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Cronache

“Ciao Annarè”: l’addio ad Anna Siena, morta in ospedale a 35 anni per una diagnosi sballata. Era incinta, hanno diagnosticato una colica. Il cugino ai medici: lavorate in scienza e coscienza, una laurea non vi rende dei padreterni

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Forse “sarebbe bastata una semplice visita” per salvarla. Lo dice l’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia di Anna Siena, la 35enne morta due settimane fa al vecchio Pellegrini di Napoli dopo essere stata mandata a casa. Anna accusava dolori addominale. “Due sono state le diagnosi – spiega ancora Pisani – lombosciatalgia e coliche addominali”. In realtà Anna era incinta. I primi risultati dell’esame autoptico parlano di un feto in necrosi non riscontrato dai medici che potrebbe aver causato il decesso. “Attendiamo il deposito della consulenza medico legale effettuata da parte dei consulenti del pubblico ministero per comprendere se Anna poteva essere salvata”, aggiunge l’avvocato della famiglia di Anna Siena. I funerali della ragazza si sono tenuti  nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, centro di Napoli, a pochi passi da piazza Dante e a pochi metri dall’Ospedale, il Vecchio Pellegrini, dove Anna è morta. Si è spenta in pochi giorni tra dolori lancinanti che i medici hanno saputo capire. Sarebbe bastata forse una radiografia per salvarle la vita. Ma sarà la magistratura inquirente e quella giudicante a dire che osa è accaduto.

La famiglia non chiede vendetta, ma giustizia. Ed alla luce dell’autopsia chiede doppia giustizia. Quella giustizia invocata dal pulpito anche dal cugino di Anna Siena, che ha voluto ricordarla alle decine di persone che sono andate al funerale per l’ultimo saluto. Il giovane si è rivolto ai medici. Proprio ai medici, due dei quali, quelli in servizio al nosocomio nel corso dei due ricoveri, sono accusati di omicidio colposo. “Noi non vogliamo vendetta. Noi vogliamo giustizia. Anche voi medici svegliatevi, protestate. Il vostro lavoro è una missione. Dovete lavorare in scienza e coscienza. Una laurea tra le mani non vi rende dei padreterni” ha detto il  cugino di Anna prima di salutarla con un semplice e commovente “ciao Annarè”. Davanti alla bara, posta al centro della Chiesa, ai piedi del sagrato, c’erano Angelo Siena e Rosa Tommasecchia, il papà e la mamma di Anna. Accanto a loro, distrutti dal dolore, la sorella e il fidanzato di Anna, Olga e Gennaro. L’omelia del parroco è stata di una tenerezza e di una semplicità illuminante, per cuori semplici di persone perbene, com’è la famiglia Siena. Anche lui ha posto l’accento sulla necessità di concedere la giustizia terrena ma ha ricordato la misericordia di Dio. “La gravidanza di Anna non era nascosta, era criptata, lei non lo sapeva, ma Dio sì” ha detto il parroco.

 

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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