“Ambiente in Costituzione e la Rivoluzione gentile: la custodia del creato”. È questo il titolo dell’interessante convegno organizzato dall’associazione forense In Oltre, che si svolgerà il 30 marzo alle ore 16 presso l’Aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata. La recentissima riforma costituzionale – che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Carta – ha elevato l’ambiente a principio fondamentale da difendere e tutelare. Sarà questo il punto di partenza del convegno, che chiarirà le implicazioni concrete della riforma. Un convegno plurale che vedrà la partecipazione non solo di importanti operatori del diritto, ma anche di membri del mondo della Chiesa, studenti, imprenditori. “La nostra associazione è eterogenea e aperta a tutti. E anche i convegni che organizziamo sono così”, spiega a Juorno l’avvocato Anna Brancaccio, presidente dell’associazione forense “In Oltre” e Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata che patrocina il convegno. “Ringrazio il Coa di Torre Annunziata, e segnatamente la presidente Luisa Liguori, per aver riconosciuto l’importanza del nostro convegno sia in termini di informazione che di formazione” dice l’avvocato Brancaccio.
Avvocato Brancaccio, come nasce l’idea di questo convegno?
La modifica dei due articoli della Costituzione ci ha fornito lo spunto per organizzare il convegno e abbiamo quindi pensato di riprendere il tema della tutela dell’ambiente, a cui avevamo già dedicato altre iniziative in passato. L’obiettivo è provare a comprendere che cosa cambierà in futuro con la modifica dei due articoli. Già qualche anno fa ci siamo incontrati nell’aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata per parlare di tutela dell’ambiente e danno alla salute procurato dal comportamento criminale di quanti l’ambiente lo devastano, lo sprecano, ne abusano, lo sfregiano. Come molti sanno è un argomento che sta molto a cuore all’associazione In Oltre. È uno dei principi cardine dello Statuto di fondazione dell’associazione In Oltre. L’ambiente, la natura, sono temi sensibili, questioni che ci occupano e ci preoccupano anche come cittadini, e spesso come avvocati nelle aule di giustizia.
Quali implicazioni concrete avrà la modifica degli articoli 9 e 41?
Se fino ad ora agenti inquinanti come, ad esempio, l’Ilva di Taranto o tante altre fabbriche hanno potuto inquinare impunemente, senza ricevere sanzioni, ora che la parola ambiente è diventata un termine garantito dalla Costituzione, addirittura inserito fra i principi fondamentali, anche l’iniziativa economica privata dovrà operare nel rispetto dell’ambiente, senza creare danni alla salute e all’ecosistema.
Com’è stato strutturato il convegno?
Questa come le altre volte, abbiamo cercato di coinvolgere tutte le parti interessate: non solo importanti operatori del diritto, ma anche gli studenti e i giovani, esponenti della Chiesa e chiunque sia interessato ai nostri temi. Vogliamo aprire l’aula del tribunale ad un pubblico più ampio. I nostri convegni sono eterogenei così come eterogenea è la nostra associazione, che si rivolge a tante categorie diverse. In questa occasione sarà presente anche l’artista Antonio Carotenuto che presenterà due opere molto belle sul tema dell’ambiente.L’artista ha voluto esaltare la forza violenta dell’uomo spregiudicato, arrogante trionfatore e conquistatore. Nell’opera dal titolo “Non sono stato io è stato il cane” viene emulata la caccia alle lucertole di ragazzini annoiati che trascorrevano la giornata facendo strage di lucertole. E la caccia alle lucertole era un modo per vincere le paure e le sfide di ogni giorno. Nella seconda opera “Grande testa di Gabbiano” l’artista inneggia alla vita, al creato e alla libertà. In quest’opera si contemplano elementi come il mare, l’aria, il legno di pino marittimo, il vento, la salsedine, il profumo dell’estate, il paesaggio mediterraneo e tanta armonia.
Attività forense. Una delle tante manifestazioni per i diritti e la giustizia organizzate dalla associazione “In Oltre”
Ci parli dei relatori che interverranno durante l’evento.
Il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso, uno di quelli che ha lavorato proprio alla modifica dei due articoli, ci parlerà del suo lavoro e ci aiuterà a comprendere che cosa cambia a livello di reati dopo questa modifica. L’avvocato civilista Valerio Ricciardi approfondirà invece il tema del danno esistenziale e di come esso sarà tutelato in futuro. Interverrà poi un giovane imprenditore, Renato Paolucci, che sta mettendo a punto un innovativo sistema di coltivazione con l’acquaponica: un metodo di coltivazione sostenibile, che non prevede sfruttamento del suolo, ma nutre le piante con l’acqua dolce concimata attraverso l’allevamento dei pesci. Ci sarà un intervento dagli Usa del professor Antonio Giordano, oncologo di chiara fama mondiale che ha studiato e studia l’impatto devastante dell’inquinamento dell’ambiente sulla salute pubblica. Giordano è impegnato in questi mesi a studiare per conto del Ministero della Salute l’impatto degli agenti inquinanti in alcune zone dell’Italia che avrebbero determinato una maggiore diffusione del virus covid 19 con conseguente e drammatico aumento dei decessi. Abbiamo poi voluto affidare le conclusioni del convegno al vescovo di Acerra, Antonio Di Donna. Un uomo che se non fossimo in tempi di guerra, non esiterei a definire un guerriero di Cristo contro gli avvelenatori della nostra terra. Le sue battaglie ad Acerra e ovunque in Italia gli uomini sfregiano la natura sono seguite con attenzione e appoggiate anche dal Santo Padre. Papa Francesco quando ha scritto nel 2015 l’enciclica Laudato Si ha crertamente pensato alle battaglie del Vescovo di Acerra. Lasciatemi ricordare anche il moderatore del convegno, un eccellente giornalista del quotidiano Avvenire. Parlo di Pino Ciociola, uno che si occupa di cronaca e problemi sociali che spesso si è interessato di Terra dei Fuochi e reati ambientali. E l’ha fatto come sempre andando sui luoghi in cui si consumava lo scempio ambientale.
Il nuovo articolo 9 sancisce la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni. Quanto è importante questo passaggio sulla solidarietà intergenerazionale?
È importante perché loro un domani avranno una tutela assai maggiore rispetto a quella che abbiamo avuto noi. Spero che questi principi non rimangano sulla carta ma siano attuati concretamente. Siamo in ritardo, la natura si sta già ribellando. Dobbiamo smetterla di strozzarla e invertire subito la rotta. Credo fosse un atto dovuto da parte del legislatore iniziare a delineare una norma più precisa, ma a questa deve poi seguire l’applicazione pratica, altrimenti è inutile. Dobbiamo farlo nell’interesse delle future generazioni ma anche per noi che in questo momento viviamo su questo pianeta.
Che cos’è per lei la rivoluzione gentile?
La rivoluzione gentile è un concetto che ho mutuato dalla lettura dell’omonimo libro di Dacia Maraini. Credo che nella vita si debba essere rivoluzionari per poter cambiare determinati sistemi, ma in senso gentile, senza ricorrere alla violenza. Possiamo cambiare il nostro modo di pensare e credere in ciò che facciamo. Confrontandoci con gli altri, scopriamo di non essere così soli e che siamo in molti a pensarla allo stesso modo. Per cambiare il mondo dovremmo iniziare cambiando noi stessi. E su questo versante l’associazione forense In Oltre di cui mi onoro di far parte ha una sensibilità particolare.
L’avvocato Anna Brancaccio. Tra gli animatori del convegno sull’ambiente organizzato dall’associazione forense “In Oltre”
Non è il primo convegno su questo tema.
E non sarà l’ultimo perchè nella nostra associazione ci sono tanti amiche ed amici professionisti che da anni mettono a disposizione molto del loro poco tempo libero per alzare il livello di attenzione sui temi della salute dell’ambiente e dunque sulla salute collettiva. Ecco, permettetemi di dire che anche questa iniziativa, questo convegno di formazione/informazione, non sarebbe stato possibile organizzarlo senza le idee e l’aiuto di tutti gi associati a “In Oltre”.
Un delicato equilibrio tra il rispetto del voto dei cittadini e la gravità dell’infiltrazione criminale. Questo il tema che oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha portato all’attenzione dell’Anci, lanciando la proposta di rimodulare l’articolo del testo unico sugli enti locali sullo scioglimento delle amministrazioni ‘sospette’. L’idea del titolare del Viminale è quella di creare una nuova figura, una sorta di tutor, che possa intervenire nelle situazioni meno gravi e complesse evitando quindi lo scioglimento del Comune, provvedimento “lacerante e doloroso”, come ha spiegato lui stesso all’assemblea dei sindaci riunita a Torino. Ma non solo, Piantedosi ha anche confermato l’intenzione del governo di voler ripristinare le Province, con l’elezione diretta e la rimodulazione delle competenze. “La cosiddetta abolizione si è rivelata fallimentare – ha detto – pensiamo ad un un passo indietro”. Il focus dell’intervista che oggi ha visto protagonista il ministro dell’Interno è stato quello della riforma del Tuel, un testo che – ha detto lo stesso Piantedosi – “ha ormai un quarto di secolo di vita”.
“Credo – ha ribadito – che ci sia un unanime convincimento che la riforma sia indispensabile e necessaria”. Tra le “questioni da limare” ci sarebbe proprio quella delle province, un tema che già dal suo insediamento anche il ministro per l’Autonomia, Roberto Calderoli, aveva fortemente rilanciato. “Noi – le parole di Piantedosi – cercheremo di condividere questa ipotesi di riforma con tutte le parti politiche, compresa l’attuale opposizione”. La revisione del testo, inoltre, potrebbe prevedere anche novità sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, previsto dall’articolo 143. “L’esperienza pratica ci ha insegnato” che è meglio mettere “nel sistema qualcosa in mezzo tra scioglimento e non scioglimento, come misure di affiancamento, una sorta di commissariamento”.
“Nessuno – ha sottolineato il titolare del Viminale – immagina di poter arretrare rispetto ai presidi di legalità. Ma è sempre lacerante e doloroso il fatto che ci siano misure molto forti che incidono sui principi democratici. Bisogna cercare una ulteriore forma di equilibrio tra mantenimento dell’esito dei circuiti democratici e il presidio di legalità”. Prima di lasciare il palco, il ministro è tornato a ribadire la volontà del governo di spingere sulla videosorveglianza nella città. “Vorremmo creare un paniere di risorse economiche per implementare e aggiornare i sistemi – ha concluso -. Non è che ci piace il Grande Fratello, ma i dati ci dicono che più del 50% dei reati che viene scoperto si avvale di strumenti di indagine legati alla videosorveglianza. Andiamo incontro all’intelligenza artificiale, è illusorio pensare che la privacy possa frenare le enormi potenzialità che questi sistemi danno. Credo che la soluzione sia nell’avere fiducia nelle istituzioni”.
Del figlio non sa più nulla dal 10 novembre scorso, dal giorno dopo un arresto al Cairo dai contorni tutti da chiarire. E’ la vicenda che riguarda Elanain Sharif, 44enne nato in Egitto ma cittadino italiano, di cui la madre dice di avere perso le tracce dopo che è stato fermato dalle autorità egiziane al suo arrivo dall’Italia. Un caso seguito con la “massima attenzione” dalla Farnesina dopo la denuncia della donna che era col figlio al momento del fermo. L’uomo si troverebbe, comunque, in una struttura nota anche alle autorità italiane. La madre avrebbe appurato che si trova nel carcere di Alessandria d’Egitto.
Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. L’uomo vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano. “E’ una vicenda che inevitabilmente ci riporta ai casi di Regeni e Zaky – afferma l’avvocato Alessandro Russo, legale della famiglia -. Sono andati al Cairo dove hanno un appartamento, erano lì per commissioni come avevano fatto tante altre volte ma appena arrivato è stato bloccato e gli hanno sequestrato il passaporto italiano”. Su punto a quanto si apprende, essendo anche cittadino italiano, Sharif aveva scelto di rientrare in Egitto col passaporto egiziano, e anche per questo è stata più lenta la procedura per una visita consolare. Sui motivi dell’arresto gli elementi sono al momento pochi. “Ciò che ha portato all’arresto non è chiaro, si tratterebbe di qualcosa legato a contenuti su Facebook ma non abbiamo capo di imputazione”, dice l’avvocato. Sharif lavora nell’industria del porno (è noto come Sheri Taliani) e questo potrebbe essere il motivo dell’arresto e in particolare l’avere diffuso immagini vietate dalle leggi egiziane.
“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aggiunge – Le procedure di arresto sono state effettuate utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. Sharif è stato, quindi, trasferito nel carcere della Capitale. “E’ stato lì per alcuni giorni, in condizioni inumane: senza potere dormire, poteva stendersi solo per mezzora, per sedersi su una sedia, anche per pochi minuti, doveva pagare. La madre l’ha visto per pochi istanti, il 10 novembre poi più nulla”, aggiunge il legale.
Russo ha immediatamente allertato la Farnesina e l’ambasciata italiana. La sede diplomatica al Cairo, in stretto coordinamento con il Ministero degli Esteri, sta seguendo “con la massima attenzione il caso” e l’ambasciata sta avendo costanti contatti con la madre dell’uomo. La donna, non senza difficoltà, è riuscita ad appurare che Sharif è stato trasferito nel carcere di Alessandria d’Egitto. “Lei ora è lì, assieme al fratello che lavora nella polizia egiziana e spera di avere notizie di un suo rilascio ma è preoccupatissima”, aggiunge Russo.
Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.