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Duello per la presidenza dell’ANCI: Manfredi contro Lo Russo

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La corsa per diventare il nuovo presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) è ufficialmente iniziata, e si preannuncia una battaglia politica serrata. I due candidati principali, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e quello di Torino Stefano Lo Russo, sono pronti a contendersi il titolo di “sindaco dei sindaci”. Questa elezione, che coinvolgerà 7.223 Comuni italiani, ha diviso ulteriormente il fronte del centrosinistra, che domina ancora la maggioranza dei Comuni, nonostante il netto vantaggio del centrodestra a livello nazionale.

Manfredi: il candidato del Sud

Gaetano Manfredi, ex ministro del governo Conte e attuale sindaco di Napoli, è sostenuto da una parte rilevante del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Manfredi ha consolidato la sua posizione anche grazie al supporto della segretaria del PD Elly Schlein, che lo ha incontrato recentemente. Manfredi rappresenta la voce del Sud in questa competizione, un simbolo della lotta contro l’Autonomia differenziata e il suo potenziale impatto negativo sulle regioni meridionali.

Lo Russo: il sindaco del Nord

Dall’altra parte, Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, rappresenta il Nord e gode di un sostegno significativo. Ex membro della Margherita e appartenente all’ala riformista del PD, Lo Russo può contare sui numeri: Lombardia e Piemonte rappresentano da sole un terzo dei votanti al congresso dell’ANCI, che si terrà il 22 novembre. Inoltre, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso il suo sostegno a Lo Russo, affermando che “serve un sindaco del Nord” per guidare la ripresa del Paese.

Nord contro Sud: una sfida storica

La contrapposizione tra Nord e Sud non è una novità in politica italiana, ma stavolta la sfida assume un peso maggiore, vista la centralità dell’ANCI nel rapporto tra Comuni e governo nazionale. La partita per la presidenza dell’ANCI diventa ancora più interessante se si considera che, pur essendo il centrodestra in vantaggio a livello nazionale, la maggioranza dei Comuni italiani è ancora governata dal centrosinistra.

Il rischio di uno scivolone per il centrosinistra

Nonostante la forza numerica dei delegati del centrosinistra, c’è il rischio che la frammentazione interna e la rivalità tra Manfredi e Lo Russo possano aprire la strada a un’interferenza del centrodestra, in particolare di Fratelli d’Italia. Il sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, capo degli enti locali per il partito di Giorgia Meloni, potrebbe influenzare la votazione, specialmente dopo il successo di Davide Gilardino in Piemonte, che ha conquistato la presidenza regionale dell’ANCI proprio grazie a Lo Russo.

Mediazione in corso

Il responsabile enti locali del PD, Davide Baruffi, sta cercando di mediare tra i due candidati per evitare una figuraccia, simile a quella del 2011, quando la spaccatura interna portò a un voto di emergenza tra i sindaci del PD. In quell’occasione, Graziano Delrio (Reggio Emilia) vinse contro Michele Emiliano (Bari) con un risicato 88 a 85. Oggi, il rischio di una sconfitta clamorosa è ancora presente, soprattutto se il centrodestra riuscirà a sfruttare le divisioni interne al centrosinistra.

La corsa alla presidenza dell’ANCI rimane incerta, con il duello tra Manfredi e Lo Russo che potrebbe segnare una nuova fase nella politica locale italiana. Mentre i due candidati si preparano al voto del 22 novembre, la posta in gioco è alta: la guida dell’associazione che rappresenta i Comuni italiani potrebbe influenzare notevolmente le politiche future in materia di autonomia locale e sviluppo territoriale.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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