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Ambiente

Clima, dall’Europa 1 miliardo di euro per l’Africa

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Un impegno da un miliardo di euro dell’Unione europea per l’Africa, che ha le potenzialità per diventare una “superpotenza delle energie rinnovabili”, ma che è divisa su vari fronti, ha segnato la seconda delle tre giornate del Vertice sul clima in Africa, in corso a Nairobi in vista della Cop28 di Dubai. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato un’iniziativa per attirare gli investimenti privati, basata fra l’altro sui green bond: “Insieme alla Banca europea per gli investimenti e ai nostri stati membri, stiamo per stanziare un miliardo di euro per ridurre il rischio degli investimenti privati nei mercati emergenti”, ha dichiarato al summit, aggiungendo che “sulla transizione verde i finanziamenti pubblici non sono sufficienti. Questo vale per l’Europa, ma anche per i mercati emergenti. Sarà necessario mobilitare il capitale privato su larga scala”.

L’obbiettivo europeo è quello di destinare al continente africano metà del “Global Gateway”, un piano di investimenti da 300 miliardi di euro. Introducendo l’iniziativa Ue “Idrogeno verde” in Kenya – alla cui firma, insieme al presidente keniano William Ruto, ha assistito anche il sottosegretario italiano all’Ambiente, Claudio Barbaro – Von der Leyen ha chiesto ai paesi africani di lavorare in sinergia e presentare alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (la Cop28) del prossimo novembre-dicembre “una proposta per la fissazione di un prezzo globale del carbonio”.

L’Africa può diventare “una superpotenza delle energie rinnovabili”, ha affermato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, intervenendo al summit, in cui ha chiesto ai leader dei Paesi del G20 che si riuniranno in India nel fine settimana di “assumersi le proprie responsabilità” nella lotta al cambiamento climatico. “L’energia rinnovabile potrebbe essere il miracolo africano – ha proseguito Guterres -. Ma dobbiamo fare in modo che accada”, guidando i paesi sviluppati verso una doverosa “giustizia climatica” e una “correzione di rotta” nel sistema finanziario globale, che possa provocare un’azione accelerata per il clima nel contesto dello sviluppo sostenibile. I paesi ricchi “devono mantenere la promessa di fornire 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo per il sostegno all’adattamento climatico”, ha insistito il segretario generale delle Nazioni unite.

Il positivo “clima” di annunci, in cui si sono imposti gli Emirati Arabi Uniti con un investimento da 4,5 miliardi di dollari nell’energia pulita, è stato guastato dal fallimento nella stesura di una bozza della “dichiarazione di Nairobi”, che mercoledì deve suggellare il vertice. Diversi i contrasti su questioni sollevate da giganti continentali come Egitto, Sudafrica e Nigeria. I capi di Stato e di governo ci riproveranno domani, a conclusione della tre giorni di dibattiti, discorsi e incontri bilaterali cui hanno partecipato delegazioni italiane dei ministeri degli Affari Esteri e dell’Ambiente con il governo: come ha riferito l’inviato speciale per i cambiamenti climatici, Francesco Corvaro, l’Italia è sempre più impegnata nei partenariati con i paesi africani, con impegni rafforzati soprattutto nel settore agroalimentare.

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Cop29, respinta ipotesi di aiuti per 300 miliardi

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Alla Cop29 di Baku i paesi ricchi provano a chiudere l’accordo sul fondo di aiuti climatici, alzando l’offerta a 300 miliardi di dollari all’anno dal 2035. Ma ai paesi più poveri sembrano ancora troppo pochi: così lasciano il tavolo delle trattative, anche se non escono dal negoziato. La situazione è confusa, le riunioni si susseguono. In serata viene fissata una nuova assemblea plenaria. La Cop29 doveva chiudersi venerdì. Ma l’accordo sugli aiuti climatici (il dossier più importante) non è stato raggiunto, e la conferenza è stata prolungata ad oggi. Venerdì era stata pubblicata una bozza di documento finale sulla finanza, con un compromesso proposto dalla presidenza azera. I paesi sviluppati si impegnavano a versare 250 miliardi di dollari all’anno dal 2035 in aiuti ai paesi in via di sviluppo per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Questa cifra era fatta di contributi pubblici a fondo perduto, ma anche di prestiti da banche multilaterali di sviluppo e banche private. La proposta era stata respinta dai paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina.

Questi chiedono 1.300 miliardi di dollari all’anno dal 2025, prevalentemente in contributi pubblici a fondo perduto, e sostengono che non si possa scendere sotto 300 miliardi all’anno dal 2030 e 390 dal 2035 (le cifre minime di aiuti indicate da uno studio di consulenti della Cop). Oggi i paesi sviluppati hanno provato ad alzare l’offerta, arrivando a 300 miliardi. In più, hanno precisato nella bozza che i paesi in via di sviluppo possono erogare aiuti, ma non hanno alcun obbligo, e i loro soldi non rientrano nel conteggio dei 300 miliardi. Un modo per accontentare la Cina, che per l’Onu risulta ancora paese in via di sviluppo: Pechino vuole erogare i suoi aiuti senza avere vincoli. La bozza accontenta anche l’Arabia Saudita, perché non aumenta gli impegni di decarbonizzazione rispetto a quanto deciso l’anno scorso alla Cop28 di Dubai. La Ue ha dovuto cedere su questo, come pure su diritti umani e delle donne, citati in modo generico.

Ma il gruppo dei paesi meno sviluppati (Ldc) e quello dei piccoli stati insulari (Aosis) hanno bocciato anche questa proposta. “Siamo temporaneamente usciti, ma rimaniamo interessati nei negoziati finché non otteniamo un accordo equo”, ha scritto su X Jiwoh Emmanuel Abdulahi, ministro dell’Ambiente e del cambiamento climatico della Sierra Leone. Cedric Schuster, presidente dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), in un comunicato ha detto che “siamo usciti dalle discussioni in stallo sull’Ncgg (l’obiettivo di finanza climatica, n.d.r.), che non stava offrendo alcun progresso. Ci siamo ritrovati continuamente insultati dalla mancanza di inclusione, le nostre richieste sono state ignorate”. “Un’altra Cop sta fallendo – ha commentato Greta Thunberg su X -. La bozza attuale è un completo disastro”. Più ottimista l’invia americano sul clima, John Podesta: “Spero che sia la tempesta prima della calma”.

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In 10 anni 146 disastri meteo, agricoltura in ginocchio

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In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.

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Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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