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Detenuto si uccide nel carcere di San Vittore a Milano

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Un detenuto di 44 anni si è suicidato in una cella del carcere milanese di San Vittore, dove è stato trovato cadavere stamani. Dell’accaduto è stata informata la pm di turno di MilanoLetizia Mocciaro. “Origini pugliesi, 44 anni, in carcere per presunti reati correlati agli stupefacenti, fine pena provvisorio fissato al 2027 – spiega Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria – si è strozzato ed è stato ritrovato esanime verso le 5.30 di stamattina”. A nulla, aggiunge De Fazio, “sono valsi gli immediati tentativi di soccorso della Polizia penitenziaria e dei sanitari”. Si tratta “del 75esimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno, in una strage continua – prosegue De Fazio – e che non trova alcun argine dal Governo”.

La Procura di Milanoattende i primi atti relativi a quanto accaduto e potrebbe disporre l’autopsia. A San Vittore, chiarisce l’Uilpa, “sono stipati 1022 detenuti a fronte di 447 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 229%, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e comprendendo gli addetti agli uffici e ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%”.

Del resto, si legge ancora in una nota, “nel Paese, con ormai 62mila reclusi presenti e meno di 47mila posti disponibili, sono oltre 15mila i detenuti in esubero e più di 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria. Carente – prosegue De Fazio – è l’assistenza sanitaria e psichiatrica, inadeguati sono gli equipaggiamenti, le strutture e le infrastrutture, molto approssimativa risulta l’organizzazione”. Un sistema carcerario “sull’orlo del baratro, con gli operatori che dovrebbero assicurare il rispetto delle regole laddove tutte le regole sono da tempo saltate e loro stessi subiscono la negazione di diritti e prerogative persino di rango costituzionale, oltre a essere sottoposti a carichi di lavoro e turnazioni massacranti”.

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Foggia: bomba a finanziere, arrestato imprenditore già indagato per omicidio moglie

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L’imprenditore vitivinicolo di San Severo (Foggia), Ciro Salvatore Caliendo, 46 anni, indagato dalla Procura di Foggia per omicidio dopo l’incidente stradale in cui ha perso la vita la moglie, Lucia Salcone, il 27 settembre scorso, è agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napolisulla bomba fatta esplodere sotto l’auto di un ufficiale della Guardia di Finanza, il 21 marzo 2023 a Bacoli (Napoli).L’ordinanza è stata firmata dal gip del tribunale di Napoli, Nicola Marrone, e ha portato in carcere l’ex compagna del finanziere, praticante avvocato a Foggia, ritenuta il mandante per motivi legati a controversie per l’affidamento del figlio minorenne. Ai domiciliari oltre a Caliendo un altro indagato. L’imprenditore è accusato di aver fabbricato l’ordigno. Caliendo avrebbe anche fornito il telecomando per l’esplosione. L’ordigno sarebbe stato confezionato mescolando perclorati, potassio, alluminio, nitrati, ammonio e zolfo costituenti una miscela esplosiva ad effetto detonante del tipo Flash Powder.

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Si sdraia sui binari, carabinieri salvano ragazza di 20 anni

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Si era sdraiata sui binari della linea ferroviaria Roma-Civitavecchia con l’intenzione di farla finita, ma l’intervento dei carabinieri ha scongiurato il peggio per una ragazza di soli 20 anni. L’azione coordinata della centrale operativa e delle pattuglie sul territorio è stata determinante. Ricevuta la segnalazione, i carabinieri hanno allertato la polizia ferroviaria di Roma, segnalando l’imminente pericolo. A questo punto il traffico ferroviario è stato rallentato, permettendo l’azione di salvataggio dei carabinieri di Ladispoli. Gli accertamenti sulla vicenda sono tutt’ora in corso, la ragazza dopo le cure del caso è stata dichiarata fuori pericolo.

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Operata in gravidanza di tumore intracranico, primo caso

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Pochi mesi dopo avere subito un delicato intervento alla testa per la rimozione di un tipo di tumore molto raro ha partorito un bambino in ottime condizioni di salute. E’ il lieto fine di un caso che ha chiamato a raccolta esperti di varie branche della medicina, negli ospedali della Città della Salute di Torino. Le particolarità che lo rendono senza precedenti, secondo le documentazioni della letteratura medica verificate dai medici torinesi, sono la particolare patologia, un tumore raro della cartilagine, che di solito colpisce le ossa lunghe e che invece questa volta si è manifestato all’interno del cranio, e l’intervento su una donna in gravidanza.

La paziente, 36 anni, seguita dal reparto di ostetricia di Ostetricia e Ginecologia universitaria 1 dell’ospedale Sant’Anna diretto dalla professoressa Chiara Benedetto, era al terzo mese di gravidanza quando sono insorti i sintomi – disturbi alla vista – che hanno convinto i medici sulla necessità di approfondimenti. La risonanza magnetica ha scoperto una lesione tumorale di un centimetro e mezzo, che si stava sviluppando in una parte del cranio dove iniziava a comprimere i nervi che controllano i movimenti oculari. L’unica opzione – secondo quanto hanno concordato i medici – era l’intervento neurochirurgico, che è stato condotto con una tecnica mini-invasiva endoscopica, passando dalle narici per arrivare al centro della scatola cranica, dove si era sviluppato il condrosarcoma.

L’operazione, durata circa 3 ore, è stata eseguita alle Molinette di Torino da un’equipe guidata dal dottor Francesco Zenga, responsabile della Chirurgia del asicranio e Ipofisaria dello stesso ospedale, e dalla dottoressa Federica Penner, afferenti al dipartimento di Neuroscienze della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Vincenzo Villari. Alla 38/a settimana di gravidanza, il parto con taglio cesareo. Ora la mamma, che dovrà proseguire le cure per il tumore, e il bambino, nato con il peso di 3 chili e 90 grammi, sono entrambi a casa. “Sono felice che questa mamma sia riuscita a realizzare il suo sogno, nonostante abbia dovuto affrontare insieme a noi una sfida molto impegnativa – commenta Chiara Benedetto – Il risultato è stato ottenuto grazie a un grande lavoro di squadra, multidisciplinare”. Sulla necessità di una “perfetta sinergia tra tutti i professionisti, infermieri e medici” insiste anche Zenga, che evidenzia la complessità dell’intervento, “durante una gravidanza” e “in una zona delicata ricca di strutture e vasi sanguigni”.

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