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Economia

Eni, accordo con KKR per possibile cessione 20-25% Enilive

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“Questo passo rappresenta un nuovo esempio dello sviluppo della strategia del modello satellitare di Eni, volta ad attrarre capitale strategico da partner di valore sulla base di multipli attrattivi, finanziando la propria crescita e confermando il valore che la Società sta creando nei propri nuovi business. Il forte interesse manifestato in questo periodo da primari investitori finanziari istituzionali potrebbe portare alla successiva cessione di un’ulteriore quota fino al 10% di Enilive”. Così Eni in una nota, dopo l’annuncio di un accordo in esclusiva con KKr per la cessione di una quota del 20-25% di Enilive.

Enilive è la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alle soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy, e alla commercializzazione e distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le oltre 5.000 Enilive Station in Europa, dove è presente un’ampia offerta di prodotti che include carburanti da materie prime rinnovabili, disponibili sia in purezza, come HVOlution (olio vegetale idrogenato), che anche miscelati come il bio-GPL e il biometano.

Enilive ha l’obiettivo di fornire servizi e prodotti progressivamente decarbonizzati per la transizione energetica, contribuendo all’obiettivo di Eni di raggiungere la carbon neutrality al 2050 anche attraverso gli asset industriali che includono le bioraffinerie di Venezia e di Gela, la bioraffineria St. Bernard Renewables LLC (joint venture partecipata al 50%) in Louisiana (Stati Uniti d’America), 22 impianti per la produzione di biogas in Italia, oltre ai nuovi progetti: a gennaio 2024 Eni ha confermato la trasformazione della raffineria di Livorno in bioraffineria. Inoltre, sono in fase di valutazione ulteriori due nuove bioraffinerie in Malesia e in Corea del Sud. Enilive prevede di aumentare la propria capacità di bioraffinazione a oltre 3 milioni di tonnellate entro il 2026 (il doppio rispetto alla fine del 2023) e oltre 5 milioni di tonnellate/anno entro il 2030.

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Economia

L’estate spinge i consumi, riprendono le vendite

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L’estate e i saldi hanno ridato un po’ di slancio ai consumi, ma il quadro permane incerto. I dati diffusi dall’Istat sulle vendite al dettaglio a luglio preoccupano le organizzazioni dei consumatori e le imprese del commercio. Il calo dei prezzi e il rinnovo dei contratti di lavoro non sono bastati a ridare fiducia alle famiglie e a rilanciare i consumi. Se a luglio le vendite al dettaglio sono tornate in terreno positivo dopo il calo di giugno il merito è da attribuire all’euforia estiva e ai saldi, ma restano comunque per quanto riguarda i volumi, sotto lo “zero virgola” nonostante un’inflazione di luglio contenuta all’1,3%. Andando ai numeri, l’Istat stima, per le vendite al dettaglio, un aumento in valore dello 0,5% e in volume dello 0,3%.

Risulta in crescita anche il dato tendenziale, anno su anno, che segna un +1,0% in valore e un +0,1% in volume rispetto al luglio 2023. Rispetto al mese precedente, giugno, crescono sia le vendite dei beni alimentari (+0,5% in valore e +0,4% in volume) sia dei beni non alimentari (+0,6% valore e +0,2% volume). Ma nel raffronto tendenziale gli alimentari crescono solo dello 0,3% in valore e risultano in calo dello 0,7% in volume, i non alimentari invece crescono sia in valore sia in volume (rispettivamente +1,4% e +0,6%). Fra i beni non alimentari l’aumento maggiore (+6,0%) riguarda i prodotti di profumeria e cura della persona mentre l’abbigliamento e la pellicceria si ferma a +0,8%.

“La spesa in termini reali arranca e non riesce a superare la dinamica dei prezzi, seppur in forte contrazione” osserva Confesercenti aggiungendo che “le famiglie stentano ancora ad accrescere in maniera consistente gli acquisti, anche perché stanno ricostituendo le disponibilità di risparmio” “L’onda lunga del caro-prezzi continua ad avere effetti sui comportamenti di spesa degli italiani, portandoli a tagliare i consumi alimentari e spingendo le famiglie sempre più verso i discount, esercizi che segnano la più forte crescita delle vendite nel 2024, pari al +3% su base annua” osserva il Codacons. Secondo un’analisi dell’unione Nazionale dei Consumatori “a luglio le spese alimentari per una famiglia media sono scese su base annua di 40 euro a prezzi del 2023, quelle non alimentari salgono di 106 euro, con un saldo finale positivo e pari a 66 euro”.

Per Federdistribuzione, che riunisce le società della grande distribuzione, i saldi estivi sono comunque stati “deludenti” in particolare nel segmento dell’abbigliamento. “In questo scenario, si inserisce un peggioramento del clima di fiducia dei consumatori per effetto del deterioramento delle aspettative economiche e personali” osserva l’organizzazione della Gdo Ma non sono solo gli alimentari a fare le spese della contrazione dei consumi, soffrono le vendite al di fuori dei negozi mentre sembrano migliorare quelle nei piccoli negozi. Rispetto a luglio 2023, fa sapere l’Istat, il valore delle vendite al dettaglio evidenzia un aumento per la grande distribuzione (+0,8%), le imprese operanti su piccole superfici (+1,0%) e il commercio elettronico (+4,1%), mentre calano le vendite al di fuori dei negozi (-0,3%).

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Economia

Report Deloitte, cresce rinuncia alle cure per motivi economici

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Ridurre le liste di attesa, facilitare l’accesso alle cure e fare leva sull’innovazione tecnologica per migliorare l’organizzazione del SSN. Sono le priorità che emergono dalla quarta edizione dell’Outlook Salute Italia di Deloitte. Nel 2023 il 29% del campione – in diminuzione rispetto all’anno precedente (-3%) – ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a delle cure negli ultimi 12 mesi. I motivi economici pesano sempre di più (69%) e colpisce tutte le fasce di reddito, con effetto maggiore su quelle economicamente più deboli. Tra coloro che dichiarano di aver dovuto rinunciarci, 4 su 10 lamentano liste d’attesa eccessivamente lunghe. Il ruolo del SSN resta comunque centrale ed è la prima opzione per le attività di prevenzione (49%).

“La fotografia che emerge dalla ricerca restituisce l’immagine di un Paese, che secondo gli italiani necessita di potenziare alcuni aspetti ritenuti critici – spiega Guido Borsani, Partner di Deloitte Italia e Government & Public Services Industry Leader – e valorizzare l’innovazione dell’ecosistema sanitario, attraverso un uso consapevole di strumenti digitali”. Rispetto al periodo pre-pandemia (2019), si conferma una diminuzione degli accessi verso i medici di medicina generale (dal 64% al 50%), oltre una contrazione della domanda di indagini strumentali e cure odontoiatriche. Al contrario, le visite specialistiche, gli esami di laboratorio e le attività di prevenzione risultano le prestazioni più fruite. In particolare, sul lato della prevenzione primaria e secondaria aumenta il ricorso a vaccinazioni (+40%), campagne di screening oncologico (+23%) e check-up completi (+24%).

Riguardo le prestazioni specialistiche, ne usufruisce il 72% dei rispondenti con reddito alto, rispetto al 68% nella fascia di reddito più basso. Il divario aumenta nella attività di prevenzione, con un 60% vs 39%. In tema di prestazioni sanitarie online, cresce la quota di adulti italiani che dichiara di aver prenotato sul web (54%), così come la percentuale di chi ha ricevuto un referto tramite canali digitali (58%) e di chi ha utilizzato piattaforme per informarsi o scegliere un professionista a cui rivolgersi (38%). Resta stabile invece il numero di persone che condivide referti digitalmente (45%).

“Il report mostra un sistema in profonda trasformazione, in cui si sta configurando un nuovo equilibrio tra i servizi coperti dal SSN, ruolo del comparto privato in alcuni ambiti come la specialistica ambulatoriale e un annunciato sviluppo del mercato assicurativo che, tuttavia, stenta ad imporsi alla luce dell’elevata spesa out of pocket che ancora caratterizza il nostro Paese”, conclude Davide Lipodio, Health & Human Services Sector Leader di Deloitte Italia.

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Economia

Scuola, oltre 100 ricorsi per il concorso presidi discussi al Tar

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Sono stati oltre 100 i ricorsi amministrativi discussi oggi davanti ai giudici del Tar del Lazio relativi alla vicenda del concorso per diventare presidi che si è svolto nel 2017. I giudici si sono riservati di emettere a breve le loro ordinanza; non è escluso che la pubblicazione possa avvenire già nella giornata di domani. Diverse le tipologie di oggetto vertenti sulla richiesta di sospensione e poi di annullamento: del provvedimento di mancato superamento della prova preselettiva, degli esiti della prova scritta; della rettifica di punteggi; del mancato superamento della prova scritta. E poi anche riferite alla richiesta di immissione in ruolo dei dirigenti scolastici che hanno partecipato al corso intensivo di formazione, in deroga alle percentuali di posti assegnabili. Alla vigilia di Ferragosto, il Tar sospese in via cautelare la procedura relativa alla nomina dei vincitori del concorso ritenendo sussistenti “i presupposti di estrema gravità e urgenza per l’accoglimento dell’istanza di misure cautelari monocratiche”. Tutto ciò, però, fino alla data della camera di consiglio che si è celebrata oggi “salva ogni valutazione in rito e sul merito, al solo fine di giungere alla decisione in sede collegiale”. Intanto, altri ricorsi sono ancora da discutere in camera di consiglio nel corso di ulteriori udienze.

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