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Conte frena gli ortodossi del M5S: restiamo al Governo

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Stretto tra le responsabilita’ di governo e le fortissime spinte centrifughe interne ai 5 stelle, Giuseppe Conte si trova a giocare una doppia partita: con l’esecutivo e dentro al Movimento. Al presidente del Consiglio Mario Draghi, che incontra per oltre un’ora, conferma di voler continuare a condividere le responsabilita’ di governo a fronte, pero’, di “un forte segno di discontinuita’”. Poi, a distanza di poche ore, alza decisamente i toni sottolineando che Draghi non ha alcuna “cambiale in bianco”, che il sostegno e’ lungi dall’essere scontato e che il M5s si aspetta “valide motivazioni” per restare in maggioranza. La crisi, insomma, e’ dietro l’angolo. Il messaggio, scandito con durezza dalla sede dei pentastellati, serve a tenere a bada – almeno per ora – quella corposa fronda di pentastellati che vuole rompere a tutti i costi con Draghi. Un primo banco di prova per misurare le reali intenzioni dei 5s sara’ il passaggio in Parlamento del dl aiuti. Salvo colpi di scena, i pentastellati – a riprova delle intenzioni di non strappare con il governo ( almeno non adesso) – alla Camera dovrebbero approvare la fiducia e astenersi sul provvedimento, al Senato potrebbero uscire fuori dall’Aula al momento di esprimersi sul testo, a loro inviso a causa del termovalorizzatore di Roma. Ma Conte resta vago: “La fiducia? Decideremo con i capigruppo. Saprete presto…”. Il termometro del Consiglio nazionale, che l’ex presidente del Consiglio convoca di buon mattino, segna temperature alte: da un lato ci sono i fieri sostenitori dell’uscita dal governo ( “perche’ siamo gia’ stati presi i giro abbastanza”), dall’altro i piu’ moderati che spingono per restare cercando di dettare la loro agenda al governo. Nove punti, da reddito di cittadinanza al superbonus, messi nero su bianco in un documento articolato e non privo di recriminazioni verso Palazzo Chigi. “Se il premier non ci dara’ ascolto, sara’ lui ad aver decretato la fine della collaborazione”, spiega un eletto chiedendo l’anonimato. La strategia di spedire la palla nel campo del governo, anche se non convince affatto tutti, al momento e’ la prevalente. E si traduce nel concetto ribadito a piu’ riprese da Conte nel corso della giornata: “Aspettiamo risposte”. A Palazzo Chigi il faccia a faccia con Draghi viene definito “positivo”, si registra che il M5s ha “confermato il sostegno al governo” e che “molti i dei temi sollevati si identificano in una linea di continuita’ con l’azione governativa”. La deadline ideale per trarre le somme non e’ lontana, ma nemmeno vicinissima: “Giorni, non mesi, sicuramente entro il mese di luglio”, scandisce ‘l’avvocato del popolo’ che in serata deve fronteggiare il malcontento dei parlamentari per le scelte del governo. In cima alla lista delle priorita’ ci sono le questioni sociali, esplosive, a cui il Movimento vuole poter dare risposte: la scissione dei dimaiani e’ ancora cocente, c’e’ chi teme nuove uscite e il prossimo appuntamento elettorale impone una scossa identitaria. Se possibile dentro il governo, altrimenti fuori, come, ad esempio, vorrebbe la maggioranza dei senatori. Tanti di loro si definiscono “soffocati” da questa esperienza, non considerati e “attaccati” all’interno della loro stessa maggioranza. Secondo alcuni rumors il capo politico del M5s non terra’ i suoi ancora a lungo, anche perche’ nel frattempo deve tenere a bada anche le critiche sotterranee. “La stragrande maggioranza e’ con Giuseppe – assicura pero’ un contiano di ferro – chi mette in discussione lui rema contro il Movimento”. A sparare a zero, invece, e’ Alessandro Di Battista che in un post al vetriolo sintetizza cosi’ la giornata: “E anche oggi esce dal governo domani…”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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