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Coronavirus, dai suini una nuova insidia da monitorare

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Eclettici, plastici, adattabili: molti dei coronavirus che circolano nel mondo animale hanno le carte in regola per tentare il salto nell’uomo perche’ estremamente abili nell’adeguarsi a ospiti di specie diverse. La conferma arriva dal coronavirus che provoca la diarrea acuta nei suini (Sads-CoV): sebbene non abbia ancora infettato persone in carne e ossa, ha dimostrato di potersi replicare in cellule umane coltivate in provetta, finendo cosi’ nella lista dei ‘sorvegliati speciali’. Gli indizi a suo carico sono raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas) dal team di Ralph Baric, uno dei maggiori esperti internazionali di coronavirus, che lavora negli Stati Uniti presso l’Universita’ del Nord Carolina. “I coronavirus che possono passare dagli animali all’uomo rappresentano una minaccia continua, ma gli innumerevoli virus animali circolanti complicano l’identificazione di quelli ad alto rischio che minacciano la salute umana”, scrivono i ricercatori. Nel loro studio, in particolare, hanno preso in esame il virus suino Sads-CoV: probabilmente evoluto da un coronavirus dei pipistrelli, e’ stato scoperto pochi anni fa e ha gia’ colpito duramente alcuni allevamenti nel sud della Cina. Siccome il maiale e’ un importante ospite intermedio per virus responsabili di epidemie nell’uomo, i ricercatori hanno provato a sintetizzare il genoma di Sads-CoV in laboratorio per poi saggiare le sue potenzialita’ in provetta.

Hanno cosi’ scoperto che il virus puo’ replicarsi in maniera efficiente in varie tipologie di cellule di mammiferi, comprese cellule umane di fegato, intestino e polmoni. “Questo non e’ un dato particolarmente allarmante”, rassicura Carlo Perno, direttore della microbiologia all’Ospedale Bambino Gesu’ di Roma. “Sappiamo che nel mondo animale circolano centinaia di coronavirus e molti sono quelli che possono passare all’uomo: questi virus sono infatti noti per la loro elevata capacita’ di adattarsi a nuovi ospiti. Il salto tra specie geneticamente affini e’ un fenomeno comune e il virus suino SadsCoV2 ce lo conferma”. Scoprirlo per tempo, pero’, puo’ essere doppiamente utile: da un lato puo’ aiutarci a monitorare la situazione negli allevamenti, mentre dall’altro puo’ favorire la ricerca di farmaci per fermare un’eventuale epidemia, nel caso in cui il virus arrivasse all’uomo. In questo senso lo studio di Ralph Baric ha individuato un primo potenziale farmaco in grado di bloccare la replicazione di Sads-CoV: si tratta di remdesivir, l’antivirale gia’ in sperimentazione contro Covid-19. Proprio il virus SarsCoV2 responsabile della pandemia e’ stato trovato in una donna messicana di 54 anni, risultata positiva anche al virus influenzale H1N1. “Puo’ accadere – conferma Perno – perche’ i due virus riconoscono dei bersagli nell’apparato rspiratorio che non sono perfettamente sovrapponibili, quindi possono ritrovarsi contemporaneamente nella stessa persona. Questo non deve far temere che dal loro incontro si generi qualche super virus: sono cosi’ diversi fra loro che l’ipotesi del riassortimento risulta assolutamente improbabile”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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