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Economia

Crescono occupati, rischio povertà a minimi da 2010

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Cresce l’occupazione e diminuisce il rischio di povertà ma l’Italia resta comunque indietro rispetto alla media Ue: nel 2023 il nostro Paese ha avuto un incremento record degli occupati con 1,5 punti in più (seconda sola a Malta ,oltre il doppio della media Ue) ma resta in fondo alla classifica con appena il 66,3% di persone tra i 20 e i 64 anni che lavora. Nello stesso periodo è diminuito il rischio di povertà che con il 18,9% si porta sui minimi dal 2010. In pratica il cammino per la riduzione del disagio economico e sociale sembra iniziato ma il percorso resta lungo.

Il divario con il tasso di occupazione medio europeo è ancora di nove punti a livello nazionale ma sale si si guarda alle donne e soprattutto ai territori con il Mezzogiorno ancora più indietro. Il 2023, anno che ha registrato una stretta sul reddito di cittadinanza con la possibilità di avere il sussidio al massimo per sette mesi per i cosiddetti occupabili, ha visto comunque una riduzione del rischio di povertà monetaria (ovvero della popolazione con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale) di 1,2 punti (-0,3 punti in media in Ue).

Il tasso di rischio di povertà monetaria dopo i trasferimenti sociali è sceso al 18,9% della popolazione (16,2% in Ue) pari a 11,12 milioni di persone, con una riduzione di 676mila persone sul 2022. Se si guarda nel complesso alla povertà e l’esclusione sociale (quindi oltre alla povertà monetaria anche alla presenza di grave deprivazione materiale o di bassa intensità di lavoro) in Italia la percentuale di popolazione in questa situazione di disagio economico è pari al 22,8% in calo di due punti rispetto al 2022 ma comunque superiore alla media Ue (21,4%).

Si trovano in questa situazione di rischio nel complesso nel nostro Paese 13 milioni 392mila persone con una riduzione di circa 900mila persone rispetto al 2022. Sono persone che vivono in famiglie o in situazione di povertà relativa, o sono impossibilitate a fare spese impreviste o a riscaldare adeguatamente l’abitazione o a fare una settimana di vacanza l’anno lontano da casa, o che sono in nuclei a bassa intensità di lavoro, ovvero hanno impegno inferiore al 20% dell’orario normale. Per i minori il rischio di povertà ed esclusione sociale è più alto rispetto alla percentuale complessiva.

Nel nostro Paese nel 2023 oltre un quarto dei minori, il 27,1%, era in questa situazione di disagio, dato in flessione rispetto al 28,5% del 2022, ma comunque superiore alla media Ue (24,8%). In pratica ci sono 2 milioni 471mila under 18 in una situazione di disagio economico. Tra i fattori di grave deprivazione materiale c’è l’impossibilità di fare un pasto adeguato con carne o pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni. Se in media in Ue il 9,5% non può permettersi di mangiare in modo adeguato in Italia la percentuale e all’8,4% (dal 7,5% del 2022).

La percentuale sale al 19,2% in Italia per le persone che hanno un reddito al di sotto del 60% di quello mediano. Per ridurre ancora il rischio di povertà sarà essenziale aumentare la partecipazione al lavoro, soprattutto delle donne. Se l’Italia è ultima per tasso di occupazione in Ue è tra le peggiori anche per quello di disoccupazione con il 7,6% tra i 15 e i 74 anni facendo meglio solo della Spagna (12,2%) e della Grecia (11,1%) .

Il tasso è largamente al di sopra della media Ue attestata nell’anno al 6,1% ma se si guarda all’andamento rispetto al 2022l’Italia ha comunque fatto meglio della media Ue con una flessione del tasso di 0,4% punti a fronte di una riduzione media in Europa di 0,1 punti. L’Italia è invece tra le prime della classe sul divario di retribuzioni tra uomini e donne per ora lavorata (il 4,3% in meno rispetto al 12,7% in meno in media nell’Ue), il dato migliore dopo il Lussemburgo che vede le donne pagate più degli uomini.

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Economia

L’estate spinge i consumi, riprendono le vendite

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L’estate e i saldi hanno ridato un po’ di slancio ai consumi, ma il quadro permane incerto. I dati diffusi dall’Istat sulle vendite al dettaglio a luglio preoccupano le organizzazioni dei consumatori e le imprese del commercio. Il calo dei prezzi e il rinnovo dei contratti di lavoro non sono bastati a ridare fiducia alle famiglie e a rilanciare i consumi. Se a luglio le vendite al dettaglio sono tornate in terreno positivo dopo il calo di giugno il merito è da attribuire all’euforia estiva e ai saldi, ma restano comunque per quanto riguarda i volumi, sotto lo “zero virgola” nonostante un’inflazione di luglio contenuta all’1,3%. Andando ai numeri, l’Istat stima, per le vendite al dettaglio, un aumento in valore dello 0,5% e in volume dello 0,3%.

Risulta in crescita anche il dato tendenziale, anno su anno, che segna un +1,0% in valore e un +0,1% in volume rispetto al luglio 2023. Rispetto al mese precedente, giugno, crescono sia le vendite dei beni alimentari (+0,5% in valore e +0,4% in volume) sia dei beni non alimentari (+0,6% valore e +0,2% volume). Ma nel raffronto tendenziale gli alimentari crescono solo dello 0,3% in valore e risultano in calo dello 0,7% in volume, i non alimentari invece crescono sia in valore sia in volume (rispettivamente +1,4% e +0,6%). Fra i beni non alimentari l’aumento maggiore (+6,0%) riguarda i prodotti di profumeria e cura della persona mentre l’abbigliamento e la pellicceria si ferma a +0,8%.

“La spesa in termini reali arranca e non riesce a superare la dinamica dei prezzi, seppur in forte contrazione” osserva Confesercenti aggiungendo che “le famiglie stentano ancora ad accrescere in maniera consistente gli acquisti, anche perché stanno ricostituendo le disponibilità di risparmio” “L’onda lunga del caro-prezzi continua ad avere effetti sui comportamenti di spesa degli italiani, portandoli a tagliare i consumi alimentari e spingendo le famiglie sempre più verso i discount, esercizi che segnano la più forte crescita delle vendite nel 2024, pari al +3% su base annua” osserva il Codacons. Secondo un’analisi dell’unione Nazionale dei Consumatori “a luglio le spese alimentari per una famiglia media sono scese su base annua di 40 euro a prezzi del 2023, quelle non alimentari salgono di 106 euro, con un saldo finale positivo e pari a 66 euro”.

Per Federdistribuzione, che riunisce le società della grande distribuzione, i saldi estivi sono comunque stati “deludenti” in particolare nel segmento dell’abbigliamento. “In questo scenario, si inserisce un peggioramento del clima di fiducia dei consumatori per effetto del deterioramento delle aspettative economiche e personali” osserva l’organizzazione della Gdo Ma non sono solo gli alimentari a fare le spese della contrazione dei consumi, soffrono le vendite al di fuori dei negozi mentre sembrano migliorare quelle nei piccoli negozi. Rispetto a luglio 2023, fa sapere l’Istat, il valore delle vendite al dettaglio evidenzia un aumento per la grande distribuzione (+0,8%), le imprese operanti su piccole superfici (+1,0%) e il commercio elettronico (+4,1%), mentre calano le vendite al di fuori dei negozi (-0,3%).

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Economia

Report Deloitte, cresce rinuncia alle cure per motivi economici

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Ridurre le liste di attesa, facilitare l’accesso alle cure e fare leva sull’innovazione tecnologica per migliorare l’organizzazione del SSN. Sono le priorità che emergono dalla quarta edizione dell’Outlook Salute Italia di Deloitte. Nel 2023 il 29% del campione – in diminuzione rispetto all’anno precedente (-3%) – ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a delle cure negli ultimi 12 mesi. I motivi economici pesano sempre di più (69%) e colpisce tutte le fasce di reddito, con effetto maggiore su quelle economicamente più deboli. Tra coloro che dichiarano di aver dovuto rinunciarci, 4 su 10 lamentano liste d’attesa eccessivamente lunghe. Il ruolo del SSN resta comunque centrale ed è la prima opzione per le attività di prevenzione (49%).

“La fotografia che emerge dalla ricerca restituisce l’immagine di un Paese, che secondo gli italiani necessita di potenziare alcuni aspetti ritenuti critici – spiega Guido Borsani, Partner di Deloitte Italia e Government & Public Services Industry Leader – e valorizzare l’innovazione dell’ecosistema sanitario, attraverso un uso consapevole di strumenti digitali”. Rispetto al periodo pre-pandemia (2019), si conferma una diminuzione degli accessi verso i medici di medicina generale (dal 64% al 50%), oltre una contrazione della domanda di indagini strumentali e cure odontoiatriche. Al contrario, le visite specialistiche, gli esami di laboratorio e le attività di prevenzione risultano le prestazioni più fruite. In particolare, sul lato della prevenzione primaria e secondaria aumenta il ricorso a vaccinazioni (+40%), campagne di screening oncologico (+23%) e check-up completi (+24%).

Riguardo le prestazioni specialistiche, ne usufruisce il 72% dei rispondenti con reddito alto, rispetto al 68% nella fascia di reddito più basso. Il divario aumenta nella attività di prevenzione, con un 60% vs 39%. In tema di prestazioni sanitarie online, cresce la quota di adulti italiani che dichiara di aver prenotato sul web (54%), così come la percentuale di chi ha ricevuto un referto tramite canali digitali (58%) e di chi ha utilizzato piattaforme per informarsi o scegliere un professionista a cui rivolgersi (38%). Resta stabile invece il numero di persone che condivide referti digitalmente (45%).

“Il report mostra un sistema in profonda trasformazione, in cui si sta configurando un nuovo equilibrio tra i servizi coperti dal SSN, ruolo del comparto privato in alcuni ambiti come la specialistica ambulatoriale e un annunciato sviluppo del mercato assicurativo che, tuttavia, stenta ad imporsi alla luce dell’elevata spesa out of pocket che ancora caratterizza il nostro Paese”, conclude Davide Lipodio, Health & Human Services Sector Leader di Deloitte Italia.

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Economia

Scuola, oltre 100 ricorsi per il concorso presidi discussi al Tar

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Sono stati oltre 100 i ricorsi amministrativi discussi oggi davanti ai giudici del Tar del Lazio relativi alla vicenda del concorso per diventare presidi che si è svolto nel 2017. I giudici si sono riservati di emettere a breve le loro ordinanza; non è escluso che la pubblicazione possa avvenire già nella giornata di domani. Diverse le tipologie di oggetto vertenti sulla richiesta di sospensione e poi di annullamento: del provvedimento di mancato superamento della prova preselettiva, degli esiti della prova scritta; della rettifica di punteggi; del mancato superamento della prova scritta. E poi anche riferite alla richiesta di immissione in ruolo dei dirigenti scolastici che hanno partecipato al corso intensivo di formazione, in deroga alle percentuali di posti assegnabili. Alla vigilia di Ferragosto, il Tar sospese in via cautelare la procedura relativa alla nomina dei vincitori del concorso ritenendo sussistenti “i presupposti di estrema gravità e urgenza per l’accoglimento dell’istanza di misure cautelari monocratiche”. Tutto ciò, però, fino alla data della camera di consiglio che si è celebrata oggi “salva ogni valutazione in rito e sul merito, al solo fine di giungere alla decisione in sede collegiale”. Intanto, altri ricorsi sono ancora da discutere in camera di consiglio nel corso di ulteriori udienze.

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