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Covid, indice Rt sale a 1,02: i casi balzano a 19.886

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In soli quattro giorni l’indice di contagio Rt e’ salito a livello nazionale da a 0,91 a 1,02 ed e’ tornato ai livelli di ottobre; lo indicano i calcoli del fisico Roberto Battiston, dell’Universita’ di Trento, che ritiene ormai urgenti misure di contenimento mirate a livello di province. Sono infatti queste ultime a trainare l’epidemia di Covid-19 in Italia. Intanto i dati del ministero della Salute indicano che il numero dei nuovi casi di infezione da SarsCoV2 e’ balzato a 19.886 in sole 24 ore: il 21% in piu’ rispetto ai 16.424 del giorno precedente. Resta invece sostanzialmente stazionaria a livello nazionale la situazione dei ricoveri nelle unita’ di terapia intensiva, che con 2.168 segnano un aumento dell’+1% rispetto al giorno precedente; stabile anche il numero dei ricoverati con sintomi, pari a 18.257. Prosegue la decrescita del numero dei decessi: 308, ossia il 3% in meno rispetto ai 318 di 24 ore prima. Decisamente alto anche il numero dei test eseguiti che, con un totale di 353.704 (RPT. 353.704) fra molecolari e antigenici rapidi, segnano un aumento record di oltre centomila in 24 ore. Il tasso di positivita’ al 5,6% (RPT. 5,6%) che emerge dal rapporto fra casi positivi e totale dei tamponi indica una riduzione dello 0,3% rispetto al 4,8 di 24 ore prima, ma secondo molti esperti questo calcolo e’ ormai privo di significato. Il rapporto fra i casi positivi e i soli tamponi molecolari indica invece un tasso di positivita’ del 9.7%: il 26% rispetto al giorno precedente. Fra le regioni, il maggiore incremento dei casi si registra in Lombardia, con 4.243; seguono Campania (2.385), Emilia Romagna (2.090), Piemonte (1.454), Toscana (1.374), Veneto (1.374), Lazio (1.256) e Puglia (1.154). Secondo l’analisi dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) in una settimana sono aumentate da sei a otto le regioni che superano la soglia critica del 30% dei posti letto in terapia intensiva. Sono Umbria (57%), Abruzzo (37%), Friuli Venezia Giulia (33%), Lombardia (33%), Marche (36%), Molise (36%) e le province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con il 35% e il 39%. In questo momento dell’epidemia l’attenzione degli esperti si concentra comunque soprattutto sulle province. Fra queste, dieci stanno trainando la crescita dell’indice di contagio Rt, secondo l’analisi di Battiston, basata sui dati della Protezione Civile e che ha risultati simili a quelli di Istituto Superiore di Sanita’ e Fondazione Bruno Kessler, basati su un flusso di dati piu’ dettagliati ma non disponibili al pubblico. “Una crescita dell’indice Rt di 0.11 in quattro giorni e’ anomala”, ha osservato Battiston, ed e’ stata trainata dalle province di Pescara, Chieti, Salerno, Imperia, Brescia, Ancona, Campobasso, Trento, Pistoia, Siena e Perugia. “E’ una situazione molto critica e deve essere attentamente monitorata”, ha aggiunto. I dati “ci fanno capire dove sono le situazioni in cui l’epidemia e’ in rapida crescita” e indicano che “e’ assolutamente necessario seguire tempestivamente una logica di interventi localizzati per lo piu’ a livello di province”. A rilevare un cambiamento, dopo settimane di stabilita’, e’ anche la fondazione Gimbe, che osserva “un’inversione di tendenza con un incremento che a livello nazionale sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti piu’ contagiose”. Anche secondo questa analisi a trainare il cambiamento sono le province: nella settimana fra il 17 e il 23 febbraio ben 74 province su 107 (68,5%) hanno avuto un incremento dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, in 41 di queste con valori oltre il 20%. L’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), indica infine che sono soprattutto le province dell’Italia settentrionale a riportare l’aumento piu’ marcato di nuovi casi, mentre nel Sud la situazione e’ mediamente piu’ tranquilla, a eccezione della Basilicata.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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