Collegati con noi

Corona Virus

Covid, la polemica dei medici no vax: inchiesta dell’Ordine di Roma

Pubblicato

del

Arrivato il vaccino, ora il fulcro di polemiche e preoccupazioni ed eventuali decisioni politiche e’ rappresentato da chi lo rifiuta tra gli operatori sanitari, Un centinaio di persone, secondo la Fnomceo, su alcuni dei quali l’Ordine di Roma ha aperto un procedimento disciplinare. E se i giuristi dicono che per chi lavora a contatto col pubblico e’ pensabile un obbligo vaccinale, perche’ il limite della liberta’ individuale sta nel non arrecare danno agli altri, il mondo politico si divide. Favorevoli a questa ipotesi esponenti di punta come Matteo Renzi e Silvio Berlusconi e la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che sottolinea pero’ come cominciare a parlare di obbligo sarebbe un danno, auspicando che il rifiuto si superi spiegando. Contraria, invece, la ministra Fabiana Dadone che preferirebbe per i dipendenti della pubblica amministrazione una forte raccomandazione. Come ha spiegato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, pero’, “sono un centinaio circa i medici contrari alle vaccinazioni. E per noi, chi sta con i no vax e’ incompatibile con la professione, perche’ mette in discussione le evidenze scientifiche. Ci sono poi medici che non vogliono essere vaccinati, e possono avere diverse motivazioni, a volte coincidono con i no vax, ma non tutti sono incanalabili in questo filone”. Un esempio sono i 13 medici, tra no vax e negazionisti, su cui l’Ordine dei medici di Roma ha aperto un procedimento disciplinare, per le loro convinzioni sui social media e in tv. “Si tratta di 10 colleghi che hanno espresso posizioni contro il vaccino antinfluenzale e 3 invece negazionisti sul Covid – precisa Antonio Magi, presidente dell’Ordine – La procedura disciplinare e’ partita dopo che abbiamo ricevuto da cittadini e colleghi degli esposti, corredati da documentazione”. Al momento l’adesione dei medici al vaccino e’ stata alta. Ma e’ pensabile un obbligo vaccinale per i medici? Come spiega Amedeo Santosuosso professore di diritto, scienza e nuove tecnologie presso l’Universita’ degli studi di Pavia, il principio di base “e’ che ognuno e’ libero di fare cio’ che vuole, a patto di non arrecare danno agli altri. I medici che non vogliono essere vaccinati contro il Covid, possono rimanere liberi di non vaccinarsi ma non possono esporre gli altri a rischio, lavorando a contatto con persone deboli”. Da qui puo’ scattare l’obbligatorieta’. Diversamente “il loro datore di lavoro puo’ non essere obbligato a farli lavorare”. “Rendere obbligatorio il vaccino, o proporlo solo su base volontaria, o imporlo al solo personale sanitario, “e’ una scelta politica, che compie la maggioranza di governo, e che la Costituzione autorizza, in presenza pero’ di alcune cautele” spiega dal canto suo un altro giurista e costituzionalista, Michele Ainis. “Vale per medici e infermieri quello che vale per tutti: l’articolo 32 della Costituzione autorizza i trattamenti sanitari obbligatori, e un vaccino lo e’, con due cautele: la vaccinazione deve essere prevista dalla legge e non deve infrangere il rispetto della persona umana”. Che debba essere la politica, in base ai numeri, a decidere se prevedere per legge un obbligo al vaccino anti Covid per gli operatori sanitari e’ anche la posizione del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. “Ma, dice, prima ancora di un obbligo legislativo, c’e’ un obbligo deontologico in base a quale un medico deve vaccinarsi se ha a che fare con dei pazienti fragili, per tutelarli”. Un’ipotesi, quella dell’obbligo, su cui sta ragionando anche la politica. “In questo momento cominciare a parlare di obbligo farebbe un danno” ma “credo che fare il vaccino debba essere una precondizione per chi lavora nel pubblico”, ha detto Sandra Zampa. Se “ci rendessimo conto che c’e’ un rifiuto che non si riesce a superare credo andrebbe considerato l’obbligo. Non si puo’ stare in una Rsa, dove dovresti lavorare per la salute delle persone ospitate, e mettere la loro salute a rischio”. Dello stesso avviso i leader di Italia Viva, Matteo Renzi, “introduciamola subito almeno per gli operatori sanitari e socio sanitari”, e di Forza Italia, Silvio Berlusconi, “il vaccino, ha detto il Cavaliere, “e’ l’unico strumento possibile per debellare una tragedia come quella del Covid. Di parere opposto la ministra Dadone, che dice di non essere “una grande appassionata dell’obbligo in campo vaccinale. Credo sia piu’ giusta una forte raccomandazione, fronte su cui il governo si e’ impegnato”. I governatori leghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, pensano invece all’idea di un ‘passaporto sanitario’ per viaggiare in aereo o alloggiare in hotel. E in Spagna un registro e la non obbligatorieta’ dei vaccini sono stati gia’ previsti. Il vaccino contro il coronavirus non sara’ obbligatorio ma chi decidera’ di non farlo sara’ inserito in un “registro” che sara’ poi condiviso con gli altri Paesi dell’Ue.

Advertisement

Corona Virus

A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

Pubblicato

del

“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

Continua a leggere

Corona Virus

Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

Pubblicato

del

Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

Continua a leggere

Corona Virus

Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

Pubblicato

del

Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto