L’Italia supera la Cina e diventa il paese al mondo con il piu’ alto numero di morti per coronavirus: con i 427 di oggi salgono ad un totale di 3.405 contro i 3.245 del gigante asiatico. Ad un mese esatto dalla scoperta del ‘paziente uno’, il 38enne di Codogno, il nostro paese abbatte un’altra barriera e, purtroppo, continua a viaggiare verso un ulteriore aumento dei contagi. Anzi, le 4.480 persone risultate positive in un solo giorno rappresentano il piu’ alto numero mai registrato dall’inizio dell’emergenza e questo nonostante siano ormai 10 giorni che e’ in vigore il decreto che ha trasformato l’Italia intera in ‘zona protetta’. Ecco perche’ le Regioni si chiudono, in attesa dell’ulteriore stretta del governo che potrebbe arrivare gia’ nelle prossime ore e che potrebbe prevedere, oltre ad un irrigidimento per le attivita’ all’aperto e gli orari dei negozi, anche un utilizzo piu’ ampio dei militari per i controlli. I numeri dicono che in 24 ore si sono ammalate 186 persone l’ora, con i positivi che sono adesso 33.190. E la Lombardia, che mercoledi’ aveva avuto un rallentamento nel numero di nuovi casi facendone registrate ‘solo’ 171, e’ di nuovo balzata in avanti, con ben 1.672 nuovi positivi. “Il picco e’ vicino ma serve tempo e vanno rispettate tutte le indicazioni delle autorita’”, ha ribadito il presidente della Societa’ italiana pediatri Alberto Villani che per la prima volta ha rappresentato la componente scientifica nella conferenza stampa della Protezione Civile. C’e’ poi un altro dato su cui riflettere: i morti registrati in un giorno nel resto d’Italia superano per la prima volta quelli della Lombardia, 218 contro 209.
Alcune regioni fanno segnare aumenti importanti – le Marche con un +23 casi e il Piemonte con un +21 ad esempio – e altre addirittura un raddoppio, come la Valle d’Aosta, che passa da 3 a 6. E’ questo il motivo che ha spinto diversi governatori e sindaci ad anticipare eventuali nuove decisioni del governo. Sia la Valle d’Aosta sia il Friuli Venezia Giulia hanno vietato le attivita’ motorie all’aperto, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha ridotto drasticamente la possibilita’ di andare in bici o correre – “si puo’ fare solo rimanendo vicino casa”, ha detto – mentre il governatore della Lombardia Attilio Fontana, complice anche la situazione di Milano che ha fatto segnare un’impennata di 634 casi in un solo giorno, si e’ rivolto nuovamente al premier Giuseppe Conte invocando il ‘modello Wuhan’ per la citta’: “Vanno fermate le attivita’ produttive e il trasporto pubblico, troppa gente esce ancora di casa”. Si muovono anche i sindaci: quello di Tarquinia, in provincia di Viterbo, ha vietato ogni attivita’ sportiva e anche le passeggiate mentre il collega di Viareggio ha fatto smontare gli attrezzi per la ginnastica nei parchi. Il grido d’allarme di regioni e sindaci e’ comunque gia’ sul tavolo del premier Giuseppe Conte – che ha annunciato l’invio di 300 medici dal resto d’Italia nelle zone piu’ colpite – e si va ad aggiungere al pressing di gran parte dei ministri ma anche dei partiti di maggioranza – con qualche dubbio da parte di Italia Viva – e opposizione dopo gli ultimi dati sulle vittime che hanno portato l’Italia a superare la Cina. Nessuna decisione sul nuovo Dpcm e’ ancora presa, ma potrebbe esserci un’accelerazione gia’ nelle prossime ore per vietare ogni attivita’ all’aperto e restringere ancora di piu’ gli orari degli esercizi commerciali. Lo dice chiaramente il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
“Dobbiamo rispettare le regole ferree, se dovesse servire ne metteremo altre ancora piu’ ferree”. Al di la’ delle pressioni, Conte ha gia’ sottolineato che reputa “inevitabile” una proroga delle misure in atto oltre il 3 aprile ed e’ ben consapevole, di fronte all’evidenza che non siano rispettati i divieti, di dover intervenire. Adottando, in coerenza con il principio della proporzionalita” tenuto finora, le nuove misure. Tra queste potrebbe esserci, appunto, anche un aumento dei militari da impiegare nei controlli per il rispetto dei divieti. Al Viminale, come ha detto piu’ volte il ministro Luciana Lamorgese, si confida ancora nella ‘moral suasion’, auspicando che i cittadini capiscano la necessita’ di ridurre drasticamente le uscite. Ma se cosi’ non sara’, arriveranno anche altri soldati a far rispettare le norme.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.