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Covid, numero due Oms Guerra indagato a Bergamo

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C’e’ un nuovo indagato nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata dell’epidemia di Covid in una delle zone piu’ colpite d’Italia un anno fa. Si tratta di Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Oms ed ex direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute, accusato di aver detto il falso davanti ai pm durante la sua audizione sul piano pandemico. Sentito come testimone, lo scorso 5 novembre, non avrebbe detto la verita’ in merito non solo al mancato aggiornamento del piano pandemico, ma anche sulle presunte pressioni nei confronti di Francesco Zambon, uno degli allora ricercatori della divisione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’, per ottenere la rimozione dalla pagina web dell’Oms di alcuni passaggi di uno studio che mettevano in luce l’inadeguatezza del nostro Paese nel far fronte all’emergenza Coronavirus. “Sono stupito e amareggiato per questa situazione, non conosco di cosa si tratti, non ho la piu’ pallida idea sul perche’ i magistrati abbiamo deciso in tal senso”, ha spiegato Guerra fino a qualche tempo fa anche componente del Cts. “Avevo parlato con i magistrati lo scorso novembre e avevo dato la mia disponibilita’ ad un nuovo confronto – ha aggiunto -. Non conosco le domande che i magistrati nella rogatoria hanno mandato all’Oms”. Rogatoria a Ginevra per avere atti ufficiali relativi al piano pandemico e il documento di autovalutazione inviato dal Ministero e per fare luce su cosa e’ realmente successo su quel report che nel giro di 24 ore, lo scorso 13 maggio, spari’ dal sito dell’Oms. Con l’iscrizione di Ranieri Guerra fa un passo avanti il filone di indagine con al centro il piano pandemico, che il Procuratore Antonio Chiappani, con il suo aggiunto Maria Cristina Rota e il pool di pm, assieme agli investigatori della Guardia di Finanza, hanno appurato essere rimasto ‘fermo’ al 2006 e per giunta nemmeno applicato, nonostante le indicazioni date ai primi di gennaio dell’anno scorso dall’Oms. Il numero due dell’organismo legato all’Onu, cinque mesi fa, quando venne ascoltato come teste dai pubblici ministeri, secondo l’accusa, avrebbe mentito quando disse che il piano pandemico influenzale non aveva bisogno di aggiornamenti in quanto negli ultimi anni non si erano registrati gravi episodi epidemiologici. In realta’, in base agli accertamenti, sia l’Oms sia l’Unione Europea avevano dato indicazioni diverse e Guerra, che tra il 2014 e il 2017 era dg alla Prevenzione, avrebbe dovuto aggiornarlo. E poi non avrebbe detto la verita’ nemmeno sulla vicenda di Zambon, il quale qualche tempo fa si e’ dimesso dall’ufficio Oms di Venezia. Guerra ha negato di aver mai esercitato alcuna pressione sul ricercatore per ottenere, minacciando “ritorsioni” sul lavoro, che venissero cancellate dal sito alcune frasi contenute nel rapporto intitolato “An unprecedented challenge – Italy’s first response to COVID-19” con le quali si riteneva che l’Italia era senza ‘armi’ nella battaglia contro il Covid. Una correzione, stando alle e-mail finite nel fascicolo di inchiesta, che riguardava anche il riferimento al piano pandemico non aggiornato in quanto il diktat sarebbe stato anche inserire la parola ‘updated’. Riguardo alla vicenda delle ipotizzate pressioni, gli atti dovrebbero essere inviati alla Procura di Venezia per competenza, mentre rimane a Bergamo il nucleo principale dell’indagine, che ha visto piu’ di una trasferta a Roma (e’ stato ascoltato come testimone pure l’ex premier Giuseppe Conte), e nel quale ci sono alcuni indagati. Tra i fronti dell’inchiesta, oltre al piano pandemico, ci sono la mancata istituzione di una zona rossa nella Bergamasca, l’anomala riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo e le tantissime morti nelle rsa.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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