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Coronavirus, il business delle cause ai medici e la dura reazione degli ordini degli avvocati

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 Studi legali che promuovono campagne pubblicitarie per indurre i cittadini a presentare azioni di risarcimento contro medici e strutture per presunti episodi di malasanità legati all’epidemia di Covid-19. E’ scattato il ‘business’ delle cause ai medici. Un fenomeno che ha suscitato l’immediata indignazione di tutte le categorie professionali dei camici bianchi, mentre il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, chiede al governo di varare una norma a protezione dei medici impegnati a far fronte all’emergenza epidemica. “Ci sono segnalazioni di cause di cittadini per l’accertamento della responsabilita’ per decessi da Covid-19 ed anche di azioni pubblicitarie di studi legali in tal senso. Tutto ciò è mortificante per la categoria, perchè i medici sono quelli in questo momento in prima linea proprio per salvare quanti piu’ pazienti possibile, anche mettendo a rischio la loro stessa vita”. Da qui la richiesta al ministro della Salute Speranza ed a tutto il governo di una norma a tutela dei camici bianchi, che “preveda – spiega Anelli – sia la censura di queste forme di pubblicità sia che i medici siano perseguibili solo per colpa grave”. In questo momento, avverte, “un aumento delle cause contro il Servizio sanitario nazionale significherebbe depauperarlo ulteriormente mentre dobbiamo fare fronte all’emergenza”. Inoltre, sottolinea Anelli, “va considerato che i protocolli di cura si stanno definendo di giorno in giorno sulla base di nuovi studi e dati. Invece, alcuni mirano ad evidenziare presunti errori commessi da quegli stessi medici che, spesso a mani nude, provano ad arginare l’emergenza pandemica e pagano questo impegno contando i propri morti”. Continua infatti a crescere il numero dei decessi tra i medici per l’epidemia di Covid-19: il totale e’ salito a 63, mentre sono 8.358 gli operatori sanitari contagiati. Nonostante la lista dei decessi si allunghi, Anelli rileva come “gli interessi di natura economica prevalgono sull’interesse generale”. Per questo ha anche scritto al Consiglio nazionale forense segnalando quanto sta accadendo. Pronta la risposta degli Ordini degli avvocati di Napoli, Roma e della Lombardia, che hanno deciso di adottare una linea dura per accertare e perseguire eventuali violazioni della deontologia forense. Anche il presidente della Federazione di Asl e Ospedali (Fiaso), Francesco Ripa di Meana, chiede a governo e Parlamento che “nessuna sanzione penale o amministrativa sia prevista per chi e’ impegnato nell’emergenza da Covid-19”, mentre i ginecologi delle societa’ Sigo e Aogoi chiedono inflessibilita’ contro chi “specula sull’emergenza”. Scrive al premier Giuseppe Conte anche il Collegio italiano dei chirurghi, chiedendo di intervenire sul tema della responsabilita’ penale e civile dei medici per “frenare l’onda di denunce che altrimenti rischia di mettere definitivamente al tappeto il Ssn compromettendo interessi e salute di tutti i cittadini”. Parla di “vero sciacallaggio” l’Ente previdenziale dei medici Enpam, che ha presentato un esposto urgente all’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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