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Cronache

Covid, 5 fratelli medici, 4 infermieri e un cappello sono gli italiani dell’anno per Famiglia Cristiana

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Cinque fratelli medici. Quattro fratelli infermieri. Un cappellano. Tutti impegnati nei reparti Covid di terapia intensiva. Famiglia Cristiana li ha scelti come ”Italiani dell’anno”, il riconoscimento che il settimanale assegna ai cittadini che si sono distinti per aver contribuito alla crescita civile, morale e spirituale del Paese. “L’anno che si chiude è stato durissimo -scrivono nell’editoriale di apertura del primo numero del 2021 il direttore Antonio Rizzolo e il condirettore Luciano Regolo- ma ci ha anche insegnato molto e ci ha fatto riscoprire l’importanza degli affetti e di tutti quei valori, come la solidarietà e la fratellanza, troppo spesso dimenticati o messi in secondo piano”. “Consapevoli di questo, -aggiungono- ma anche del ruolo decisivo che hanno avuto medici, infermieri e religiosi che hanno prestato, con forza e generosità incredibili, assistenza agli ammalati di Covid, forzatamente lontani dai propri cari, abbiamo scelto di nominare ”Italiani dell’anno di Famiglia Cristiana” dieci persone le cui storie sono un’ulteriore e coinvolgente conferma del fatto che, come dice papa Francesco, la pandemia ci ha fatto comprendere che non possiamo farcela da soli”. Si tratta dei fratelli medici Tizzani, originari di Giaveno, alle porte di Torino, e dei fratelli napoletani infermieri Mautone, più un cappellano, don Claudio del Monte, in servizio alla clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo, “che con generosità si è adoperato per portare conforto non solo ai pazienti, ma anche agli operatori sanitari alle prese con un carico oggettivamente difficile e non solo sul piano della stanchezza fisica»”, spiegano. Nel 2021 Famiglia Cristiana festeggia anche i 90 anni di fondazione della testata e il cinquantesimo anniversario della morte del beato Giacomo Alberione, fondatore della Congregazione San Paolo cui fa capo il settimanale. Come da tradizione il primo numero del magazine è un’edizione speciale, che contiene, oltre ai servizi sui personaggi dell’anno premiati, anche un lungo riepilogo per immagini dell’anno che ci lasciamo alle spalle e una serie di lettere di auspici per il 2021 scritte da personaggi importanti del mondo della Chiesa, delle istituzioni, dell’economia, dello sport e dello spettacolo, dal presidente della Cei cardinale Bassetti al Ct della Nazionale Roberto Mancini, dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Iatta al decano dei sociologi Giuseppe De Rita, da Loretta Goggi a Carlo Conti. “È stato un momento difficile e in ospedale ho constatato la debolezza di noi esseri umani che ci ritroviamo a pregare di più nel momento del bisogno -scrive il conduttore, anch’egli contagiato dal Covid e ricoverato per qualche giorno al reparto di malattie infettive dell’ospedale di Firenze-. Allo stesso tempo, mi sono sorpreso a pregare anche per le persone che soffrivano accanto a me. In quei momenti, la videochiamata con mia moglie e mio figlio e un bigliettino dove avevano scritto ”ti amiamo” sono stati per me la medicina più potente. Ma ho anche apprezzato il lavoro dei medici e del personale infermieristico che lavora in trincea ogni giorno tra mille difficoltà”. “C’è chi dice che in questi mesi la gente si sia abituata a vedere film e concerti in streaming e quindi farà fatica a tornare nei cinema e nei teatri ad assistere a spettacoli dal vivo -prosegue Conti-. Ma io non credo che andrà così, anzi. Ciò che ci è mancato di più in questo 2020 è lo stare insieme, il fatto di poter ridere, commuoversi, cantare, ballare, condividere emozioni, applaudire tutti insieme. I cinema e i teatri sono prima di tutto luoghi di aggregazione e appena si potrà di nuovo frequentarli penso che torneranno a riempirsi più di prima”.

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L’omicidio di Santo: liberiamo Napoli dalle armi

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Basta armi in mano a giovani e giovanissimi. Dopo l’omicidio di Santo, 19 anni, e qualche giorno prima di Emanuele, appena 15, entrambi per mano di giovanissimi, Napoli si mobilita per cercare di mettere un freno all’escalation di violenza che sempre più spesso vede dei ragazzi nei panni sia di vittime che di carnefici. Associazioni, sindacati e altre realtà impegnate nel sociale – 75 sigle hanno aderito finora – scenderanno in piazza: lo faranno sabato, nel corso di un’assemblea pubblica promossa da Libera Campania, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli, che si terrà alle 10 in piazza Cavour. Gli omicidi di Salvo ed Emanuele, spiegano i promotori della mobilitazione, sono “ferite che colpiscono e interrogano Napoli”. “Pistole, esplosivi, armi di medio e piccolo taglio circolano tra le strade, le piazze, i vicoli e le scuole della nostra Napoli e feriscono, ammazzano, provocando dolore e morte.

Armi e droghe, troppo facili da acquistare e che finiscono nelle mani di giovani, adolescenti, bambini. Armi che vengono utilizzate senza controllo di giorno come di notte, quando gran parte della città spesso è lasciata in balia di bande e criminalità”. L’obiettivo della mobilitazione è di “liberare Napoli dall’uso e dalla cultura delle armi”. Per il sindaco Gaetano Manfredi, “a Napoli abbiamo una reale emergenza, quella delle armi in mano a ragazzini. Ci sono giovani che hanno cominciato a commettere reati con le armi in pugno già a 14 o 15 anni e questo ci deve far molto riflettere. E agire”. Secondo il sindaco, “bisogna intervenire nella direzione della vigilanza, con attività di controllo del territorio, soprattutto di notte, quando questi eventi nella maggior parte dei casi avvengono”.

Dunque, “più videosorveglianza e più vigili in strada la sera”, ma serve anche “un’attività di monitoraggio, di controllo ed anche di recupero e inclusione di questi ragazzi, che vanno seguiti, sapendo che spesso vengono da contesti familiari molto difficili”. “Mi ha colpito molto – ha aggiunto Manfredi – il fatto che l’ultima vittima è stata uccisa da un minore che era uscito da poco dal carcere e che aveva dei comportamenti non gestibili. Ragazzi come lui vanno seguiti con procedure specifiche; senza un’attenzione particolare da parte di chi ha competenze, ci possono essere altri casi del genere”. “È un momento particolare per Napoli ma sono certo che la città saprà superarlo”, assicura il prefetto Michele di Bari: “le istituzioni stanno lavorando all’inverosimile”.

Intanto, domani alle 11 si terrà l’udienza di convalida del fermo del minorenne accusato dell’omicidio di Santo Romano, morto dopo essere stato raggiunto al petto da un colpo di arma da fuoco a San Sebastiano al Vesuvio. Il ragazzo ha confessato di avere fatto fuoco con una pistola (che al momento però non è stata trovata), ma di aver sparato per difesa dall’aggressione di un gruppo di 4-5 ragazzi.

“L’indagato – dice il suo legale, Luca Raviele – racconta di avere reagito ad un’aggressione, durante la quale avrebbe ricevuto un calcio e nel corso della quale, mentre qualcuno lo teneva per un braccio e un altro gli mostrava un coltello, avrebbe estratto la pistola e, voltandosi dall’altra parte, avrebbe sparato con la sola intenzione di difendersi”. “Parliamo di un ragazzino con problemi di natura psichiatrica – aggiunge l’avvocato – come accertato da una precedente perizia eseguita due anni fa durante un procedimento per l’aggressione subita in casa dalla madre. Questa perizia sarà fornita al giudice e fungerà da base alla mia richiesta per accertare se il ragazzo avesse la capacità di intendere al momento della sparatoria e se abbia le capacità per partecipare al giudizio”. Sempre domani sarà conferito l’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia sul corpo di Santo Romano.

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Il Papa nomina a sorpresa don Mimmo Battaglia tra i nuovi cardinali

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Tornano ad essere ventuno i nuovi cardinali che verranno creati da Papa Francesco nel Concistoro del 7 dicembre. Il Papa ha infatti incluso nella lista monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli. L’annuncio, che normalmente viene fatto direttamente dal Papa, questa volta è arrivato attraverso una nota della sala stampa vaticana. La lista dei ventuno nuovi cardinali era stata letta dal Papa nell’Angelus del 6 ottobre. Il 22 ottobre era arrivata la notizia che mons. Paskalis Bruno Syukur, vescovo di Bogor, in Indonesia, aveva rinunciato. Papa Francesco ha preso atto di questa volontà e, a stretto giro ha reintegrato la lista includendo mons. Battaglia. “Don Mimmo”, come viene chiamato da tutti il vescovo di Napoli, compreso il sito della diocesi che ne ha dato subito notizia, è sempre stato impegnato nella pastorale delle persone più fragili. “Non chiamatemi Eminenza come qualcuno già ha fatto, sono e resterò sempre don Mimmo”.

E’ uno dei primi commenti di mons. Battaglia. “La nomina con cui Papa Francesco mi ha inserito quest’oggi nel Collegio Cardinalizio mi ha colto di sorpresa – dice mons. Battaglia ai media vaticani – , generando in me una duplice reazione. Da un lato sento il peso di questa responsabilità con cui il Papa mi invita ad allargare il cuore”, “dall’altro avverto una sincera gratitudine verso Papa Francesco non tanto per l’attenzione che rivolge alla mia persona ma perché nel chiamarmi a questo servizio ha guardato ad un figlio del Sud, vescovo di una Chiesa del Sud, di questo Sud che è al contempo terra di fatica e di speranza”. “Per questo – aggiunge Battaglia – sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici”.

Nato a Satriano, provincia ed arcidiocesi di Catanzaro, il 20 gennaio 1963, mons. Battagliaha frequentato la scuola media nel seminario di Squillace, quindi i corsi liceali nel seminario liceale di Catanzaro, dove ha conseguito la maturità classica. Infine, ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario regionale “San Pio X” di Catanzaro. Ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988 ha avuto diversi ruoli. Durante la sua attività pastorale all’interno dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati. Dal 1992 al 2016 ha guidato il “Centro calabrese di solidarietà” (Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze), struttura legata alle Comunità Terapeutiche di don Mario Picchi.

Poi dal 2006 al 2015 ha ricoperto l’incarico di Presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche. Il 24 giugno 2016 è stato eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti da Papa Francesco. Il 12 dicembre 2020 Papa Francesco lo ha nominato arcivescovo metropolita di Napoli. Napoli avrà dunque di nuovo il suo cardinale arcivescovo; resta invece senza porpora Milano, o sedi italiane che in passato hanno dato dei Papi, come Venezia. Diocesi, queste, che erano per tradizione cardinalizie; un principio che Papa Francesco ha superato da anni.

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Il giallo di Gino scomparso la notte di Halloween

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Scomparso la notte di Halloween, in uno scenario in cui non vi sono elementi che suggeriscano un fatto di sangue e d’altro canto le testimonianze raccolte tra chi lo conosce bene non fanno pensare a un suicidio. E tra le ipotesi su cui stanno lavorando i carabinieri vi è anche quella dell’incidente in sella al suo scooter lungo una stretta strada di campagna tra pozze d’acqua e vicino al Naviglio. La scomparsa di Gino Panaiia, 25 anni, originario del quartiere della Barona a Milano, che si era recentemente trasferito con la fidanzata a Zibido San Giacomo, paese di circa 7mila abitanti in provincia, rimane avvolta nel mistero nonostante continuino serrate le ricerche dei carabinieri e dei vigili del fuoco, anche oggi impegnati con numerosi mezzi per cercare tracce dell’uomo nei corsi d’acqua di cui è ricca la zona.

La notte di Halloween Panaia era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre entrava e usciva da un locale. Gli amici gli avevano sconsigliato di salire in sella al suo scooter perchè troppo ubriaco ma senza riuscire a convincerlo. Da quel momento il 25enne è scomparso, lasciando però delle tracce lungo la via tra i campi che era solito percorrere perchè non aveva la patente e non voleva incappare nei controlli delle Forze dell’Ordine. Lo scooter di Panaiia è stato trovato ieri mattina ai margini di un campo, con dei danni ma che non fanno pensare a un grave incidente. Il casco bianco è stato trovato a una ventina di metri.

Il giubbotto, che però non indossava ma con il quale si copriva le gambe, e una scarpa a 500 metri di distanza, lungo una strada che porta all’ingresso di una cascina. E’ quindi stato trovato il portafoglio ma non il telefonino. Elementi che da soli non autorizzano per ora gli investigatori a pensare a un’aggressione o peggio. Lo scooter era lungo una strada non distante dal Naviglio. I vigili del fuoco avevano fatto svuotare una vasca di acqua e liquami senza esito e usato anche i sommozzatori per setacciare il Naviglio utilizzando tutti i mezzi disponibili, compresi i droni. Gino Panaiia ancora non si trova e i suoi famigliari e gli amici del quartiere Barona, con cui non ha mai perso i contatti, continuano a vivere nell’angoscia.

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