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Cronache

Decapitato per debito matrimonio saltato, un arresto

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“Sono ancora sconvolto da tutto quel sangue che ho visto quando gli ho tagliato la testa”. Una frase netta, in mezzo a tante confuse, Potrebbe essere un lapsus, ma anche una confessione involontaria quella resa da Mostafa Mohamed, 24 anni, quando e’ stato interrogato dai magistrati. Il giovane originario del Bangladesh poche ore prima era stato fermato dalla polizia nelle indagini sull’omicidio di Mohamed Ibrahim, un connazionale, 25enne, trovato decapitato in un appartamento in corso Francia, a Torino, martedi’ sera. L’assassino lo ha strangolato con un cordino di nylon e poi gli ha staccato la testa con un coltello. Quando ormai era morto. Sulle prime Mostafa non volevo parlare. Sosteneva di avere un’emicrania. I pm Valentina Sellaroli e Marco Sanini, con pazienza, gli hanno chiesto di raccontare a grandi linee la sua vita. E lui a certo punto ha tirato fuori la storia del sangue. “Il movente e’ di natura puramente economica, nulla di religioso o di rituale”, spiega il capo della Squadra Mobile della Questura di Torino Luigi Mitola, che ha indagato sull’omicidio, un giallo risolto in 48 ore. Mostafa, che e’ stato fermato questa mattina alla stazione ferroviaria di Porta Nuova mentre con borsa e passaporto cercava di lasciare la citta’, aveva dato del denaro alla vittima. Qualche migliaia di euro, alcuni testimoni parlano di 1.200 euro, Mostafa di 4.000, dati in cambio della promessa da parte di Ibrahim di fargli sposare una sua congiunta, residente nel Paese asiatico. Nozze che per motivi ancora da chiarire erano poi saltate. Varie volte Mostafa ha chiesto indietro la somma, visto che il ‘patto’ non era stato rispettato. Martedi’, giorno di riposo per Ibrahim dal lavoro come lavapiatti in una pizzeria, e’ andato a casa sua, lo ha strangolato e poi con un coltello da cucina lo ha decapitato. Si e’ cambiato gli abiti ed tornato a casa. Una videocamera di sorveglianza installata nel cortile di corso Francia ha registrato la sua presenza alle 18.30, quando e’ arrivato, e alle 20.30 quando e’ andato via. “Abbiamo ritrovato il coltello, il cordoncino di nylon – spiega Mitola – e gli abiti lavati, che abbiamo riconosciuto grazie alle immagini”. Per gli investigatori, dunque, il “quadro indiziario e’ chiaro”. I due erano in Italia da sette anni. Anche Mostafa lavorava come lavapiatti o aiuto cuoco. “Un delitto maturato – conclude Mitola – in un ambiente di persone che vivono di lavoretti saltuari e l’emergenza Covid ha peggiorato la loro situazione”

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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