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Cronache

‘Domiciliari Salis a Budapest’, c’è primo step strategia

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Ilaria Salis non può tornare subito in Italia, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest è il primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l’Ungheria. La strategia del governo per risolvere il caso della 39enne milanese corre sul doppio binario di diplomazia e norme internazionali. Dopo la bufera politica per le immagini che la vedevano incatenata con ceppi e manette nelle udienze al processo, in queste ore il procuratore generale ungherese ha fatto visita ad Ilaria in carcere, per verificare le sue condizioni. Gli stessi genitori hanno potuto incontrarla. “Si inizia a vedere un po’ di luce”, commenta un po’ sollevato il papà, Roberto Salis, per il quale c’è un “moderato ottimismo”.

Ma, in attesa di ottenere risultati concreti dopo i canali attivati dalla Farnesina, sul fronte delle leggi bisognerà invece procedere per gradi: i giudici ungheresi – motivando la loro decisione per il “pericolo di fuga” – hanno già respinto in tre occasioni (a giugno, settembre e novembre scorso) le richieste per il trasferimento di Ilaria Salis ai domiciliari in Italia, avanzate dagli avvocati della 39enne. E in assenza di una condanna definitiva, “nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l’esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario”, ribadisce il sottosegretario Andrea Ostellari in commissione Giustizia: per questo la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici.

“Non appena la misura cautelare dovesse essere sostituita con un’altra meno afflittiva – spiega il sottosegretario – ci si attiverà per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia”. In quel caso allora ci sarebbe un appiglio normativo che il ministero ha nel cassetto da settimane: la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento tra Stati membri delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. “Si tratta dell’unico strumento vigente”, sottolinea Ostellari. Il primo step di questo piano potrebbe essere quindi una richiesta dei legali di Salis affinché i giudici concedano i domiciliari in Ungheria alla propria assistita, in attesa che Ilaria possa poi scontarli nel proprio Paese.

“Attendiamo dalle istituzioni il momento in cui va presentata questa istanza”, spiega Roberto Salis, il papà di Ilaria, lasciando intendere che tutto si sta muovendo in un incastro delicato fatto di rapporti diplomatici e tattiche giuridiche. E se il piano non dovesse andare in porto resta l’alternativa del ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo “per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che è già costata altre condanne all’Ungheria”, dice l’avvocato Eugenio Losco, che per ora definisce questa scelta “una possibilità da valutare”.

Intanto il Guardasigilli Nordio ha incontrato in queste ore il collegio del Garante nazionale dei detenuti, che effettuerà una segnalazione anche al comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d’Europa. Il caso arriverà lunedì pomeriggi anche a Strasburgo, dove alla plenaria dell’Eurocamera si dovrebbe tenere un dibattito. La vicenda ha avuto un’eco all’interno dello stesso istituto dove è detenuta l’insegnante milanese, accusata dai giudici di aver aggredito due militanti di estrema destra. “Le compagne di cella la chiamano Giovanna d’Arco, probabilmente perché è riuscita a ottenere delle cose che loro non erano in grado di ottenere”, dice il papà Roberto Salis, per il quale “qualche buon segnale sta arrivando anche dal carcere dove le sue condizioni sono migliorate”. L’ambasciatore italiano, ci ha inoltre riferito dell’incontro con il ministro ungherese della Giustizia. E credo – conclude il papà di Ilaria – che tutti si stiano muovendo nella giusta direzione”.

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Morta Amelia Cortese Ardias, il cordoglio di Bassolino

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“La scomparsa della Cortese Ardias mi rattrista davvero. Amelia è stata una esponente liberale di primo piano, una donna delle istituzioni ed impegnata nella vita culturale e sociale”. Lo afferma in una nota Antonio Bassolino. “Mio padre – aggiunge l’ex sindaco di Napoli – era amico del marito. Le ho voluto molto bene e tra di noi vi sono sempre stati sentimenti di stima ed affetto. Un abbraccio ai familiari”.

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Torna il maltempo, allerta arancione in sei regioni

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Torma il maltempo e domani sarà allerta arancione in sei regioni e gialla in nove. Piogge e temporali, dalla serata di oggi, cadranno sulle regioni di Nord-Ovest e la Toscana, poi la perturbazione si estenderà nella giornata di domani al Nord-Est e in parte al Centro. Il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

I temporali da stasera riguarderanno la Liguria e poi, dalle prime ore di domani, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, successivamente Lombardia, Veneto e, dal pomeriggio, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria e Lazio. Possibili anche locali grandinate e forti raffiche di vento. Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di domani allerta arancione per rischio temporali e idrogeologico su buona parte di Toscana, Emilia-Romagna Liguria, Veneto e Lombardia e su tutto il Friuli Venezia Giulia. Allerta gialla su resto di Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, oltre che su Umbria e parte di Sardegna, Marche e Piemonte.

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A cento anni gli rinnovano la patente a Ravenna

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Ha compiuto cento anni e ogni pomeriggio, insieme alla moglie Tebe, di quattro anni più giovane di lui, da Ravenna va al mare nella vicina Lido Adriano, guidando la sua auto. Potrà continuare a farlo ancora, perché Luciano Gulmini, che il 23 agosto ha festeggiato il fatidico traguardo del secolo di vita, nei giorni scorsi si è infatti visto rinnovare anche la patente per due anni, fino al 2026. Gulmini, ex dipendente di Cgil e Pci, qualche giorno prima è andato all’Aci, dove dopo l’esame della vista, dell’udito, un breve colloquio e una visita che ha certificato la sua abilità psico-fisica a guidare la macchina, si è visto infatti prorogare la validità della patente.

Guida una Lancia Y, comprata trent’anni fa, ma in perfetto stato. Che è il mezzo, appunto, che durante la stagione estiva porta i due coniugi ravennati al bagno Alessandro di Lido Adriano dove li aspettano i loro amici. Gulmini, come ha raccontato all’edizione ravennate del Resto del Carlino, è un guidatore esperto: per molti anni, insieme alla moglie, ha girato l’Europa, prima in Lambretta, poi sempre in macchina. La prima patente l’ha presa ormai 75 anni fa, per poter guidare una Lambretta, con la quale lui e la moglie hanno fatto vacanze anche fuori dai confini italiani. Nei primi anni Sessanta è arrivata la prima macchina, una Fiat 500 che li ha accompagnati in numerosi viaggi in tenda.

“Soprattutto – ha raccontato Luciano – nella ex Jugoslavia, dove all’epoca c’era il presidente Tito. L’abbiamo visitata per parecchi anni, siamo andati a Spalato, Dubrovnik, Mostar, Sarajevo, ma anche in tanti piccoli paesini, a contatto con la cultura degli altri. Ci è sempre piaciuto viaggiare, incontrare gente, lo abbiamo sempre fatto almeno per un mese all’anno”.

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