Collegati con noi

Cronache

Conti spiati, si cercano accessi su pc e cellulari

Pubblicato

del

Morbosa curiosità personale o un disegno con un mandante? Si cercherà una risposta a questo interrogativo negli smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici che sono stati sequestrati nei giorni scorsi a Vincenzo Coviello, l’ex dipendente di Intesa Sanpaolo che dalla sua postazione di lavoro a Bisceglie ha spiato migliaia di movimenti bancari di politici, personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport e anche di gente comune. Nei prossimi giorni la procura di Bari affiderà l’incarico ai tecnici per ricostruire tempi, modalità e tipologia degli accessi ai dati riservati della banca, ma anche eventuali contatti che Coviello possa avere avuto prima o dopo ogni accesso e capire se effettivamente abbia tenuto solo per sè, come ha detto, le informazioni raccolte. Una versione tutta da verificare e che al momento non sembra convincere la procura di Bari che indaga l’ex bancario licenziato da Intesa dopo un procedimento disciplinare, per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. La procura ritiene verosimile che Coviello abbia agito in concorso con un mandante e destinatario delle informazioni riservate che, “nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”.

Coviello avrebbe compiuto 6.637 accessi abusivi tra il febbraio 2022 e l’aprile 2024, visionando i movimenti bancari di 3.572 persone: tra loro 34 politici, la premier Meloni, sua sorella Arianna e l’ex compagno Giambruno, sei ex premier, ministri tra cui quello della difesa, Giudo Crosetto. Altri 43 sono attori, cantanti o sportivi. Gli altri sono persone interne alla banca o che fanno parte delle sfera privata di Coviello. Chi lo ha conosciuto ritiene improbabile che il 52 enne commercialista di Bitonto sia stato capace di dossieraggi. Ma la vicenda, su cui è intervenuta la Banca d’Italia chiedendo a Intesa “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere”, ha svelato l’estrema facilità con cui il sistema è permeabile e da giorni ha scatenato il dibattito politico con le accuse reciproche tra gli schieramenti di scandalizzarsi solo quando i dossier riguardano la propria parte politica.

La premier ieri si era definita “la più dossierata d’Italia” per il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, “È allarmante la piega che sta prendendo l’inchiesta di Bari. Una vicenda gravissima che si aggiunge a quella che, nei mesi scorsi, aveva portato all’individuazione di funzionari dello Stato dediti ad attività di dossieraggio”. Risponde il capogruppo del senatori Pd, Francesco Boccia, “Vedo che autorevoli esponenti della destra, evidentemente a corto di argomenti, continuano nel gioco, a loro caro, di apparire vittime di chissà quale complotto di fronte all’opinione pubblica. Ma dovrebbero smetterla. Le attività di dossieraggio che stanno emergendo ai danni delle istituzioni e della politica sono certo gravi ma stanno riguardando tutti, come purtroppo è già accaduto in passato: personaggi noti, uomini e donne della maggioranza come dell’opposizione”.

Advertisement
Continua a leggere

Cronache

Non solo sciolti per mafia, ipotesi tutor per i Comuni

Pubblicato

del

Un delicato equilibrio tra il rispetto del voto dei cittadini e la gravità dell’infiltrazione criminale. Questo il tema che oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha portato all’attenzione dell’Anci, lanciando la proposta di rimodulare l’articolo del testo unico sugli enti locali sullo scioglimento delle amministrazioni ‘sospette’. L’idea del titolare del Viminale è quella di creare una nuova figura, una sorta di tutor, che possa intervenire nelle situazioni meno gravi e complesse evitando quindi lo scioglimento del Comune, provvedimento “lacerante e doloroso”, come ha spiegato lui stesso all’assemblea dei sindaci riunita a Torino. Ma non solo, Piantedosi ha anche confermato l’intenzione del governo di voler ripristinare le Province, con l’elezione diretta e la rimodulazione delle competenze. “La cosiddetta abolizione si è rivelata fallimentare – ha detto – pensiamo ad un un passo indietro”. Il focus dell’intervista che oggi ha visto protagonista il ministro dell’Interno è stato quello della riforma del Tuel, un testo che – ha detto lo stesso Piantedosi – “ha ormai un quarto di secolo di vita”.

“Credo – ha ribadito – che ci sia un unanime convincimento che la riforma sia indispensabile e necessaria”. Tra le “questioni da limare” ci sarebbe proprio quella delle province, un tema che già dal suo insediamento anche il ministro per l’Autonomia, Roberto Calderoli, aveva fortemente rilanciato. “Noi – le parole di Piantedosi – cercheremo di condividere questa ipotesi di riforma con tutte le parti politiche, compresa l’attuale opposizione”. La revisione del testo, inoltre, potrebbe prevedere anche novità sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, previsto dall’articolo 143. “L’esperienza pratica ci ha insegnato” che è meglio mettere “nel sistema qualcosa in mezzo tra scioglimento e non scioglimento, come misure di affiancamento, una sorta di commissariamento”.

“Nessuno – ha sottolineato il titolare del Viminale – immagina di poter arretrare rispetto ai presidi di legalità. Ma è sempre lacerante e doloroso il fatto che ci siano misure molto forti che incidono sui principi democratici. Bisogna cercare una ulteriore forma di equilibrio tra mantenimento dell’esito dei circuiti democratici e il presidio di legalità”. Prima di lasciare il palco, il ministro è tornato a ribadire la volontà del governo di spingere sulla videosorveglianza nella città. “Vorremmo creare un paniere di risorse economiche per implementare e aggiornare i sistemi – ha concluso -. Non è che ci piace il Grande Fratello, ma i dati ci dicono che più del 50% dei reati che viene scoperto si avvale di strumenti di indagine legati alla videosorveglianza. Andiamo incontro all’intelligenza artificiale, è illusorio pensare che la privacy possa frenare le enormi potenzialità che questi sistemi danno. Credo che la soluzione sia nell’avere fiducia nelle istituzioni”.

Continua a leggere

Cronache

Porno attore italo-egiziano arrestato in Egitto, la preoccuoazione della mamma in Italia

Pubblicato

del

Del figlio non sa più nulla dal 10 novembre scorso, dal giorno dopo un arresto al Cairo dai contorni tutti da chiarire. E’ la vicenda che riguarda Elanain Sharif, 44enne nato in Egitto ma cittadino italiano, di cui la madre dice di avere perso le tracce dopo che è stato fermato dalle autorità egiziane al suo arrivo dall’Italia. Un caso seguito con la “massima attenzione” dalla Farnesina dopo la denuncia della donna che era col figlio al momento del fermo. L’uomo si troverebbe, comunque, in una struttura nota anche alle autorità italiane. La madre avrebbe appurato che si trova nel carcere di Alessandria d’Egitto.

Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. L’uomo vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano. “E’ una vicenda che inevitabilmente ci riporta ai casi di Regeni e Zaky – afferma l’avvocato Alessandro Russo, legale della famiglia -. Sono andati al Cairo dove hanno un appartamento, erano lì per commissioni come avevano fatto tante altre volte ma appena arrivato è stato bloccato e gli hanno sequestrato il passaporto italiano”. Su punto a quanto si apprende, essendo anche cittadino italiano, Sharif aveva scelto di rientrare in Egitto col passaporto egiziano, e anche per questo è stata più lenta la procedura per una visita consolare. Sui motivi dell’arresto gli elementi sono al momento pochi. “Ciò che ha portato all’arresto non è chiaro, si tratterebbe di qualcosa legato a contenuti su Facebook ma non abbiamo capo di imputazione”, dice l’avvocato. Sharif lavora nell’industria del porno (è noto come Sheri Taliani) e questo potrebbe essere il motivo dell’arresto e in particolare l’avere diffuso immagini vietate dalle leggi egiziane.

“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aggiunge – Le procedure di arresto sono state effettuate utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. Sharif è stato, quindi, trasferito nel carcere della Capitale. “E’ stato lì per alcuni giorni, in condizioni inumane: senza potere dormire, poteva stendersi solo per mezzora, per sedersi su una sedia, anche per pochi minuti, doveva pagare. La madre l’ha visto per pochi istanti, il 10 novembre poi più nulla”, aggiunge il legale.

Russo ha immediatamente allertato la Farnesina e l’ambasciata italiana. La sede diplomatica al Cairo, in stretto coordinamento con il Ministero degli Esteri, sta seguendo “con la massima attenzione il caso” e l’ambasciata sta avendo costanti contatti con la madre dell’uomo. La donna, non senza difficoltà, è riuscita ad appurare che Sharif è stato trasferito nel carcere di Alessandria d’Egitto. “Lei ora è lì, assieme al fratello che lavora nella polizia egiziana e spera di avere notizie di un suo rilascio ma è preoccupatissima”, aggiunge Russo.

Continua a leggere

Cronache

Imprenditore campano arrestato in Gallura per frode fiscale

Pubblicato

del

Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto