Siccità nel 2022, alluvioni nella prima parte del 2023: questi due fenomeni, opposti ma uniti dalla stessa matrice, i cambiamenti climatici, hanno piegato l’agricoltura italiana, danneggiando le colture e i raccolti a volte irreparabilmente. L’assenza di piogge, in particolare, ha inciso negativamente sul valore aggiunto, la produzione e l’occupazione di settore nel 2022, facendo registrare rispettivamente un calo del 1,8%, in controtendenza rispetto al resto dell’economia nazionale, dell’1,5% e del 2,1%. Mentre le alluvioni del maggio di quest’anno solo in Emilia-Romagna hanno fatto, secondo una stima provvisoria, danni per 2 miliardi, con stanziamenti da parte del governo. A fare i conti dell’impatto della siccità nel settore primario è un report dell’Istat sull’Andamento dell’economia agricola nel 2022 che sottolinea come già nel 2021 l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca avevano subìto gli effetti delle avverse condizioni climatiche ai quali si era aggiunto, soprattutto nella seconda parte dell’anno, il consistente rialzo dei prezzi. Una performance in negativo, con un -1,1% di valore aggiunto nel settore a 37,4 miliardi di euro su una produzione agricola totale di 74,7 miliardi.
“Negli ultimi anni – sottolinea l’Istat – il costante innalzamento delle temperature, la siccità e la conseguente carenza idrica stanno diventando, per la loro persistenza e diffusione, fenomeni allarmanti, dando luogo ad una tropicalizzazione del clima che ormai impatta non soltanto sull’agricoltura, ma su tutti i settori produttivi, con implicazioni che, nel lungo termine, potrebbero interessare anche la salute pubblica e i comportamenti sociali”. Nel 2022 i fattori che hanno caratterizzato il 2021, anziché attenuarsi, sottolinea il report dell’Istat, si sono ulteriormente amplificati, incidendo pesantemente sui volumi di molte produzioni e, soprattutto, sui costi di produzione. Nel 2022 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca in Italia ha subìto, infatti, un ulteriore indebolimento a causa del caldo estremo. Il 2022 è stato annoverato come uno degli anni più caldi e asciutti di sempre, non solo in Italia ma nell’intero continente europeo. Andamenti negativi, precisa l’istituto di statistica, si sono registrati per quasi tutte le coltivazioni: in decisa contrazione la produzione di legumi (-17,5%), olio di oliva (-14,6%) e cereali (-13,2%); diminuiscono le attività di supporto (-5,4%) e il comparto zootecnico (-0,6%).
L’annata è stata invece molto favorevole per la frutta (+23,2%) e positiva per le attività secondarie (+8,6%) e il florovivaismo (+1,1%). In forte rialzo, poi, sono i prezzi di vendita dei prodotti agricoli (+17,7%) e si rileva un incremento ancora più consistente dei prezzi dei beni e servizi impiegati dal settore (+25,3%). Produzione e valore aggiunto in deciso calo (-3% e -1,5%) in tutta l’Ue dove l’Italia risulta seconda per valore aggiunto e terza per valore della produzione. Tra i principali Paesi produttori, il calo della produzione ha riguardato in special modo Ungheria (-18,2%) e Romania (-15,8%) con decrementi consistenti anche per Spagna (-8,8%) e Portogallo (-5,6%) e valori negativi per Germania (-4%), Belgio (-3,3%) e Paesi Bassi (-2,4%). La produzione è risultata in aumento, invece, in Svezia (+4%), Polonia (2,2%), Grecia (+2,2%), Danimarca (+1,2%) e Francia (+0,8%).