Il paese è avvolto da un caldo pomeriggio di sabato, con il sole che brucia sulle campagne e l’odore dei concimi che permea l’aria. Nelle strade semideserte, si discute dell’ultimo sviluppo che ha scosso la comunità: la notizia degli abusi che Chiara Petrolini, al centro di una drammatica vicenda, avrebbe subito e non denunciato due anni fa. La rivelazione, riportata da Repubblica, ha fatto riemergere antichi sospetti e un nuovo capitolo si aggiunge a una storia già intricata e dolorosa.
Chiara Petrolini, studentessa universitaria di 21 anni, è accusata di aver partorito, ucciso e seppellito i suoi due figli nel giardino di casa. La giovane madre è ora agli arresti domiciliari, con la prospettiva che la Procura possa chiedere il carcere, contestando la decisione del giudice per le indagini preliminari (GIP) Luca Agostini.
Le parole del GIP e le accuse di disprezzo per la vita umana
Il giudice Agostini, nelle motivazioni per l’ordinanza degli arresti domiciliari, ha descritto Chiara Petrolini come una persona che ha mostrato un “disprezzo per la vita umana”. Questo giudizio severo si basa su quanto emerso dalle indagini, secondo cui Chiara avrebbe pianificato con pervicacia di evitare la maternità, dimostrando un cinismo inquietante di fronte alla morte dei suoi due figli. Il GIP ha sottolineato come, anche dopo aver compiuto l’atroce gesto, la giovane abbia continuato la sua vita quotidiana con leggerezza. Il giorno dopo il secondo parto, infatti, Chiara si sarebbe recata dall’estetista e la sera sarebbe uscita a ballare.
La ricostruzione delle indagini
Dai primi dettagli delle indagini emerge che Chiara avrebbe partorito da sola e poi seppellito i corpi dei bambini nel giardino di casa. L’evento che ha scatenato ulteriori polemiche riguarda la freddezza della giovane madre, che durante l’interrogatorio avrebbe risposto alla domanda della madre con un inquietante: “Come hai fatto tu a partorirmi”. Gli investigatori hanno dipinto un quadro di estrema indifferenza, confermato anche dalle dichiarazioni di Chiara che, dopo la scoperta dei corpi, avrebbe commentato con la sua famiglia e gli amici: “Ma chi può aver fatto una cosa del genere?”.
Un paese sconvolto e la fragilità delle famiglie
Nel piccolo paese di campagna, la vicenda di Chiara Petrolini ha scosso profondamente la comunità. Al bar e nei ristoranti, la discussione si concentra su chi possa aver aiutato Chiara e sulle motivazioni che l’hanno spinta a compiere gesti così estremi. Mentre c’è chi già indica il nome di un ragazzo con cui Chiara avrebbe avuto una relazione difficile, resta ancora il mistero su cosa l’abbia condotta a tale disperazione.
Il sindaco di Viadana, Nicola Cavatorta, ha puntato il dito contro la fragilità delle famiglie moderne, definendole come il “primo contesto sociale ed economico” in cui si sviluppano queste tragedie. Sebbene oggi ci siano più opportunità rispetto al passato, con numerose attività sportive e culturali, Cavatorta ha sottolineato l’aumento dei casi sociali che testimoniano un declino del sostegno familiare e sociale.
L’attesa per il processo
Mentre la comunità attende sviluppi giudiziari, il destino di Chiara Petrolini sembra destinato a diventare uno dei casi più seguiti della cronaca nera. Gli accertamenti continuano e la Procura sta valutando di chiedere il carcere per la giovane madre, sostenendo che il suo pentimento non sia sincero e che esista il rischio di reiterazione del reato.
Il prossimo passo sarà l’udienza di convalida del fermo, durante la quale si deciderà se Chiara dovrà rimanere ai domiciliari o essere trasferita in carcere. Nel frattempo, in strada Baietta, davanti alla casa della famiglia Petrolini, i cittadini lasciano fiori, peluche e lettere per i due bambini, soprannominati “angioletti”, in attesa del loro funerale.