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Coronavirus, Boris Johnson mette in quarantena chiunque abbia sintomi ma non chiude nè le scuole nè gli stadi

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Auto isolamento per una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse nel Regno Unito da oggi, e per l’intera famiglia dai prossimi giorni. L’ha annunciato Boris Johnson, escludendo invece per ora la chiusura delle scuole, salvo specifiche raccomandazioni caso per caso, e limitandosi a raccomandare lo stop delle gite scolastiche per tutti, nell’ambito del passaggio dalla fase del contenimento a quella del rallentamento dell’emergenza coronavirus. Emergenza destinata a durare per “diversi mesi”, ha detto il premier. Johnson ha spiegato che al momento l’obiettivo delle autorita’ britanniche e’ quello di cercare di allontanare l’ondata dei contagi verso il picco di almeno “due settimane”, per consentire al sistema sanitario di reggere all’impatto. L’emergenza coronavirus e’ la peggiore crisi sanitaria “da generazioni”, una “pandemia” che continua a diffondersi “nel mondo e nel Regno Unito”, ha riconosciuto il primo ministro, insistendo tuttavia su un approccio graduale delle restrizioni e invocando a sostegno di questa linea “la raccomandazione scientifica” dei consiglieri medici del governo. Raccomandazione che al momento non considera necessaria nel Paese una chiusura generalizzata di scuole e universita’, come invece deciso a partire da domani dalla vicina Irlanda.

Johnson non ha inoltre evocato uno stop ai raduni di massa, annunciato viceversa nello stesso Regno dal governo locale della Scozia. Il consigliere scientifico, sir Patrick Vallance, e il chief medical officer, Chris Whitty, l’hanno spalleggiato, confermando – data la situazione attuale britannica – la necessita’ di puntare per ora a prendere tempo e di cercare di “abbassare il previsto picco” di contagi. E rinviando piu’ in la’ la possibile adozione di misure come quelle “italiane o di altri Paesi”.  Il numero reale di persone contagiate dal coronavirus nel Regno Unito, contando gli asintomatici, potrebbe essere gia’ ora fra 5000 e 10.000. Lo ha detto oggi sir Patrick Vallance, consigliere scientifico del governo di Boris Johnson. “Attualmente sembra che siamo 4 settimane dietro l’Italia e altri Paesi europei con 590 casi identificati e 20 persone in terapia intensiva”, ha detto Vallance, “ma in termini reali e’ molto piu’ probabile che siano fra 5000 e 10.000 che e’ ancora un numero relativamente piccolo”.  Per l’immediato futuro la Premier League proseguira’ senza cambiamenti, ne’ rinvii nel calendario ne’ partite a porte chiuse. E’ quanto ha deciso oggi il governo britannico in accordo con il comitato medico-scientifico, non escludendo pero’ che nelle prossime settimane potranno essere adottate misure precauzionali piu’ restrittive. “Stiamo valutando la possibilita’ di vietare i principali eventi, anche sportivi – ha dichiarato Boris Johnson -. Alla luce dell’evidenza scientifica, possiamo dire che finora avrebbe avuto un impatto limitato nella trasmissione del virus. Ma la situazione potrebbe cambiare presto”.

https://www.nhs.uk/conditions/coronavirus-covid-19/?fbclid=IwAR26evUrIDw5g044Kx3WpIRcuRF_pd6qGW3SGZXlRxnv9SoOzplV9wvtBtg

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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