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Conflitto economico globale, disinformazione e rischio nucleare: la mutazione della guerra di Putin

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Ormai non si tratta soltanto dell’invasione dell’Ucraina. La guerra voluta da Vladimir Putin ha subito una mutazione veloce e inquietante che rende il futuro vicino e quello lontano carichi di paure e angosce. Al conflitto sanguinoso e feroce sul terreno, alla guerra economica globale e a quella della disinformazione e della propaganda si e’ aggiunta una contrapposizione tra Russia e Occidente che non soltanto ricorda sinistramente i tempi della Guerra Fredda ma che anticipa e introduce quello che sara’ un lungo periodo di rapporti aspri e duri tra Ue e Usa da una parte e Mosca dall’altra. Nulla potra’ essere come prima, al di la’ di come e quando finira’ la guerra. La guerra di Putin non e’ soltanto violenta e tragica sul terreno – con uccisione di civili, deportazioni, torture, stupri e milioni di rifugiati in fuga -, e’ anche un attacco preciso ai valori e ai principi della democrazia. L’Occidente ha smesso di credere alla possibilita’ di un negoziato degno di questo nome – e d’altra parte Mosca ha candidamente ammesso di non pensarci in questa fase – e ha deciso di incrementare i suoi aiuti politici e militari a Kiev. La riunione di oggi a Ramstein rappresenta plasticamente un cambio di passo decisivo in quello che sara’ l’appoggio militare occidentale all’Ucraina e non e’ un caso che proprio oggi la Germania abbia annunciato di voler dare armi pesanti, compresi carri armati, a Kiev. Stati Uniti ed Europa lanciano un segnale chiaro a Mosca che e’ rappresentato dalle parole di Lloyd Austin, segretario della Difesa Usa, durante la riunione nella base militare Usa in Germania: ‘Oggi siamo qui riuniti per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia’. Da parte russa, ieri, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha spiegato che e’ reale il pericolo di una Terza guerra mondiale perche’ la Nato sta conducendo, secondo Mosca, ‘una guerra per procura’ in Ucraina. Mosca, in sostanza, ritiene che la Nato dando le armi all’Ucraina sia, di fatto, gia’ entrata in guerra. La guerra di Putin ha quindi velocemente intrapreso una strada in cui la diplomazia non ha piu’ spazio anche se generosamente continuano gli inviti al dialogo, a cominciare da quello del segretario generale dell’Onu Guterres che oggi e’ a Mosca e giovedi’ sara’ a Kiev. Ma il muro contro muro diplomatico sembra al momento incrollabile. Kiev non vuole cedere sulla sua sovranita’ e non si fida di Mosca, Putin potra’ forse acconsentire ad un tavolo negoziale quando avra’ raggiunto sul terreno alcuni obiettivi minimi che soltanto lui conosce, l’Occidente guarda inorridito a quello che succede sul terreno e, come Kiev, non crede piu’ alle parole del Cremlino. Gli attacchi e le esplosioni di queste ore – senza un responsabile conosciuto – in Transnistria fanno poi temere un allargamento del conflitto, che continua comunque ad essere durissimo in tutta la parte orientale e meridionale dell’Ucraina. Prima di arrivare ad un cessate il fuoco molto probabilmente assisteremo ad un periodo di guerra che purtroppo non sara’ breve e quando finalmente le parti si siederanno al tavolo della diplomazia iniziera’ una nuova era dei rapporti fra Occidente e Russia, e sara’ l’era della nuova contrapposizione. Anche perche’ l’Occidente non puo’ e non vuole dimenticare che in questa guerra e’ tutto chiaro: c’e’ un aggressore, la Russia, che ha violato l’integrita’ territoriale e la sovranita’ di un Paese democratico e c’e’ un aggredito, l’Ucraina, che vuole difendere il proprio territorio e la propria liberta’.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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