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Economia

DR Automobiles, Carmine Rosetta è il nuovo direttore delle vendite del brand molisano

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Carmine Rosetta è il nuovo Direttore Vendite del brand DR. Opererà a contatto diretto con l’AD di DR, Simona Gualano, coordinando l’attività degli area manager e interfacciandosi con il network DR. 45 anni, sposato con 3 figli, laurea in economia aziendale.
Una carriera ultraventennale nei servizi finanziari legati all’Automotive, dal 2001 in Findomestic (Gruppo BNP Paribas) con incarichi di crescente responsabilità e dal 2022 in CA Auto Bank (Crédit Agricole) in qualità di Brand Sales Manager.

Carmine Rosetta

“Sono molto orgoglioso di entrare a far parte della famiglia di DR Automobiles, – ha commentato Rosetta – un’azienda guidata da una profonda e sincera passione verso il mondo dell’auto, dei propri clienti e concessionari ufficiali, la stessa che condivido pienamente e che ha caratterizzato la mia carriera ad oggi. L’obiettivo è consolidare il brand DR, il cui modello di business ha di fatto permesso ai nostri numerosi clienti di godere di un’auto nuova, con concreto beneficio sia in termini di sicurezza che responsabilità ambientale.”

Tanti nuovi stimoli attendono il nuovo direttore vendite di DR grazie ad un importante sviluppo della rete di vendita, che oggi conta 189 concessionarie solo a marchio DR, ma soprattutto grazie all’ampliamento della gamma, che ha appena visto l’ingresso di tre nuovi modelli, per un totale di 7 car line:

1) DR 5.0 MT Turbo
DR 5.0 MT Turbo è un SUV compatto dalle linee moderne ed eleganti. Un connubio di stile contemporaneo e praticità, ideale per chi cerca un veicolo al passo con i tempi. Un design che riflette l’essenza della modernità, portando un tocco di classe nella quotidianità.
I cerchi in lega da 18” sono di serie.
Dal punto di vista delle performance non cambia la motorizzazione rispetto alla versione 1.5 Turbo CVT. La 1.5 MT Turbo ha infatti 154 CV con una coppia massima 136 Nm – 4.700 giri/min. Diventano 149 CV nella versione Thermohybrid.
Mentre nella dotazione, come sempre full optional di serie, spicca un display importante: il sistema di infotainment da 12,3’’ di DR 5.0 ha un ampio schermo che permette di tenere sotto controllo la navigazione, l’intrattenimento, con la possibilità di sincronizzare Apple CarPlay e Android Auto.
Il parcheggio non è mai stato così semplice grazie alla telecamera posteriore e ai sensori che garantiscono sicurezza e precisione in ogni movimento.
Ulteriori sistemi di sicurezza:
HDC: Hill Descent control
HHC: Hill Holder control
TPMS: Tire pressure monitoring system
Cruise control

2) DR 6.0 T-GDI
La dotazione di serie è ancora più ricca rispetto alla DR 6.0 MT e CVT ma soprattuto il motore è un 1.6 Turbo benzina (o Thermohybird benzina/GPL da 178 CV) ad iniezione diretta in grado di sprigionare ben 185 CV rispetto ai 154 CV delle versioni 1.5 turbo.
Il cambio è un DCT a 7 rapporti.
Spicca il display panoramico da ben 26”, con un quadro strumenti hi-tech per avere tutto sotto controllo e un sistema di infotainment con compatibilità Apple CarPlay e Android Auto.
Un plus sono i numerosi sistemi di assistenza alla guida:
–       adaptive cruise control,
–       segnalazione angoli ciechi;
–       allarme collisione posteriore;
–       allarme collisione anteriore;
–       frenata di emergenza;
–       assistenza al mantenimento di corsia;
–       assistenza al cambio di corsia;
–       avviso cambio corsia;
–       anabbaglianti/abbaglianti intelligenti;
–       allarme apertura portiere in caso di ostacoli;
–       assistente di viaggio con rilevamento traffico;

3) DR 6.0 Hybrid Plug-in
È spinta da un motore termico 1.5 turbo benzina da 108 Kw e due motori elettrici (uno da 55 Kw, l’altro da 70 Kw) che, alimentati da un pacco batterie con tecnologia ternaria agli ioni di litio da 19,3 kWh, hanno un’autonomia complessiva di 80km.
Ha tre sistemi di recupero energia in fase di decelerazione. Inoltre i due motori elettrici recuperano energia anche in fase di frenata, in base all’intensità della stessa. In entrambi i casi l’energia meccanica viene convertita in energia elettrica in grado di ricaricare il pacco batterie.
Ma le batterie si ricaricano anche quando l’auto è ferma o in fase di parcheggio, con il motore termico acceso e al minimo.
Il sistema Hybrid della DR 6.0 ha diverse modalità di funzionamento:
–       con un solo motore elettrico a basse velocità e con il pacco batterie carico;
–       con entrambi i motori elettrici a velocità intermedie, con il pacco batterie carico;
–       extended range, con due motori elettrici in serie, di cui uno ricarica le batterie, a basse velocità e con un basso livello di carica del pacco batterie;
–       in parallelo, con il motore termico e i due elettrici, in fase di accelerazione;
–       con il solo motore termico quando è basso il livello di carica del pacco batterie e la velocità è sostenuta.
Stessi sistemi di assistenza alla guida della 1.6 T-GDI.

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Tim tratta in esclusiva col Mef su Sparkle

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La vendita di Sparkle non solo porta nelle casse di Tim altri 700 milioni di euro ma risolverebbe una ‘anomalia’ nella struttura del gruppo che ormai si è dato un’impronta da ‘società di servizi’. Non è da escludere poi che la società dei cavi internazionali possa confluire nella rete unica a cui punta il Mef che, se realizzata entro il 2026, sbloccherebbe quei 2,5 miliardi di ‘earn out’ legati alla cessione di Netco a Kkr. La Borsa, dove il titolo ha fatto un altro piccolo passo avanti (+2% a 0,26 euro) e gli analisti leggono l’operazione come positiva e si aspettano che Tim accetti la proposta del Mef e, con una quota di minoranza, del fondo spagnolo Asterion, attraverso la controllata Retelit.

E Tim non perde tempo. Il cda, dopo meno di 24 ore, si riunisce, esamina la proposta e dà mandato all’amministratore delegato, Pietro Labriola, di avviare interlocuzioni con gli offerenti, in via esclusiva, finalizzate ad approfondire i profili economici e finanziari dell’operazione e a ottenere la presentazione – entro il 30 novembre – di un’offerta vincolante secondo i migliori termini e condizioni.

L’offerta che c’è ora in campo, rispetto alla precedente di 625 milioni di euro più 125 milioni di euro di earn-out, è qualitativamente migliorativa perché i 700 milioni offerti dal Mef e da Asterion sarebbero ‘tutti subito’. “Gli 0,7 miliardi di euro di liquidità in entrata si aggiungerebbero agli 0,24 miliardi proventi dalla vendita di Inwit – ricordano gli analisti di Mediobanca – con un ulteriore taglio di 1 miliardo di euro alla posizione debitoria di Tim, portando il rapporto di leva finanziaria (ebitda/debito) ben al di sotto di 2 volte”.

Equita e Intermonte hanno invece colto le recenti dichiarazioni del direttore generale del Mef Marcello Sala a un convegno che ha espressamente indicato l’obiettivo del governo di avere “un’unica società nel Paese per la fibra ottica”. “Riteniamo che il governo italiano sia estremamente interessato a evitare un default di Open Fiber anche per il rischio di perdere 1,8 miliardi di euro di fondi Pnrr se il progetto Italia a 1Giga non sarà completato entro giugno 2026” scrivono gli analisti.

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Economia

Zuckerberg batte Bezos, è il secondo più ricco al mondo

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Mark Zuckerberg supera Jeff Bezos e diventa il secondo uomo più ricco al mondo alle spalle di Elon Musk. Zuckerberg vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 di Bezos. Musk ha una fortuna di 262,8 miliardi. E’ quanto emerge dal Bloomberg Billionaires Index.

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Economia

Salvo l’uso di ‘bistecca’ e ‘salsiccia’ per prodotti veg

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In Francia e in Unione Europea l’uso di nomi tipicamente associati alla carne per i prodotti a base vegetale è salvo: i cibi a base di proteine vegetali potranno continuare a chiamarsi ‘salsicce’, ‘bistecche’ o ‘hamburger’ e nessuno Stato membro può impedirlo. Lo ha messo nero su bianco la Corte di Giustizia dell’Ue accogliendo, in forma di sentenza, l’istanza di quattro organizzazioni francesi attive nel settore dei prodotti vegetali e vegani (l’Association Protéines France, l’Union vegetarienne européenne, l’Association végétérienne de France e la società Beyond Meat Inc.) che hanno contestato al governo di Parigi un decreto che vietava l’uso di termini come ‘bistecca’ o ‘salsiccia’ per indicare prodotti a base vegetale.

Un decreto pensato, secondo Parigi, per tutelare la trasparenza delle informazioni sui cibi, ma finito prima sul tavolo del Consiglio di Stato francese, e poi direttamente alla Corte di Lussemburgo. Per i giudici comunitari le norme sull’etichettatura alimentare tutelano già “sufficientemente i consumatori”, anche in questi casi. Dunque, uno Stato membro “non può impedire con un divieto generale ed astratto” ai produttori di alimenti a base di proteine vegetali di adempiere all’obbligo di indicare la denominazione di questi alimenti con “denominazioni usuali” o “descrittive”. A meno che il Paese non abbia adottato una “denominazione legale” per indicarli e purché le modalità di vendita o di promozione di quel prodotto non siano fuorvianti per i consumatori, inducendoli all’errore.

La Corte dell’Ue parla alla Francia, ma in realtà parla a tutta Europa, dove l’uso di termini associati a cibi contenenti proteine animali a quelli vegetali è sempre più dibattuto, soprattutto per via della diffusione di questi ultimi sul mercato europeo. Le prime divisioni a Bruxelles sono emerse nel 2020, quando nel quadro dei negoziati sulla Politica agricola comune (Pac) al Parlamento europeo di Strasburgo ci fu il tentativo di inserire nella revisione delle norme una serie di emendamenti per eliminare l’uso delle denominazioni di carne per i prodotti a base vegetale. Ma il blitz fallì e il blocco di emendamenti al regolamento sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli fu respinto. Il dibattito è rimasto aperto ed è, tra l’altro, particolarmente sentito in Italia. La sentenza, ad esempio, potrebbe non piacere a Lega e FdI, che del divieto di etichettatura tradizionale per i prodotti veg ne hanno fatto da tempo una bandiera.

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