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Cronache

Condannato in contumacia combattente dell’Isis “bresciano” ma pare sia stato ucciso in Siria

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Assente in aula perchè probabilmente morto nei combattimenti in Siria, ma per la giustizia italiana Anas El Abboubi è vivo e per questo e’ stato condannato a sei anni per apologia del terrorismo e addestramento. Si tratta del foreign fighter sparito dai radar dal gennaio 2014, dopo una telefonata alla famiglia dal territorio di guerra. Nato nel 1992 in Marocco, Anas El Abboubi e’ cresciuto a Vobarno, in Valsabbia nel Bresciano, dove e’ stato arrestato nell’estate del 2013. Gli inquirenti hanno trovato nel suo computer i video di combattimenti, quelli di addestramento, poi messaggi inneggianti alla Jihad sui suoi profili social e anche manuali su come si costruiscono bombe e alcuni sopralluoghi virtuali di siti sensibili a Brescia. Accogliendo la richiesta di arresto della Procura di Brescia il gip disse: “Tutti gli elementi raccolti danno conto non solo dell’inclinazione ad atti di violenza, ma anche della finalita’ di terrorismo perseguita, atteso il contesto ideologico di riferimento e la dichiarata volonta’ di ‘Jihad contro l’Italia’ nella cui realizzazione viene affermata la volonta’ di martirio (‘il martirio mi seduce’ scrisse in Facebook)”.

In cella pero’ il giovane e’ rimasto una settimana perche’ il tribunale del Riesame lo ha scarcerato. “Non sussistono gravi indizi di colpevolezza” scrivono i giudici bresciani e Anas El Abboubi torna libero. A settembre 2013 lascia l’Italia e dopo un volo Milano-Istanbul arriva in Siria da dove pubblica foto con armi da guerra in mano e messaggi di minaccia al mondo occidentale. “Credo sia stato condannato proprio per questa sua decisione di andare in Siria” ha commentato oggi uno dei suoi legali, l’avvocato Giovanni Brunelli, dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d’Assise di Brescia. “Valuteremo le motivazioni e decideremo se ricorrere in appello” annuncia il legale che con il collega Nicola Mannatrizio aveva chiesto l’assoluzione. Per la famiglia Anas El Abboubi e’ morto da tempo. “Non abbiamo piu’ contatti. E’ morto e non lo perdono per quello che ha fatto” ripete da tempo il padre del giovane, che ancora vive con la moglie e l’altro figlio a Vobarno nel Bresciano. Per il pm Erica Battaglia, che ha proposto la condanna a sette anni, non ci sono le prove del decesso e per questo ha chiesto e ottenuto la celebrazione del processo. El Abboubi e’ ricercato a livello internazionale ed e’ inserito dagli Stati Uniti nell’elenco dei foreign fighters piu’ pericolosi.

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Uccisa nel Casertano, Cassazione annulla ergastolo per il marito

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La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33 anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre del 2020. La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello, annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione. In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo.

Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi di pistola da distanza ravvicinata.

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Investimento a Lido di Camaiore, automobilista arrestata

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È finita agli arresti domiciliari, con l’accusa di omicidio stradale plurimo e lesioni gravissime, la donna che ieri ha investito con una Mercedes Gla a Lido di Camaiore (Lucca) sei persone, tra cui due giovani tedesche, entrambe decedute; Jasmine Bousnina avrebbe compiuto 19 anni fra un mese, mentre Elis Donmez avrebbe compiuto 18 anni domenica prossima. La polizia stradale e la procura di Lucca stanno conducendo gli accertamenti per chiarire come sia potuto accadere un incidente così grave. La donna alla guida dell’auto, Katia Pereira Da Silva, 44enne brasiliana che vive a Viareggio, è risultata negativa agli accertamenti per verificare se fosse alla guida in stato di ebbrezza o avesse assunto stupefacenti.

Andava certo a una velocità “molto elevata” lungo la via Italica, come specificato in una nota firmata dal procuratore Domenico Manzione, nella quale però non si fanno ipotesi specifiche sul perchè, dopo aver investito le due vittime e una loro amica all’altezza dell’incrocio con via Roma Capitale, salendo con l’auto sul marciapiede, la conducente abbia poi proseguito “la marcia per circa 250 metri, senza fermarsi e senza ridurre la velocita, andando prima ad impattare contro” un “palo del semaforo che abbatteva, quindi travolgendo altri tre pedoni per poi concludere la propria corsa quando urtava due veicoli in sosta”. Secondo quanto poi appreso sembra che l’auto, dopo aver investito le tre ragazze, avrebbe proseguito lungo la strada per poi risalire sul marciapiede, urtando poi il palo e investendo le altre tre persone, tutte di nazionalità francese. Nell’immediatezza la 44enne sarebbe apparsa in stato confusionale e avrebbe detto di non esserci accorta di nulla.

Con lei sulla Mercedes, auto che sarebbe stata presa a noleggio e ora è sottoposta a sequestro, viaggiava un’altra donna a sua volta finita in ospedale. L’unica illesa nell’incidente la 44enne: in ospedale è stata portata per gli esami tossicologici. Dei feriti portati in ospedale, si spiega dagli inquirenti, “due sono stati dimessi in mattinata, mentre altri tre sono ancora ricoverati ma, al momento, non sono in pericolo di vita”. Oggi qualcuno ha lasciato dei fiori nel luogo dove sono morte le due giovani tedesche, che facevano parte di una scolaresca proveniente da Duisburg, alloggiata in un hotel del Lido di Camaiore da dove la comitiva è ripartita stamani. In ricordo delle due ragazze domani a Camaiore sarà lutto cittadino: gli uffici comunali si fermeranno alle 12 per un minuto di silenzio con invito ad attività e comunità a fare altrettanto. Lo ha deciso il sindaco Marcello Pierucci che questo pomeriggio ha reso noto di voler contattare il primo cittadino di Duisburg “per esprimere il cordoglio e le condoglianze da parte di tutta la città”.

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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