia, considerata più che altro un intralcio sotto il profilo normativo e un costo non solo finanziario ma anche sociale per la sua incapacità di gestire efficacemente le attività su cui esercitava il via diretta la propria competenza (pensiamo al tema delle dismissioni e delle privatizzazioni). L’epidemia ha spostato il focus della riflessione su un ruolo nuovo che lo Stato deve avere nel contemperare, un po’ come è avvenuto tra Medioevo ed Età moderna, la “salute pubblica” con la sicurezza economica. In questo quadro, i temi posti all’attenzione crescente del dibattito pubblico hanno a che fare con (Fig. 6.11):

  • I) la finanza, e quindi un ridisegno del ruolo pubblico, specialmente di negoziatore delle condizioni di accesso alle disponibilità finanziarie in caso di necessità straordinarie, presso le istanze sovranazionali—–maggior bilanciamento con la perdita del potere di emettere moneta.
  • II) Le politiche fiscali: con agevolazioni, sospensioni, cancellazioni degli oneri a carico dei soggetti in difficoltà, si tratti di persone fisiche o imprese.
  • III) Le provvidenze per le persone e le famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni primari, primo fra tutti il nutrimento. Si fa strada l’idea di corrispondere un “reddito di emergenza” a tutti coloro che esprimono un bisogno, indipendentemente da quale sia stata la posizione reddituale in precedenza. 
  • IV) I servizi, in specie sanitari, attraverso un ridisegno del rapporto Stato/Regioni in questo campo—il SSN ritorna -come il suo nome dice- di competenza preminentemente statale, anche in periodi “ordinari” e non solo in occasione di epidemie, con ruoli importanti ma secondari affidati alle regioni.
  • V) Le produzioni strategiche, che eccedono i settori tradizionalmente considerati tali (energia, difesa, ITC), ed includono anche settori produttivi che provvedono alle necessità emergenziali (ad esempio filiera alimentare) e a quelle della della sanità pubblica (supportistica medico-sanitaria, farmacologia) con pianificazioni conseguenti (medici, specializzazioni, infermieristica). 
  • VI) La ri.considerazione di queste produzioni strategiche prevederebbe una ri-localizzazione delle industrie, e più precisamente un ritorno della produzione industriale già esportata e localizzata sul territorio nazionale, per controllare meglio e, all’occorrenza, dal corso alle forniture eccezionali di cui si può aver bisogno (nel caso presente, ad esempio, mascherine, tute, macchinari di respirazione assistita).
  • VII) Più in generale, l’azione dello Stato dovrebbe accompagnare con misure adeguate (incentivazioni fiscali, sostegno della domanda) l’imprenditorialità innovativa sul triplice piano:

-tecnologico (digitale, biotecnologia, robotica, trattamento e processamento di “big data” sono alcuni dei settori di cui si parla di più);

-organizzativo (rendere più efficiente il funzionamento della macchina-Paese, sia attraverso la semplificazione e l’efficientamento della burocrazia, sia attraverso un riequilibrio delle “dotazioni” tra le diverse parti del Paese, in primis tra Nord e Sud.

-di sostenibilità, operando una decisa svolta verso il greenwash (reale e non solo proclamato), grazie al quale si opererebbe un aggancio durevole con le politiche volte a fronteggiare la “transizione climatica”).

  1. 12. AZIONI POSSIBILI?——–Fig. 6.12 
  1. 13. BIBLIOGRAFIA DI SFONDO

(si può dare una sbirciatina, si può tenere sottomano per approfondire, anche solo singoli punti)

Cipolla C.M., Miasmi ed umori, il Mulino, Bologna, 1989

ID., Cristofano e la peste, il Mulino, Bologna, 1976

Snowden F.M., Epidemic and society, Yale UP, 2019

Turco A., Turismo&Territorialità, Unicopli, Milano, 2012

Vanzan Marchini N.E., Venezia, la salute e la fede, Dario de Bastiani, Vittorio Veneto, 2011

  1. 14. IL ROMANZO DELL’EPIDEMIA

(mettere tra i romanzi da leggere, o da rileggere, prima o poi)

Mann T., La morte a Venezia, Einaudi, Torino, u.e. 

  1. 15. SITOGRAFIA ESSENZIALE

Occupazione ILO e UNIONCAMERE 

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_740877.pdf

file:///Users/Turco/Downloads/Report%20previsivo%202019-2023.pdf

RAND

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR1605.html

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