Un giudice del Tribunale di Napoli ha emesso un provvedimento di sequestro di un’isola situata nel golfo di Dubai. Questa misura straordinaria è il risultato di un’indagine rigorosamente condotta negli ultimi mesi dalla Procura di Napoli. È stata Maria Luisa Miranda, gup del Tribunale di Napoli, a firmare la richiesta di sequestro dell’isola denominata “Taiwan”, che fa parte di un arcipelago artificiale sviluppato da una società immobiliare.
Il legame con Raffaele Imperiale, il narco boss pentito
Questo sequestro segna una svolta nell’inchiesta sul narcotrafficante pentito Raffaele Imperiale, che rischia una condanna a 12 anni di reclusione. Durante il processo, Imperiale aveva rivelato l’esistenza dell’isola. In una lettera al pm Maurizio De Marco, magistrato responsabile delle indagini insieme ai colleghi Lucio Giugliano e Vincenza Marra, Imperiale ha messo a disposizione della giustizia italiana l’isola “Taiwan”, parte del complesso “The World”.
L’indagine e la rogatoria internazionale
L’indagine ha avuto due obiettivi principali: accertare i passaggi di proprietà dell’isola e avviare una rogatoria internazionale con gli Emirati Arabi per formalizzare il sequestro e la futura confisca. Il provvedimento è stato notificato a Imperiale e, contemporaneamente, è stata attivata una procedura di mutua assistenza giudiziaria con gli Emirati.
La storia dell’isola della camorra
Imperiale ha spiegato come è nata la decisione di investire sull’isola, che ha un valore stimato tra i 30 e i 50 milioni di dollari. Realizzata con il contributo di un archistar di fama internazionale, l’isola è stata acquistata da Imperiale nel 2008 per 30 milioni di dollari. L’investimento è stato effettuato tramite una società immobiliare, fondata anche con i capitali di Imperiale, e intestata a un imprenditore napoletano.
Conferma del sequestro
La documentazione fornita dagli amministratori della società ha confermato il legame di Imperiale con l’isola, sufficiente per giustificare il sequestro. Difeso dall’avvocato Maurizio Frizzi, Imperiale ha ricevuto la notifica del sequestro pochi giorni fa e, dato il suo atteggiamento collaborativo, è improbabile che ricorra contro la decisione.
Il gip napoletano ha sottolineato l’importanza del sequestro, paragonandolo alla consegna dei quadri di Van Gogh da parte di Imperiale. Nonostante i profitti enormi derivati dal traffico di cocaina, Imperiale non aveva finora messo a disposizione beni immobili o somme di denaro. Il valore dell’isola, sebbene significativo, è inferiore ai profitti illeciti accumulati.
La questione ora si sposta sul piano delle rogatorie e dei protocolli internazionali, necessari per convertire il bene sotto sovranità emiratina in risorse monetizzabili a disposizione della giustizia italiana.