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Dall’euro a Bin Salman, scontro Meloni-Renzi al Senato

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I toni si sono alzati con Matteo Renzi. Fino a quel momento, il question time di Giorgia Meloni al Senato era filato via fra domande non particolarmente mordaci e risposte a volume basso. Poi gli animi si sono scaldati e allora sono stati scambi al vetriolo, atmosfere da comizio, botte e risposte a ripetizione. La presidente del Consiglio ha rivendicato con veemenza l’azione del governo. Le opposizioni hanno rintuzzato, anche coi capigruppo Pd Francesco Boccia e Cinque Stelle Stefano Patuanelli. Ma con Renzi è stato ring vero e proprio: “Gioca a fare Cenerentola”, le ha detto lui. La benzina costa troppo? “Ci dia una mano col suo amico Bin Salman”, l’ha rimbeccato lei. A seduta finita, la disputa opposizioni-Meloni è proseguita su altre arene.

“La nostra premier ha sostenuto di non aver detto di voler uscire dall’euro”, ha scritto su X l’esponente di Più Europa Riccardo Magi, postando un video d’archivio di un’iniziativa di FdI in cui Meloni diceva che l’Italia avrebbe dovuto dire all’Europa: “Noi vogliamo uscire dall’Euro”. In Aula,Meloni ha risposto seccamente a Renzi: “Mi ha fatto un assist, parlo volentieri di come abbiamo cambiato la situazione di questa nazione”. E ha elencato “la fiducia in crescita dei mercati”, i giudizi delle agenzie di rating, lo spread “ai minimi con la borsa che cresce”. Il leader Iv la aveva accusata: “La sua coerenza si è fermata il giorno delle elezioni”. Poi ha puntato sui conti in tasca degli italiani: “I costi del pane e della benzina aumentano”. Meloni gli ha ribattuto col sarcasmo su Bin Salman e citando “il record di occupazione femminile, che è forse – ha sottolineato – il risultato che mi rende più fiera”. E sul Pnrr: “Non c’è nessun ritardo”. Poi la stoccata ai sindacati: “Registro un cambio di atteggiamento: tra il 2012 e il 2022 ci sono stati circa sei scioperi generali, uno ogni due anni, mentre adesso se ne fanno due ogni anno”.

Anche il capogruppo Pd Boccia è partito alla carica: “Ogni giorno un’ammuina per far sapere quello che state facendo, ma ogni annuncio su un provvedimento viene sconfessato il giorno dopo. E’ più lungo l’elenco dei vostri dietrofront che di quello che il governo ha fatto”. Il Cinque Stelle Patuanelli ha ripescato la telefonata col falso leader africano: “Non insisto sul labile confine con situazioni tragicomiche tipo ambasciatore del Katonga – ha esordito – Ma sull’Ucraina al telefono Meloni dice una cosa e nelle aule parlamentari dice il contrario”. E la premier, dando una stoccata al Movimento: “Penso che la responsabilità della politica sia guidare la società e non rincorrerla. Mi rendo conto della stanchezza nell’opinione pubblica, ma sono convinta che difendendo gli ucraini difendiamo il nostro interesse nazionale”. Anche con Verdi-Sinistra c’è stato lo scontro, che è arrivato fino in Emilia Romagna.

Il capogruppo Peppe De Cristofaro ha parlato di “totale assenza dell’esecutivo sui danni sociali, ambientali ed economici prodotti dalla crisi climatica in atto”. Sull’alluvione “il governo ha assunto all’indomani misure eccezionali e immediate” gli ha risposto Meloni, ma “la piattaforma dell’Emilia Romagna” per la destinazione dei fondi “è diventata operativa due mesi dopo l’ordinanza”. Eppure l’inizio della seduta era stato in spirito bipartisan, con l’Aula che ha osservato un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin. E Meloni che, in tailleur bianco e nastrino bianco macchiato di rosso all’occhiello, ha ringraziato “tutti i gruppi per l’approvazione della norma di contrasto alla violenza sulle donne”. Però la politica è soprattutto scontro: “Confesso che il Parlamento mi manca molto – ha detto la premier ai colleghi – Ho una lunga carriera parlamentare come si vede dalla passione che metto nelle mie risposte”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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