Festa della Pasta di Gragnano, la presidente del Consorzio Aurora Casillo: cibo sano, impasto di acqua, farina e cultura della Valle dei Mulini
È Piero Chiambretti, comico e conduttore, istrionico mattatore televisione italiana, a presentare l’anteprima della 19esima edizione della Festa della Pasta di Gragnano. Con il suo stile inconfondibile, un misto di ironia, cultura, ragionamenti e non sense, racconta a Juorno il suo rapporto con Napoli, città che, dopo Torino, occupa nel suo cuore un posto importante. La passione per la pasta, protagonista indiscussa e irrinunciabile della sua vita. E il suo lavoro di imprenditore, perché Piero Chiambretti è, fra le altre cose, anche un ristoratore di successo.
Chiambretti, qual è il suo legame con Napoli e la Campania?
Con questa terra ho un ottimo rapporto: ho avuto diverse ragazze da queste parti… Una a Capri molto calda, e una a Napoli, assai meno calda. Una si chiamava Daniela, l’altra Guendalina. Passando all’aspetto professionale, qui a Napoli sono stato diversi anni, prima con la Tv dei Ragazzi, poi con un programma di Rai 1 che non andò benissimo… Io per la verità non comparvi un granché. Fu l’ultimo programma del grande regista della televisione italiana Enzo Trapani. Fisicamente e spiritualmente ricordo uno scugnizzo. In definitiva mi sento di dire che Napoli, dopo Torino, è la mia seconda città.
Lei è anche un ristoratore di successo. Che ruolo gioca la cucina napoletana nei suoi ristoranti?
Un ruolo assai importante. Io sono un amante degli spaghetti e di tutta la dieta mediterranea, ma la pizza per me rappresenta un afrodisiaco… Non si tratta solo di un cibo, ma di un divertimento, un orgasmo, un piacere assoluto. Quando, assieme a due amici, mi sono potuto permettere di aprire dei locali, ho pensato subito di portare a Torino la prima pizza napoletana, quella con il cornicione, i sapori e gli ingredienti partenopei. Allora sono venuto qui a Napoli e ho condotto un’indagine, anche grazie all’allora sindaco Bassolino – ai tempi presidente dell’Associazione Pizzaioli – e ho trovato dei pizzaioli bravissimi che si sono trasferiti a Torino con me. Oggi vivono ancora lì. Abbiamo avuto sin da subito un grande successo e ancora oggi credo che la nostra sia una delle pizze più buone in città.
E la pasta?
La pasta è una delle cose per cui si vive, non potrei mai rinunciarvi. Se mi chiedessero cosa portare su un’isola deserta, la pasta sarebbe la prima risposta. Poi al secondo posto magari una donna, ma verrebbe comunque sempre dopo la pasta.
Ritiene che il cibo possa rappresentare il collante di un Paese ancora diviso e frammentato come il nostro?
Credo che già lo sia. C’è una forma di campanilismo (non parlerei di razzismo) fra Nord e Sud del Paese, ma quando si va al ristorante, che tu sia un meridionale, che tu venga dal Trentino o da Roma, se a tavola c’è un piatto toscano o siciliano che ti piace, non ti metti certo a guardare la provenienza. Il cibo come collante dell’Italia c’è già, anzi è forse l’unico che possiamo difendere in un Paese che presenta ancora troppe divisioni al suo interno.
Torniamo alla televisione. Progetti in vista per il futuro?
Al momento ho un solo progetto in cantiere: riprendere il programma dell’anno scorso (CR4 – La Repubblica delle Donne, ndr). Andrà in onda a partire dal 30 ottobre su Rete 4 con alcune modifiche spero migliorative, e punta ad essere uno dei programmi dell’anno.