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Ambiente

Chicco di grandine record in Brasile, 14,6 centimetri

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Il comune di Bagé, nel Rio Grande do Sul, in Brasile, ha registrato il chicco di grandine più grande mai trovato nel Paese, con un diametro di ben 14,6 centimetri. Lo riportano i media. Secondo la società Climatempo, che offre servizi di meteorologia, il record precedente apparteneva a chicco di grandine di 13 centimetri, caduto nella cittadina di Barra do Ribeiro, sempre nel Rio Grande do Sul, nell’aprile del 2023. Climatempo ha spiegato che il chicco di grandine record “si è formato all’interno di cumulonembi, dove le correnti d’aria sono così intense da trasportare le gocce d’acqua in regioni molto fredde dell’atmosfera, facendole congelare. I chicchi accumulano strati di ghiaccio fino a diventare troppo pesanti da sostenere. La loro dimensione dipende dalla forza di queste correnti d’aria”.

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Ambiente

Idrogeno verde in raffineria con Ip gruppo api

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La transizione energetica nel Nord-Ovest segna un passo avanti con un progetto di Ip gruppo api di produzione di idrogeno verde, da fonti rinnovabili. La raffineria Sarpom di Trecate, in provincia di Novara, entro il 2026 produrrà infatti idrogeno verde, che servirà alla raffineria stessa per decarbonizzare i propri processi industriali e per rifornire due aree di servizio Ip, una in Piemonte, a Casale Monferrato (Alessandria) e l’altra in Lombardia, a Cassano d’Adda (Milano), agevolando così la mobilità sostenibile. Il progetto, denominato Hydrogen Valley del Nord-Ovest, prevede un investimento totale di 30 milioni di euro tra fondi pubblici e privati.

Sarà sostenuto anche da due bandi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che Ip gruppo api si è aggiudicata: uno della Regione Piemonte e del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e uno del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. “Questo progetto – ha sottolineato Ugo Brachetti Peretti, presidente di Ip gruppo api – è strategico per il Nord-Ovest e per il Paese. Le raffinerie e la rete dei distributori di carburante sono essenziali per garantire la sicurezza energetica italiana e per accelerare su una transizione davvero efficace, che consenta all’industria e ai trasporti di non fermarsi.

Puntiamo sull’idrogeno – ha aggiunto – insieme a carburanti tradizionali di qualità, biocarburanti, elettrico, perché siamo convinti che il futuro dell’industria e dei trasporti è multi-energia. E perché crediamo che l’idrogeno in particolare sia una soluzione efficace per decarbonizzare i settori ad alta intensità energetica come le raffinerie e il trasporto pesante. La partnership tra pubblico e privato è importante per accelerare in questa direzione”.

“Grazie, perché la giornata di oggi, nel nome della competitività del nostro Paese, è fondamentale” ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, in un videomessaggio fatto arrivare alla presentazione mentre era impegnato nel Consiglio dei ministri. “Il progetto realizzato dal gruppo api a Trecate è fino ad oggi il più rilevante, in termini di investimenti e di produzione di idrogeno, tra i tre che la Regione Piemonte ha potuto finanziare nell’ambito del bando regionale per le Hydrogen Valley” hanno evidenziato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, con Elena Chiorino, vicepresidente, e l’assessore regionale all’ambiente e all’energia, Matteo Marnati.

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Ambiente

Orsi polari affamati arrivano in Islanda su lastre di ghiaccio, la minaccia del cambiamento climatico

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Non siamo ancora di fronte a una “famosa invasione degli orsi bianchi in Islanda”, ma l’apprensione cresce tra gli abitanti dell’isola. Un giovane esemplare di orso polare, probabilmente spinto dalla fame e dalla progressiva scomparsa del suo habitat naturale, è giunto sulle coste islandesi, dopo aver percorso circa mille chilometri su una lastra di ghiaccio staccatasi dai ghiacciai della Groenlandia, una delle tante conseguenze visibili del cambiamento climatico.

Il suo arrivo nel villaggio di Hofdastrond, nell’estremità nord-occidentale dell’Islanda, ha destato allarme tra i residenti. L’orso, un esemplare giovane del peso compreso tra 150 e 200 kg, affamato e spaesato, si è avvicinato a una casa, attratto dall’odore del cibo nei rifiuti. Una signora anziana lo ha avvistato dalla finestra e, spaventata, si è barricata dentro casa, chiamando aiuto. L’intervento dell’Agenzia islandese per l’ambiente è stato rapido e decisivo: l’animale, considerato una minaccia per la popolazione, è stato abbattuto dai tiratori scelti della polizia. Il capo della polizia dei Fiordi occidentali, Helgi Jensson, ha spiegato che, nonostante il dispiacere per l’azione, la decisione è stata necessaria per proteggere gli abitanti.

L’orso polare è una specie a rischio estinzione, e la sua uccisione suscita inevitabilmente riflessioni più ampie. A differenza della poetica “invasione degli orsi in Sicilia” narrata da Dino Buzzati, questa vicenda non ha un lieto fine. L’orso non ritorna al suo ambiente, né si sottrae al mondo umano: la sua vita termina lontano dall’Artico, vittima di una situazione ecologica in rapido deterioramento.

Questo episodio evidenzia una realtà ormai incontrovertibile: lo scioglimento dei ghiacciai sta riducendo drasticamente l’habitat degli orsi polari. Sebbene non siano nativi dell’Islanda, è sempre più frequente che alcuni esemplari raggiungano le sue coste galleggiando sui banchi di ghiaccio provenienti dalla Groenlandia. L’ultimo avvistamento di un orso polare sull’isola risaliva al 2016, ma questo fenomeno rischia di intensificarsi con l’aggravarsi del riscaldamento globale, che colpisce in particolare le regioni polari.

Nelle ultime settimane, la costa settentrionale dell’Islanda ha visto un aumento di iceberg provenienti dall’estremo Nord, segnale preoccupante del continuo scioglimento del ghiaccio. Secondo uno studio del Wildlife Society Bulletin pubblicato nel 2017, la perdita di ghiaccio marino sta spingendo sempre più orsi affamati verso la terraferma in cerca di cibo, aumentando il rischio di incontri potenzialmente pericolosi con gli esseri umani. Dei 73 attacchi di orsi polari registrati tra il 1870 e il 2014, ben 15 sono avvenuti negli ultimi cinque anni di quel periodo.

Il corpo dell’orso abbattuto è stato trasferito all’Istituto islandese di storia naturale, dove sarà sottoposto a una serie di analisi, tra cui lo studio del suo stato nutrizionale. Questi esami potrebbero fornire preziose informazioni sulla salute dell’animale e sul suo difficile percorso verso la terraferma, offrendo un ulteriore sguardo sulle drammatiche conseguenze che il cambiamento climatico sta avendo sulla fauna artica.

In conclusione, la tragica vicenda di Hofdastrond solleva una questione cruciale: se il riscaldamento globale continuerà a erodere l’habitat degli orsi polari, dovremo forse prepararci a nuovi e sempre più frequenti “incontri” tra umani e animali spinti a vagare lontano dalle loro terre per sopravvivere.

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Brasile, la siccità torna ad uccidere i delfini in Amazzonia

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La siccità torna ad uccidere i delfini rosa del lago Tefé, nell’Amazzonia brasiliana. Nell’ultima settimana ne è morto in media uno al giorno, secondo quanto dichiarato da Miriam Marmontel, responsabile del progetto di ricerca sui mammiferi acquatici amazzonici presso l’Istituto Mamirauá all’Agenzia Brasil. Nel 2023, più di duecento esemplari erano morti a causa delle eccessive temperature dell’acqua. Tuttavia, in questo caso gli esperti non associano ancora le morti al calore, quanto piuttosto alla siccità che ha ridotto la profondità dell’acqua, esacerbando la coabitazione tra i delfini e gli esseri umani. “Il canale è profondo due metri, largo al massimo cento.

Gli animali si concentrano in quest’area ed è attraverso questo stesso canale che passano le barche, anche quelle più grosse, che accedono al Tefé”, spiega Marmontel. L’Istituto, che monitora costantemente la temperatura dell’acqua, allerta comunque rispetto a brusche variazioni. “Normalmente, il lago durante l’anno varia tra i 22 e i 32 gradi centigradi. Abbiamo già documentato temperature di 27 gradi al mattino e un picco di 38 gradi tra le quattro e le sei del pomeriggio. Quindi si tratta di una grande variazione, di 10 gradi centigradi in dodici ore”.

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