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Casi su e polemica vaccini, al governo nodo green pass

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Non si annuncia facile per il governo varare in settimana il nuovo decreto anti-Covid con un green pass allargato e piu’ stringente: i principali partner della maggioranza hanno visioni distanti su vaccini e utilizzo del certificato verde. In un panorama che vede i contagi e il tasso di positivita’ crescere con la variante Delta del coronavirus, anche se le terapie intensive e i reparti ordinari non preoccupano. Le riunioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) e poi della cabina di regia con il presidente del Consiglio Mario Draghi (che non dovrebbe essere convocata domani) sono precedute dalle polemiche della Lega di Matteo Salvini, che nega di essere no vax, ricorda i genitori vaccinati, ma poi evoca il figlio 18enne: “Mi rifiuto di vedere qualcuno che lo insegue con un tampone o una siringa. Prudenti si’, terrorizzati no”. E sul green pass dice: “”Leggevo di multe di 400 euro se uno deve farlo per andare a prendere il caffe’ in piazza…intanto ne sbarcano a carrettate in Sicilia senza”, i migranti. Se dall’opposizione Fratelli d’Italia con Francesco Lollobrigida consiglia agli under 40 di non vaccinarsi e il partito bolla il green pass di “obbligo nascosto”, nella maggioranza il Pd con Nicola Zingaretti e Leu con Federico Fornaro parlano di “sovranisti irresponsabili e ambigui”, dentro e fuori l’esecutivo. In questo clima trovare la via all’italiana evocata dal ministro di Forza Italia Mariastella Gelmini richiedera’ la mediazione e il decisionismo del premier. Il green pass allargato – con il ciclo completo di vaccinazione e non piu’ con una sola dose – dovrebbe entrare in vigore a inizio agosto anche per evitare cambi di colore delle Regioni e mantenere l’Italia bianca almeno fino a meta’ mese. Il certificato per immunizzati, guariti dal Covid o ‘tamponati’ negativi entro le 48 ore potrebbe essere obbligatorio anche per i ristoranti al chiuso, ma ci sara’ battaglia. Scontato che venga richiesto per stadi, piscine, palestre, concerti e tutte le attivita’ collettive. I nuovi parametri di rischio per le Regioni e la proroga dello stato d’emergenza dovrebbero incontrare meno ostacoli, secondo le previsioni. Intanto la pandemia fa segnare un altro giorno oltre i 3.200 casi, con un tasso di positivita’ che a fronte dell’usuale crollo dei test del sabato sale fino all’1,9%. I pazienti in terapia intensiva pero’ dopo tre giorni di aumento tornano a calare e quelli nei reparti ordinari salgono di 25, non un dato impressionante. Le vittime sono solo 3, ai livelli tra i piu’ bassi dell’anno. Spiccano pero’ i 471 positivi nel Lazio e i 404 in Sicilia e cosi’ alcune Regioni, come la Sardegna, annunciano o varano provvedimenti per controllare i turisti in arrivo, tra cui i tamponi in aeroporto. Un focolaio da Euro 2020 si segnala a Firenze, con 3 persone positive e 9 in quarantena a seguito della finale Italia-Inghilterra davanti a un maxischermo di un locale all’aperto. Quello di Roma nel pub di Monteverde per la sfida degli azzurri con il Belgio ai quarti e’ al momento il piu’ grande in Italia con oltre 90 casi. In Francia invece un gruppo di 70 maestri di sci del Friuli Venezia Giulia sono rimasti bloccati per diverse positivita’ durante un corso. Sul fronte dei vaccini tra domenica scorsa e sabato sono state fatte 553 mila prime dosi, un numero che da’ il senso del rallentamento su certe fasce, per una campagna che d’altra parte prosegue con ritmi sostenuti grazie alle secondo dosi, continuando a sfiorare le quattro milioni di somministrazioni a settimana. Ma il 16 luglio le prime dosi sono state 87 mila e i richiami 486 mila. Insomma, farsi inoculare l’anti-Covid sono per lo piu’ sempre gli stessi. In frigorifero ci sono attualmente 4,6 milioni di dosi, 2,3 milioni delle quali circa – solo la meta’ – di Pfizer e Moderna, i farmaci percepiti come piu’ affidabili dall’opinione pubblica. In attesa che in settimana ne arrivino gli altri milioni di vaccini previsti.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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