L’isolamento nelle nostre case, che ci costa frustrazione e angoscia profonda, deve essere un’occasione da non sprecare per ripensare le nostre abitudini e per tornare ad abitare il mondo in sicurezza.Tutti noi non vediamo l’ora di ritornare al lavoro, a scuola, ai nostri rituali rassicuranti fatti di teatro, viaggi. Superata la crisi globale, però, tutto ci suggerisce che le epidemie possano ritornare con maggiore virulenza. Dobbiamo ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo, ridistribuire le ore di lavoro, lottare per superare le disuguaglianze, regolarizzare gli immigrati per migliorare le loro condizioni di vita e assicurare i raccolti agricoalimentari. Tutto deve cambiare non perché nulla cambi, ma perché il Pianeta ci aiuti a sopravvivere.Nelle lunghe giornate passate a leggere e a riscoprire l’odore del pane appena sfornato, tante donne hanno raddoppiato il proprio lavoro per seguire i figli, agevolare la didattica a distanza, impegnare i bambini e pensare con angoscia a come sarà la loro vita quando, spesso titolari di lavoro precario, perderanno lavoro ed emancipazione economica. Abbiamo riscoperto tante categorie di lavoratori, che spesso avevamo considerato i furbetti del cartellino, paramedici, infermieri, autisti di autoambulanze, diventare eroi e non per caso, ma per scelta, pagando con la vita la loro missione. Anche chi lavora nei supermercati o nella grande distribuzione, viene visto nella sua importanza, perché grazie a loro il nostro lockdown è stato confortevole e assistito.
Quello che dobbiamo assolutamente recuperare è un modo diverso di guardare le cose, per non sprecare forse l’ultima occasione di salvezza. La politica governativa dovrà ripensare profondamente la Scuola e la Ricerca, facendone il motore della ripresa. I docenti hanno dato grandi prove di rinnovamento della didattica, riuscendo a tenere contatti con studenti e famiglie, gestendo programmi e riunioni da remoto: tutto questo dovrà essere utilizzato per aiutare gli studenti a non perdere la funzione essenziale della scuola, che è istruzione, formazione, educazione alla cittadinanza, con modalità diverse, entrate scaglionate, distanziamento, didattica fuori aula, sempre in relazione coi docenti e con i compagni. Senza mai dimenticare che la scuola è apprendimento collettivo, socialità, l’unico luogo dove si possono avere pari opportunità di crescita intellettuale ed esperienziale, mentre a casa non tutti i ragazzi hanno luoghi e dotazioni tecnologiche sufficienti. Dovremo riconsiderare la condizione degli anziani,che non sono scarti,come dice Papa Francesco,ma persone che vanno assistite a casa propria,con l’aiuto del terzo settore,non ricoverati in megastrutture per anziani pletoriche,che si sono rivelate trappole mortali, in cui abbandonare la vita senza il conforto dei familiari. Le Rsa costano miliardi di euro,molto meno di una dignitosa assistenza domiciliare.
Dobbiamo ripensare la Sanità territoriale,potenziando l’assistenza primaria e quella di cui necessita il malato,quando ha superato le fasi più acute della malattia.Bisogna potenziare la rete dei servizi distrettuali di medicina generale,creando una medicina di comunità,rafforzando i medici di famiglia e pensando a un grande piano di prevenzione collettiva nei luoghi di vita e di lavoro,nelle scuole.Impieghiamo questo lungo tempo di attesa a pensare al contributo di idee e di impegno,che noi tutti siamo chiamati a dare perché la politica torni ad essere la custode della polis e degli interessi di tutta la comunità.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.