“Sembrava di essere in guerra”: Ave Vezzoli, coordinatrice infermieristica di Pneumologia del Papa Giovanni XXIII, si ricorda i camion militari che giravano per l’ospedale per portare le salme delle vittime del covid negli inceneritori, anche fuori regione, perche’ a Bergamo non c’era piu’ spazio. E’ passato esattamente un anno da quando l’immagine dei mezzi in fila che uscivano dalla citta’ e’ diventata il “simbolo” della pandemia, un’emergenza non ancora finita come ha ricordato il sindaco Giorgio Gori all’inaugurazione del bosco della memoria per le vittime, alla presenza del premier Mario Draghi che nel suo discorso ha voluto citare la “resistenza civile” di chi ha sacrificato la sua vita al virus: sacerdoti come don Fausto Resmini, cappellano del carcere, personale del 118 come Diego Bianco, sindaci come Giorgio Valotti, medici come Maddalena Passera e il fratello Carlo. Sperava in un evento con tanta gente, il sindaco, ma le norme anticontagio ancora non lo permettono e dunque solo pochissime persone hanno potuto essere presenti. Il governatore Attilio Fontana, i sindaci di Nembro e Alzano, Claudio Cancelli e Camillo Bertocchi, il procuratore Antonio Chiappani, Luca Fusco del comitato ‘Noi denunceremo’ (ma non altri famigliari che avrebbero voluto poter incontrare in privato il premier Draghi), il direttore dell’Ats (l’ex Asl) di Bergamo Massimo Giupponi, il presidente dell’ordine dei medici Guido Marinoni, il vescovo Francesco Bechi, che tante bare ha benedetto prima che fossero caricate sui camion. E Ave, che ha parlato dal palco, per raccontare quanto sono stati difficili i momenti che ha vissuto, i pazienti da curare, tanti, troppi. Le vittime, ma anche la solidarieta’ fra i sanitari che si sono dati una mano, il sistema sanitario che ha continuato “ad adeguarsi” per affrontare l’emergenza, aprendo nuovi reparti, trovando nuovi posti letto. E le vaccinazioni che fanno intravedere una via d’uscita che, al momento, ancora non c’e’. “Stiamo celebrando questa giornata mentre l’emergenza non e’ ancora finita” osserva Maria Beatrice Stasi, la direttrice del Papa Giovanni XXII. Con l’ospedale, dove ora sono ricoverati 42 pazienti in terapia intensiva per Covid, alle spalle dal palco nel parco della Trucca, dopo il suono della tromba di Paolo Fresu, parla anche Elena Carletti, presidente dell’associazione Comuni virtuosi, che ha avuto l’idea del bosco, finanziato in parte dal Comune di Bergamo e in parte da un crowdfunding, che continuera’ fino a domenica. A fare gli onori di casa il sindaco Gori che spiega la scelta di questo “monumento vivo”. Troppe le vittime (3.400 ufficiali nella prima ondata ma almeno seimila quelle stimate, considerato chi non aveva potuto fare il tampone ed era morto in casa) per un memoriale con i loro nomi. Cosi’ e’ nato il progetto un bosco di 850 alberi, un centinaio gia’ piantati (fra questi un tiglio, simbolo di longevita’, simbolicamente posato da Draghi), che sara’ un luogo di socialita’. Perche’ Bergamo non vuole essere solo simbolo della pandemia ma “di rinascita” per l’intero Paese.