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Cronache

Chiude la palestra dei vip a Roma: “Pronti alla class action“

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La palestra chiude dal giorno alla notte e gli iscritti restano con un inutile abbonamento in mano. E’ quanto successo allo Sporting Palace, super-impianto nel cuore di Roma frequentato da attori e professionisti ma anche da ministri e imprenditori. Piu’ di 2.500 persone pronte alla class action e gia’ mobilitate grazie al tamtam sui social network. Dei gestori non si hanno piu’ notizie, qualcuno ha tentato di contattarli, ma senza esito. Questa mattina, pero’, davanti all’ingresso della palestra e’ stato necessario l’intervento della polizia per evitare che la lite tra i responsabili della struttura e alcuni abbonati sfociasse in rissa. Il caso risale al 25 giugno quando gran parte delle migliaia di iscritti riceve, via sms, una nota con cui la direzione dello Sporting Palace, struttura avveniristica a due passi da villa Borghese e Porta Pia, annunciava che “dal 1 luglio la sale e gli spogliatoi di via Mantova saranno svuotati per permettere alla nuova gestione (Virgin Active) di entrare a pieno regime in data 16 settembre”. Per gli abbonati sono stati cinque giorni di richieste di chiarimenti e risarcimenti. Alcuni di loro, infatti, avevano rinnovato l’iscrizione – che in alcuni casi raggiungeva i 900 euro annuali – pochissimi giorni prima. L’alternativa era quella di utilizzare le strutture degli altri due Sporting Palace, presenti in citta’. Uno a via Appia Nuova e l’altro in via Sigonio, entrambi distanti oltre 5 chilometri da via Mantova. Alcuni giorni dopo arriva un’ulteriore comunicazione in cui si annuncia un accordo con un’altra palestra nei pressi di via Veneto, alla quale “e’ stata fornita una mailing list dei soci con tanto di nome, cognome, email e telefono violando i diritti sulla privacy”, come denunciano gli abbonati, che nel frattempo hanno anche aperto un gruppo Facebook per coordinarsi. Lo stesso giorno una nuova nota fa esplodere il caso. “Lo Sporting Palace Mantova non ha ceduto la propria azienda alla Virgin Active ma cessera’ di esercitare in questa sede – si legge -. Precisano inoltre che ci si potra’ allenare nelle altre due sedi e che l’apertura a carico di Virgin Active (16 settembre) non e’ corretta”. “Siamo stati truffati”, tuonano gli iscritti che decidono di riunirsi e contattare alcuni avvocati per lavorare su una class action.

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Cronache

Dati rubati: Del Vecchio jr: ho chiarito la mia posizione

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“Sono soddisfatto dell’interrogatorio in quanto ho potuto chiarire la mia posizione. Auspico che la giustizia faccia il suo corso e che il prima possibile venga richiesta l’archiviazione dell’inchiesta a mio carico per l’insussistenza dei reati contestati”. Lo ha dichiarato dichiarato Leonardo Maria Del Vecchio al termine dell’interrogatorio reso ai pm della Dda di Milano e della Dna, nell’ambito dell’indagine su una presunta rete di cyber spie che ruotava attorno alla Equalize, e nel quele è indagato. L’imprenditore aveva chiesto di essere interrogato per chiarire e difendersi dalle accuse,

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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