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Cingolani, più gas da Qatar, Algeria, Angola e Congo

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Interventi nel medio-lungo periodo per sostituire la fornitura di gas russo – da cui l’Italia dipende per il 40% su un totale importato del 96% – attraverso Qatar, Algeria, Angola, Congo destinazioni di recenti missioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del numero uno di Eni Claudio Descalzi. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha illustrato nell’aula del Senato il quadro della situazione e le misure adottate dal Governo per contrastare gli effetti sull’incremento dei costi dell’energia, anche alla luce della guerra in Ucraina che nell’immediato prevedera’ una riduzione del prezzo di benzina e gasolio con un’accisa mobile che utilizzi i maggiori incassi Iva dovuti agli aumenti dei prezzi. Ma gli interventi strutturali guardano alla fornitura da molti Paesi per ridurre la dipendenza per circa 20 miliardi l’anno dai 29,1 miliardi importati nel 2021, dalla Russia, “a cui tutta l’Europa paga un miliardo di euro al giorno”, che in questo periodo di conflitto “non ha solo un’implicazione energetica”. Una risposta, quella al caro energia, che va affrontata insieme anche ad altri paesi. Il governo tedesco ha approvato un accordo di solidarieta’ bilaterale fra Germania e Italia, che prevede delle consegne di gas in caso di estrema necessita’. L’intesa sara’ firmata il 29 marzo da Cingolani e dal vicecancelliere e ministro dell’economia e della protezione climatica Robert Habeck. I prezzi del gas naturale “sono saliti di cinque volte quest’anno rispetto al 2021, non e’ giustificato, e’ una speculazione”, ha ribadito Cingolani puntando l’indice contro “certi hub che non producono, ma fanno solo transazioni” citando il Title transfer facility (Ttf), e il punto di scambio virtuale (Psv) ad esso agganciato. “Un price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso sarebbe una grande notizia” ha osservato il ministro auspicando dall’Europa anche un disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da rinnovabili elettriche rispetto a quelli del gas. Ipotizzando scenari di interruzione delle forniture di gas dalla Russia, il ministro ha messo in guardia soprattutto sul medio termine, cioe’ fino al 30 ottobre, per la necessita’ di riempire al 90% (12 miliardi di metri cubi) gli stoccaggi in preparazione del prossimo inverno riuscendo cosi’ anche a mitigare eventuali picchi di prezzo. Nel lungo termine, invece, dal prossimo inverno, si dovrebbero sostituire completamente 30 miliardi di metri cubi di gas russo con altre fonti, cosa fattibile in almeno 3 anni, ha avvertito Cingolani. Gli interventi di breve-medio termine comprendono l’incremento della produzione termoelettrica a carbone o olio con risparmio di 3-4 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, piu’ gas algerino fino a 9 miliardi di metri cubi, un incremento sul gasdotto Tap di circa 1,5 miliardi l’anno, un maggiore utilizzo dei terminali italiani di gas naturale liquefatto (Gnl) aumento complessivo di 6 miliardi l’anno. A queste misure si potrebbero aggiungere contingentamento della domanda e accelerazione dell’efficientamento energetico. Fra le misure strutturali, tuttavia non tutte sommabili, ci sono nuova capacita’ su navi metaniere realizzabile in 12-18 mesi (dall’ottenimento delle autorizzazioni) per circa 16-24 miliardi di metri cubi, altri 20 miliardi di capacita’ all’anno per rigassificatori on-shore, gia’ autorizzati, in 36-48 mesi. Si potrebbe raddoppiare la capacita’ del Tap e arrivare a circa 10 miliardi l’anno in 45 mesi. Lo sviluppo di progetti rinnovabili offshore e onshore fino a 8 Gw l’anno che taglierebbero 3 miliardi di metri cubi di importazione di gas naturale; sviluppo del biometano, con potenziale di circa 2,5 miliardi al 2026 e rilancio della produzione di gas nazionale fortemente ridotta.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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