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Ecco chi sono i sette membri del nuovo cda Rai

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Ecco chi sono i sei nuovi componenti del consiglio di amministrazione Rai. Due di loro, Giampaolo Rossi e Simona Agnes, sono stati indicati dal Mef. Gli altri quattro, Alessandro Di Majo, Federica Frangi, Antonio Marano e Roberto Natale, sono stati eletti dalle Camere. Dell’organismo fa parte anche Davide Di Pietro, eletto nel novembre scorso in rappresentanza dei dipendenti.

  1. SIMONA AGNES – Nata a Roma nel 1967, figlia dello storico direttore generale Rai Biagio Agnes, è laureata in Giurisprudenza. Inizia la sua carriera nella Direzione Relazioni Esterne di Piaggio. In seguito passa a Telecom Italia. Quindi istituisce la Fondazione Biagio Agnes in memoria del padre e organizza e promuove il Premio Biagio Agnes. Istituisce il Forum Turismo e Cultura e il Forum di divulgazione medico-scientifica Un Check-up per l’Italia. Nel luglio 2021 è eletta nel cda della Rai, su indicazione di Forza Italia. Nel 2021 assume la carica di consigliere dell’Istituto della Enciclopedia Italiana e da marzo 2022 è consigliere di Treccani Scuola. Nel gennaio 2023 viene nominata consigliere della Fondazione Telethon ETS e nel luglio 2023 presidente del Conservatorio Santa Cecilia di Roma.
  2. ALESSANDRO DI MAJO – Nato a Roma il 20 ottobre 1968, è laureato in Giurisprudenza. Avvocato, si occupa tra l’altro di diritto d’autore, diritto sportivo e diritto della informazione. Dal 2002 al 2009 è componente del Collegio Arbitrale della Lega Calcio. Dal 2018 al 2019 è consigliere presso la Corte di Cassazione. Dal 2022 è membro del Collegio di Garanzia presso il Coni. Svolge attività di ricerca e di docenza presso atenei ed è membro di diversi comitati scientifici, di commissioni di studio e di istituti. Nel luglio 2021 è eletto dal Senato componente del cda della Rai con i voti del Movimento 5 stelle.
  3. FEDERICA FRANGI – Nata a Roma l’8 maggio 1973, è giornalista professionista dal 2005 e matura esperienze in uffici stampa e emittenti televisive. E’ attualmente nella redazione cronache del Tg2, ma ha lavorato a lungo nella redazione di Porta a Porta, al fianco di Bruno Vespa. E’ impegnata anche in attività sindacale: fino al febbraio scorso è stata consigliere della Fnsi, dopo essere stata alla guida dell’Associazione Stampa Romana e componente del direttivo di Lettera 22. E’ anche tra le promotrici dell’associazione Giornaliste Italiane. Nell’autunno dello scorso anno era stata chiamata a gestire le presenze di Fratelli d’Italia in tv, ma ha tenuto l’incarico per un solo mese preferendo tornare al suo lavoro in Rai.
  4. ANTONIO MARANO – Nato ad Ascoli Satriano (Fg) nel 1956, laureato in architettura, è giornalista pubblicista e manager televisivo. Inizia la sua carriera nel 1983 maturando esperienze in diverse emittenti televisive. nel 1994 viene eletto deputato per la Lega Nord e nominato sottosegretario alle Telecomunicazioni. Viene assunto in Rai nel 2002 come direttore di Rai2, due anni più tardi viene nominato alla guida della Direzione Diritti Sportivi, per poi tornare a dirigere Rai2 nel febbraio 2006. Nel maggio 2009 viene nominato vice direttore generale per il Coordinamento dell’Offerta Televisiva. Nel 2011 è designato consigliere di amministrazione Rai. Da marzo 2016 è presidente di Rai Pubblicità e da gennaio 2018 fino a febbraio 2019 assume le deleghe di amministratore delegato della consociata. Nel gennaio 2021 diventa direttore commerciale della Fondazione Milano Cortina.
  5. ROBERTO NATALE – Nato a Roma nel 1958, laureato in filosofia, è giornalista professionista dal 1990. Nel 1988 viene assunto come praticante nella Sede Regionale Rai delle Marche. Nel 1989 entra nella redazione della Sede Regionale per il Lazio dove, l’anno successivo diviene redattore. Dal 1996 al 2006 è Segretario dell’Usigrai e dal 2007 al 2012 presidente della Fnsi. Candidato al Senato per Sinistra Ecologia Libertà nelle elezioni politiche del 2013, non viene eletto. Dal 2013 al 2018 ricopre l’incarico di portavoce della Presidente della Camera Laura Boldrini. Nel 2018 riprende servizio in Rai, collabora al lancio della Newsletter Corporate Rai e riceve l’incarico di responsabile della struttura Responsabilità Sociale. Nel luglio 2019 diventa capo redattore e nel 2022 viene nominato alla guida della direzione Rai per la Sostenibilità.
  6. GIAMPAOLO ROSSI – Nato a Roma nel 1966, è laureato in Lettere. Esperto dell’industria dei media, dal 2004 al 2012 è presidente di RaiNet, la società che ha sviluppato l’offerta web del gruppo. Tra il 2010 e il 2018, collabora come editorialista prima con il Tempo e poi con Il Giornale. Ricopre più volte l’incarico di consigliere dell’Istituzione Biblioteche di Roma. Nel 2018 viene eletto nel cda della Rai, su indicazione di Fratelli d’Italia. In questo periodo, diviene membro del consiglio di presidenza di Confindustria Radiotelevisioni e, nel 2019, consigliere di Rai Pubblicità. Autore di diverse pubblicazioni nell’ambito della comunicazione, da anni si occupa anche di formazione sull’industria dei media. Da maggio 2023 è direttore generale Rai.
  7. DAVIDE DI PIETRO – Nato a Roma nel 1974, viene assunto in Rai nel 1997 come operatore di ripresa, svolgendo la sua attività presso la Direzione Produzione TV. Svolge attività sindacale come RSU e nel tempo ricopre il ruolo di dirigente sindacale dello Snater. Nel 2011 collabora alla creazione e allo sviluppo del gruppo Indignerai e successivamente alla costituzione dell’associazione Rai Bene Comune – Indignerai, nella quale ricopre la carica di vicepresidente. Promotore di numerose iniziative per l’indipendenza del servizio pubblico, nel 2015, insieme al movimento MoveOn Italia, partecipa alla stesura di una proposta di riforma della governance Rai, depositata in Parlamento nello stesso anno, e nel 2017 alla stesura degli emendamenti al testo di rinnovo della concessione di servizio pubblico, alcuni dei quali sono stati poi recepiti.

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Coppa Italia, manita di un grande Napoli al Palermo

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Il Napoli vola agli ottavi di finale di Coppa Italia. Allo stadio Maradona la squadra di Antonio Conte ha travolto 5-0 il Palermo: avvio all’insegna di Ngonge, autore di una doppietta in cinque minuti (7′ e 12′ del primo tempo). Al 42′ di testa arriva il tris di Juan Jesus. Nella ripresa, cominciata con cinque minuti di ritardo per il lancio di petardi tra le tifoserie, Palermo in dieci per l’espulsione di Vasic, il Napoli dilaga con Neres, a segno al 25′, al 32′ McTominay appena entrato firma il 5-0. Al prossimo turno il Napoli affronterà la Lazio.

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Economia

Giorgetti vede enti locali, impegno su sanità e welfare

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Dopo sindacati e imprese tocca agli enti locali confrontarsi con il governo sulla prossima manovra di bilancio, toccando uno dei nervi scoperti per le Regioni, ovvero la sanità, ma anche la spesa sociale tanto cara ai Comuni. Sul piatto ci sarebbero più soldi per il Fondo sanitario nazionale ma anche l’aumento del contributo delle Regioni alla finanza pubblica, un’operazione praticamente a somma zero necessaria per non incrinare i conti. I margini di manovra per l’anno prossimo sono strettissimi e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ribadirà domani in Cdm ai colleghi, illustrando le cifre definitive del Piano strutturale di bilancio. La crescita, all’1% quest’anno come previsto già dal Def, salirà all’1,2% nel 2025 e 2026, il deficit calerà sotto il 3% nel 2026, mentre il debito sorprenderà al rialzo, e sempre per il solito responsabile cioè il Superbonus.

Nell’incontro con il ministro, l’Anci ha riscontrato l’impegno a contenere i vincoli sui Comuni e un’attenzione specifica sulla spesa sociale, soprattutto quella destinata ai minori nelle strutture d’accoglienza. Il presidente Roberto Pella parla di uno “spirito costruttivo che darà i suoi frutti”.

Le Regioni hanno invece appreso dell’ipotesi di aumentare il Fondo sanitario nazionale per non ridurre il rapporto tra spesa sanitaria e Pil: al momento si parla di 900 milioni al netto degli aumenti contrattuali, cifra che andrà rivista alla luce del valore del Pil per essere coerente con l’obiettivo del governo di una spesa sanitaria sopra l’1,5% del Pil. Verrebbe però mantenuto l’attuale contributo delle Regioni alla finanza pubblica, già salito nel 2024 da 305 a 350 milioni di euro, tanto che le Regioni chiedono di tenere aperto il confronto per arrivare ad una cifra più contenuta. La spesa sanitaria sopra l’1,5% è tra le “inderogabili decisioni” del governo, anche se “questo significa che altre spese devono essere più basse”, aveva detto Giorgetti ai sindacati. L’altra priorità è rendere strutturali il taglio del cuneo e la riforma dell’Irpef, e sui contratti di lavoro pubblico, c’è l’impegno “a recuperare i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo”.

Lo spazio per fare altro è davvero poco, nonostante nel Psb la crescita per il 2024 verrà confermata all’1%, e i prossimi due anni salga all’1,2%. Sarà un aiuto al deficit che quest’anno, grazie alle maggiori entrate, parte dal 3,8% invece del 4,3% indicato nel Def. Con la tagliola della spesa netta fissata dalle regole europee all’1,5% di media, il deficit calerà almeno al 3,2% nel 2025, e nel 2026 si guadagnerà l’uscita dalla procedura d’infrazione scendendo al 2,7%. Ma Giorgetti ricorderà ai colleghi in Cdm il peso del debito, cresciuto a causa dei vari bonus edilizi a cominciare dal Superbonus 110, spiega il Mef.

Nonostante gli interventi degli ultimi anni per frenare gli effetti della maxi agevolazione, il debito continuerà a gonfiarsi per i crediti che ancora devono essere smaltiti dallo Stato: dal 134,8% dell’anno in corso salirà al 137,1% nel 2025 e al 138,3% nel 2026. Con un Psb “prudente e responsabile”, resta l’esigenza di trovare altre risorse. Il ministro chiarisce che “noi chiediamo un contributo a tutti quelli che se lo possono permettere cercando insieme la strada migliore per raggiungere gli obiettivi”. Si studiano quindi diverse strade con diversi soggetti, in particolare “chi ha maggiormente beneficiato di condizioni particolarmente favorevoli”.

Non saranno tasse sugli extraprofitti, ribadisce il Mef. Anche perché, ricorda il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, “non esistono gli extraprofitti” in nessuna dottrina, e le banche italiane finora sono state tutte salvate “con i contributi obbligatori delle banche concorrenti”, non con fondi pubblici. Resta però la disponibilità ad aiutare, con un anticipo di liquidità o un contributo volontario, ed è quello che si sta discutendo. Purché bilanci e patrimonio vengano salvaguardati.

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Economia

I consumi di cosmetici in Italia oltre 13,4 miliardi euro

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Il fatturato totale dell’industria cosmetica “nelle stime 2024 supererà i 16,7 miliardi di euro con una crescita del 10,5% rispetto all’anno precedente. Le previsioni per il 2025 proiettano un ulteriore andamento positivo (+8%) che porterà il valore del fatturato a 18,1 miliardi di euro. A incidere su questi numeri impatteranno anche le esportazioni che, con 8,1 miliardi di euro (+15% rispetto al 2023), si stima cresceranno di ulteriori 10,5 punti percentuali nel corso del 2025». Lo dice Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia presentando alla terza edizione della Milano Beauty Week, la 47/a edizione dell’Indagine congiunturale, un appuntamento che con cadenza semestrale permette di scattare un’istantanea sull’andamento del settore ed evidenziare le principali tendenze in atto.

Analizzando i valori del mercato interno, anche le stime di chiusura 2024 relative ai consumi cosmetici degli italiani siano in crescita (+7% nel confronto col 2023), raggiungendo il valore di 13,4 miliardi di euro. La proiezione per il 2025 è ulteriormente contraddistinta da un incremento, +6,1%, portando così la previsione dei consumi 2025 a un valore di 14,2 miliardi di euro. Il dettaglio sull’andamento dei singoli canali distributivi, sia nelle stime 2024 sia nelle previsioni 2025, mostra trend altrettanto positivi, anche a doppia cifra.

È il caso della profumeria che chiuderà il 2024 con un +10,2% e consumi pari a 2,8 miliardi di euro. Andamento analogo per l’e-commerce, +10,7%, che tocca così un valore di 1,2 miliardi di euro. Buona anche la crescita dell’erboristeria, +7,4%, per un valore del canale stimato di oltre 420 milioni di euro. La grande distribuzione con 5,5 miliardi di consumi cosmetici resta il canale più rappresentativo a valore con un incremento del 5,3% rispetto al 2023. Dopo la seconda posizione della profumeria, la farmacia mantiene il terzo posto e chiuderà il 2024 in crescita del 7,2% e un valore di 2,2 miliardi di euro.

Buoni anche i trend dei canali professionali: i saloni di acconciatura con quasi 620 milioni di euro chiuderanno il 2024 a +5%, mentre i centri estetici, secondo le stime 2024, registreranno un valore prossimo ai 220 milioni di euro per i consumi cosmetici con una crescita del 6,1% nel confronto col 2023. Segno positivo anche per le vendite dirette che, seppur in misura inferiore ad altri canali, segnano un incremento sul 2023 dello 0,9% e supereranno i 350 milioni di euro.

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