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È il serial killer più spietato della storia, colpevole di 60 omicidi lui sostiene: ho strangolato 90 donne

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E’ probabilmente il serial killer piu’ ‘prolifico’ della storia americana: Samuel Little, 79 anni, detenuto in un carcere di massima sicurezza di Los Angeles, da anni rivendica di avere alle spalle oltre 90 omicidi compiuti tra il 1970 e il 2005 in 19 stati Usa, dall’Arizona alla California, dalla Florida al Texas. Mai nessuno come lui. Gli investigatori per ora sono riusciti a legarlo all’assassinio di 60 donne: gli ultimi 5 casi accertati questa settimana in Ohio, per i quali lui si e’ gia’ dichiarato colpevole. Le vittime di Little hanno tutte lo stesso identikit: donne disadattate, vulnerabili, la cui vita era per strada, come la madre che lui stesso, originario della Georgia, ricorda col soprannome di ‘lady of the night’. Il killer, una vita di espedienti, ai margini, andava a caccia di homeless, prostitute, tossicodipendenti e le finiva quasi sempre strangolandole, complice il buio della notte. Tra le carte processuali si legge anche che sceglieva le donne da ‘sacrificare’ dal tipo di collo.

A volte prima di soffocarle le rapiva e le portava in luoghi isolati. E’ una ricostruzione difficile, minuziosa, che dura da decenni quella degli investigatori, con gli uomini dell’Fbi che stato per stato hanno messo a punto una mappa degli omicidi accertati e di quelli rivendicati da Little. Una mappa geografica che copre gran parte del Paese e composta da tante caselle che si vanno riempiendo con i volti delle vittime man mano che un caso viene risolto. Sono molti quelli che resteranno senza soluzione, ma tanti cold case sono stati riaperti proprio grazie alla collaborazione dell’ergastolano, una cooperazione che forse gli e’ servita ad evitare la pena di morte. Intanto chi indaga continua a diffondere foto di donne scomparse e di cui non sia sa nulla da anni nella speranza che qualche testimone aiuti il lavoro di ricerca della verita’. Solo un’altro serial killer e’ in grado di competere con Samuel Little, che venne arrestato nel 2012 a Louisville, in Kentucky: e’ Gary Leon Ridgway, 70 anni, originario dello Utah e soprannominato ‘Green River Killer’, all’ergastolo in un penitenziario dello stato di Washington per aver ucciso tra gli anni ’80 e ’90 ben 49 donne. Ma lui di omicidi ne ha confessati 71. Anche in questo caso le vittime finivano strangolate con l’uso delle mani o di legacci, ed erano persone fragili, vulnerabili, come prostitute e, in questo caso, anche alcune minorenni scappate di casa.

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Attacco di Hezbollah in Libano, feriti quattro militari italiani della missione UNIFIL

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Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE  (FOTO IMAGOECONOMICA)

La dinamica dell’attacco

Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.

Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA

Le dichiarazioni del ministro Crosetto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:

“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.

Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.


La solidarietà del Presidente Meloni

Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:

“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.


Unifil: una missione per la pace

La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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