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Colle, avanti senza strappi, legge elettorale e Recovery Fund

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Non e’ mai successo in Italia di sciogliere le Camere – con un governo che non si dimette – perche’ c’e’ stato un voto regionale di senso contrario. Non ci saranno particolari strappi rispetto a una tradizione repubblicana ottuagenaria. Al Quirinale regna il massimo riserbo in attesa dei risultati definitivi ma considerazioni e analisi della vigilia non sono certo cambiate oggi quando il clima in maggioranza risulta decisamente piu’ disteso che alla vigilia. Questo 21 settembre con un inedito doppio incrocio ad alto rischio tra referendum e elezioni regionali era cerchiato di rosso al Colle dove Sergio Mattarella da tempo guarda con estrema preoccupazione alla pandemia ed ai suoi disastrosi effetti sull’economia e il lavoro. Troppa e’ la carne al fuoco in questi mesi per allentare il senso di responsabilita’ di ognuno, a partire dalla classe politica. Nel chiuso delle stanze del Quirinale infatti, si e’ sempre escluso che il risultato di elezioni regionali – e fors’anche l’entrata in vigore del taglio dei parlamentari – possa comportare lo scioglimento dell’attuale Parlamento. Basta guardare la legge e aggiungere le prossime scadenze del Paese per far tremare le vene nei polsi solo ad immaginare le conseguenze di uno scioglimento anticipato della legislatura in questa fase. E certamente non si parla dell’ultima richiesta della Lega al presidente affinche’ sciolga le Camere proprio in virtu’ del fatto che la conferma referendaria impedirebbe una regolare elezione del prossimo presidente della Repubblica. Richiesta sulla quale il Colle non interviene proprio, ma che gia’ a caldo e’ stata giudicata singolare da diversi costituzionalisti. Prendendo in mano l’agenda si evince quanto la possibilita’ di uno scioglimento anticipato del Parlamento rientri piu’ nella sfera dei desideri di alcuni che in quella del possibile. Senza dimenticare che proprio la vittoria del si’ al referendum di fatto impedisce per mesi la possibilita’ di scioglimento proprio perche’ la riforma del taglio dei parlamentari richiede nuovi collegi elettorali senza i quali, paradossalmente, se tuto crollasse e si tornasse a votare, ci ritroveremmo un altro Parlamento con 945 eletti. Per inquadrare un percorso politico bisogna quindi partire dall’inderogabile necessita’ di ridefinire i collegi e possiamo subito calcorare due mesi di tempo. Si arriverebbe alla fine di novembre, cioe’ proprio nel momento piu’ caldo dell’approvazione parlamentare della legge di Bilancio 2021. Sempre in quelle settimane poi il lavoro del Governo sui progetti per il Recovery plan si trovera’ in una fase caldissima con alle porte l’inizio del nuovo anno, quando i provvedimenti dovranno passare al vaglio della Commissione europea. Tralasciando l’emergenza Covid, rimane tutto in piedi il tema della riforma della legge elettorale che lo stesso governo ha incardinato con il fil di ferro al taglio dei parlamentari. Difficilmente Mattarella potra’ soprassedere su un provvedimento che, oltre ad essere stato concepito dal governo, rassicurerebbe quella percentuale poi non cosi’ trascurabile di italiani che hanno tradotto le loro preoccupazioni con un no nell’urna. Per il Quirinale esiste infatti la necessita’ di adeguare il sistema elettorale al nuovo schema numerico di Senato e Camera. Ora, non e’ un azzardo dirlo, Sergio Mattarella si aspetta dalla politica compattezza e responsabilita’ per non sprecare gli oltre 200 miliardi che l’Europa ha messo in campo per l’Italia.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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