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Conte prova a disinnescare le grane Di Lorenzo e Kvara

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Antonio CONTE non ha ancora firmato per il Napoli (l’annuncio ci sarà a breve) ma ha già le prime grane da risolvere. Si chiamano DI LORENZO e KVARATSHKELIA , che vogliono andarsene, rispettivamente alla Juventus e al Psg, ma che il tecnico vuole assolutamente trattenere. Per questo, assieme al nuovo ds Manna, si sta adoperando per trattenerli anche se non è detto che, se davvero il Saint Germain offrirà 100 milioni per il georgiano, il presidente De Laurentiis resista alla tentazione di cedere il suo gioiello. Intanto il Chelsea ha fatto sapere che OSIMHEN non interessa, quindi l’unico modo per fare arrivare LUKAKU al ‘Maradona’ è trattare per un prestito, formula che non piace ai Blues londinesi.

Il Napoli è anche su SAMARDZIC e WALACE dell’Udinese, ma è un discorso per il quale ci vorrà ancora tempo. Un agente Fifa italiano che vive in Brasile ha segnalato all’Inter tre gioielli del Palmeiras, due dei quali minorenni, che hanno ancora una quotazione possibile e quindi da bloccare subito prima che i club inglesi facciano salire il prezzo (com’è successo con ESTEVAO che andrà al Chelsea per 50 milioni). I tre sono BELE’, talento da 20 gol a stagione, il promettentissimo 16enne WESLEY LIMA (che piace anche alla Roma) e l’attaccante LUIGHI, unico ad aver compiuto i 18 anni. JOHN KENNEDY del Fluminense potrebbe invece andare al Como, che sogna ancora ICARDI ma intanto potrebbe prendere un attaccante esperto come BELOTTI, rientrato alla Roma dopo il prestito alla Fiorentina, e che piace anche al Parma.

Alla Lazio il presidente Lotito smentisce i dissidi con l’allenatore Tudor, così PALLADINO si allontana da Formello ed è sempre più vicino alla Fiorentina, con cui dovrebbe firmare un biennale. Quanto alla Lazio, l’attuale tecnico ha presentato la lista della spesa, che comprende i nomi di AMRABAT (che però vorrebbe rimanere al Manchester United), DOIG (su cui c’è anche la Roma), WIEFFER del Feyenoord e PAVLIDIS dell’Az Alkmaar. Difficile che Lotito possa accontentarlo del tutto. Sull’altra sponda del Tevere, si cerca un attaccante ma dipenderà molto da ABRAHAM, ovvero se si riuscirà a cedere l’inglese a una cifra congrua, che per non generare una minusvalenza non può essere inferiore ai 16 milioni di euro.

Un’altra priorità è trovare esterni, sia bassi che alti, in grado di soddisfare le esigenze di De Rossi, e i nomi più gettonati sono quelli di BELLANOVA del Torino, IKONE’ della Fiorentina, DOIG del Sassuolo e ZHEGROVA del Lilla, sul quale c’è anche la Juventus. E a proposito dei bianconeri: si è saputo che non è DOUGLAS LUIZ che piace alla Juve ma è l’Aston Villa che vuole MCKENNIE, e per questo la prossima settimana il dg degli inglesi Monchi potrebbe arrivare in Italia per trattare: la richiesta è di 30 milioni, ma Douglas Luiz, ora con la nazionale brasiliana, sarebbe una contropartita tecnica gradita e quindi potrebbe essere inserito nell’affare.

E’ in chiusura la trattativa con il Monza (dove come allenatore potrebbe arrivare BARONI) per DI GREGORIO, miglior portiere dell’ultimo campionato. La Juve dovrebbe pagarlo ai brianzoli una ventina di milioni, ma a quel punto uno fra SZCZESNY e PERIN dovrà andare via: il polacco, che ha ancora un anno di contratto, ha ricevuto un paio di proposte piuttosto interessanti dal punto di vista economico dall’Arabia Saudita, ma non vuole trasferirsi nella Saudi League.

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Bremer e McKennie: senza segnare è difficile vincere partite

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“Un peccato non aver vinto la partita, abbiamo dominato ma se non fai gol è difficile. Ma siamo sulla strada giusta e dobbiamo continuare così”. Così Gleison Bremer commenta ai microfoni di Dazn il pareggio per 0-0 contro il Napoli. “Stiamo iniziando un percorso, dobbiamo continuare ad ascoltare il mister. Oggi abbiamo fatto possesso palla, ma è mancato l’ultimo passaggio”, ha aggiunto il difensore brasiliano. Sulla stessa lunghezza d’onda Westo McKennie, secondo cui “è difficile vincere senza segnare, con Koopmeiners abbiamo provato a farci vedere di più in avanti”. Sulla sostituzione di Vlahovic, l’americano ha detto: “Dusan è un attaccante e che vive per il gol, ogni partita lui dà sempre il massimo e sono sicuro che il gol arriverà. Ma tutta la squadra deve metterlo in condizione di segnare”.

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Juventus e Napoli, è pari senza gol allo Stadium

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E’ finita con un pareggio senza reti l’attesa sfida della quinta giornata all’Allianz Stadium di Torino tra la Juventus di Thiago Motta e il Napoli dell’ex Antonio Conte. Terzo 0-0 di fila per i bianconeri che hanno il merito di aver mantenuto ancora una volta la porta inviolata. Quarto risultato utile di fila per gli azzurri che, grazie a una gara in cui sono stati a lunghi tratti asserragliati in difesa, invece sono rimasti una lunghezza davanti ai bianconeri. Prima del fischio d’inizio, la Juventus ha celebrato il suo ex portiere Szczesny con una targa e una maglia ricordo per le 252 presenze.

Settore ospiti con poche presenze, vista la decisione del Prefetto di Torino di impedire ai tifosi ospiti la trasferta a Torino per precedenti scontri tra i supporters campani e quelli del Cagliari. Nonostante la successiva sospensione decretata del Tar del Piemonte poiché gli scontri erano avvenute tra “tifoserie contendenti diverse”, all’Allianz Stadium si sono presentati in pochi esponendo uno striscione sul quale era scritta la parola “vergogna”. In campo, invece, primo tempo molto equilibrato e avaro di emozioni, partita chiusa a lunghi tratti e pochissime occasioni degne di nota.

Le più pericolose di marca partenopea, la prima al 29′ figlia di una conclusione rasoterra dalla distanza di McTominay respinta da Di Gregorio e la seconda in pieno recupero con il portiere juventino ancora attento a deviare in corner una punizione insidiosa dalla destra di Politano sulla quale Lukaku aveva coperto la visuale del numero 29 bianconero. Al 10′ della ripresa ancora Politano pericoloso con una conclusione col mancino finita di poco alta sopra la traversa. Per vedere la prima (e ultima) vera conclusione della Juventus sono invece passati 26 minuti dall’inizio del secondo tempo: da un’incursione per vie centrali di Cambiaso la palla è finita sui piedi di Koopmeiners la cui conclusione a giro con il destro è finita fuori misura.

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La prima Roma di Juric: è la mia grande occasione

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Allenatore della Roma da poco più di 72 ore e un silenzio attorno a lui che fa rumore. Ivan Juric si presenta da solo alla vigilia dell’esordio sulla panchina giallorossa contro l’Udinese. I Friedkin, infatti, non sono più nemmeno a Trigoria, hanno lasciato la capitale dopo un blitz nato e concluso per esonerare Daniele De Rossi, mentre il resto della dirigenza resta in silenzio come negli ultimi otto mesi. Dunque nessun’eccezione, nemmeno per le prime parole del nuovo allenatore che ricorda da solo il proprio curriculum: “Alleno da 14 anni, di cui gli ultimi otto in Serie A e a buon livello, ma la Roma è la squadra più forte che mi è capitata. Per me è una grandissima occasione, con un club così non pensi al contratto, devi solo dimostrare di essere capace”. Una missione non certo semplice e non tanto per il valore della rosa che definisce “ottimo”, quanto per il clima creatosi intorno alla squadra dopo la cacciata di De Rossi.

Domani è prevista una forte contestazione all’Olimpico con i gruppi organizzati che entreranno dopo mezz’ora e poi continueranno a protestare contro giocatori e proprietà. Contestazione preannunciata in questi giorni con striscioni contro la proprietà e l’amministratore delegato, Lina Souloukou (“Ddr il mare di Roma… Lina il male di Roma” la scritta esposta dai tifosi): per questo la ceo giallorossa è stata sottoposta a ‘misure di tutela’. All’Ad della società non è stata assegnata una scorta vera e propria: le valutazioni verranno fatte nei prossimi giorni in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza in prefettura. Ecco allora che a difendere la Roma ci prova Juric, prima elogiando il lavoro fatto dal suo predecessore e poi mettendosi a scudo dei suoi nuovi calciatori. “Il lavoro di Daniele non è tutto da buttare – ha spiegato – Ci sono tanti spunti da prendere e ai quali poi aggiungere alcune mie caratteristiche, come l’aggressività. Ma questa è una squadra che ha dimostrato di poter scendere in campo in un certo modo e di potersela giocare con chiunque”.

Per la sua Roma “servirà tempo”, ma dopo esser subentrato di problemi non ne ha riscontrati. “E’ una squadra che ha dato tutto per De Rossi, non c’erano problemi all’interno. Purtroppo gli allenatori pagano i risultati”, le parole di un tecnico che vorrebbe concentrarsi solo sull’Udinese e invece è costretto a occuparsi anche di tanto altro per cercare di mantenere a galla una nave che nell’ultima settimana ha rischiato di affondare. Sugli obiettivi non si nasconde: “La proprietà è stata molto chiara, ha chiesto risultati e sviluppo dei giocatori, alzando il livello della rosa, poi dobbiamo arrivare in Champions e rimanerci”. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando all’esordio affronti un Udinese che “sta over perfomando”, sempre parole di Juric.

Per contrastare i friulani pensa al 3-4-2-1 e non esclude la possibilità di far giocare insieme Dybala e Soulé dietro Dovbyk. In squadra, inoltre, potrebbe rivedersi anche Zalewki, finito fuori rosa per volere della proprietà, ma la cui situazione “sta rientrando” ha spiegato l’allenatore croato, sottolineando come Nicola sarebbe “un elemento valido per lo sviluppo della stagione”. Ma alla fine solo i risultati possono allontanare tensioni e polemiche dell’ultimo periodo. Lo sa bene Juric che già con l’Udinese non può sbagliare.

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