Sono trascorsi poco più di 20 giorni da quando è stata segnalata per la prima volta e già la nuova arrivata della famiglia Omicron, la sottovariante BQ.1.1 nota come ‘Cerberus’, ha cominciato a guadagnare posizioni. Attualmente è la responsabile del 35% dei casi di Covid-19 in Francia e all’incirca il 7% in Gran Bretagna, Germania, Danimarca e in Italia. Mentre la curva di casi e ricoveri ha raggiunto il picco e comincia a scendere, molti esperti vedono nella BQ.1.1 il probabile motore di una nuova ondata che potrebbe partire in Europa a novembre. A tracciare l’evoluzione delle varianti in circolazione nel nostro Paese è il Ceinge di Napoli, attraverso l’analisi delle sequenze genetiche del virus SarsCOV2 depositate dall’Italia nella banca dati internazionale Gisaid. “La situazione di Cerberus in Europa è preoccupante perché questa sottovariante è in ascesa”, osserva il genetista Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge, che ha analizzato i dati con Angelo Boccia, del gruppo di Bioinformatica del Ceinge coordinato da Giovanni Paolella. Secondo i due esperti “è ipotizzabile un trend di crescita della sottovariante BQ.1.1, con raddoppio a breve. Al momento non ci sono dati clinici su Cerberus e sarà importante – osservano – monitorare questo nelle ospedalizzazioni nelle prossime settimane”. Alla luce di queste considerazioni, i due esperti suggeriscono di “essere cauti con la possibilità di affermare che non esistano più nuove ondate di infezioni da SarsCoV2, in quanto il virus muta per la sua sopravvivenza nell’uomo”. Sono 157.717 le sequenze genetiche depositate dall’Italia nella banca dati Gisaid dall’inizio della pandemia e, di queste, 60.231corrispondono alla variante Omicron e alla sua numerosa famiglia (dalla BA.1 fino alle recenti BA.5).
Delle 157.717 sequenze, 15.160 (al 10 ottobre scorso) corrispondono alla sottovariante Omicron BA.5, pari al 93.7%. Nella famiglia delle BA.5, si distinguono in particolare la BA 2.75 Centaurus (1,8%) e BQ.1.1’Cerberus (7%). E’ questa la situazione alla base dei dati diffusi giornalmente dal ministero della Salute, con 48.714 i nuovi casi di Covid-19, contro gli 11.606 del giorno precedente: un salto che rispecchia il passaggio in 24 ore da 80.319 a 297.268 test, fra antigenici rapidi e molecolari, con l’indice di positività aumentato dal 14,44% al 16,38%; sempre nell’arco di un giorno i decessi sono aumentati da 39 a 120. I ricoveri nelle terapie intensive sono stati 232 (il giorno prima erano stati 226) nel bilancio tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono stati 37. I ricoverati nei reparti ordinari sono 7.106, rispetto ai 7.124 di 24 ore prima. Guardando alla possibile evoluzione dell’epidemia in Italia, secondo gli esperti del Ceinge sono almeno tre le ragioni per tenere d’occhio la sottovariante BQ.1.1: la prima è il ritmo rapido con cui si diffonde; la seconda è la possibilità che possa bucare i vaccini: cosa che renderebbe particolarmente importante fare la quarta dose con il vaccino contro Omicron BA:4-BA.5 per over 60, fragili, operatori sanitari, donne in gravidanza, pazienti immunocompromessi, ospiti di Rsa; la terza (da confermare) è che abbia una superiore capacità di replicarsi.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.