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Cartabia spinge sulla riforma del Csm

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Gli obiettivi in materia di giustizia per il 2021 a cui l’Europa ha condizionato le risorse per il Pnrr sono stati raggiunti, a partire dall’approvazione delle riforme del processo civile e penale, destinate a tagliare rispettivamente del 40 e del 25% i tempi dei giudizi .Ma manca ancora un capitolo “fondamentale”, la riforma del Csm, che “il Presidente della Repubblica e alcune forze politiche hanno ancora di recente sollecitato” e che “il Pnrr ci impegna ad approvare entro il 2022. La Camera ha gia’ calendarizzato la discussione in aula e quella scadenza dovra’ essere rispettata”. Sono soprattutto uno stimolo al governo, prima ancora che al parlamento, le parole di Marta Cartabia sulla riforma del Csm, pronta gia’ da prima di Natale, ma ancora ferma a Palazzo Chigi.”Continuero’ a dare la mia massima disponibilita’ per accelerare il corso di questa riforma e per sollecitarne l’esame da parte dei competenti organi del Governo”,dice la ministra, illustrando prima al Senato e poi alla Camera la sua relazione sullo stato della giustizia. L’appuntamento con il Parlamento avviene alla vigilia della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in programma venerdi’ in Cassazione, scossa quest’anno dall’annullamento da parte del Consiglio di Stato della nomina dei vertici della Cassazione, che ha di nuovo messo al centro della bufera il Csm, pronto a rispondere domani con la riconferma degli stessi nomi bocciati dalla giustizia amministrativa. Proprio quello delle nomine e’ uno dei temi portanti della riforma, che riguarda anche il sistema elettorale del Csm, le valutazioni di professionalita’ dei magistrati, i fuori ruolo e le toghe che si candidano in politica, come spiega la ministra. E’ un altro pero’ l’argomento con cui Cartabia apre la sua relazione: i tempi troppo lunghi della giustizia. Ne parla leggendo la lettera scritta nel marzo scorso dalla mamma di una vittima di un incidente sul lavoro, che le chiedeva giustizia preoccupata dalle difficolta’ che impedivano l’apertura del processo sulla morte del figlio . “Processi irragionevolmente lunghi rappresentano un vulnus per tutti”, dice Cartabia, spiegando di aver lavorato da subito per quello che ritiene l’ “obiettivo cruciale: riportare i tempi della giustizia entro limiti di ragionevolezza”. Uno scopo che si sta cercando di raggiungere non solo con le riforme ma con uno “sforzo” rivolto ad “assicurare le necessarie risorse umane, materiali, strumentali” a giudici e pm e innovando l’organizzazione degli uffici giudiziari a partire dall’istituzione dell’Ufficio del processo e dall’estensione della digitalizzazione. Un lungo capitolo della relazione e’ sulle carceri, che hanno vissuto “anni durissimi”. “La pandemia ha fatto da “detonatore di questioni irrisolte da lungo tempo” . E se “il piu’ grave tra tutti i problemi continua ad essere il sovraffollamento” -pari al 114% e da aggredire anche puntando sulle pene alternative al carcere- pesano pure le condizioni edilizie “indecorose” in cui versano diversi penitenziari, come il carcere di Sollicciano. Cartabia richiama anche il dato “drammatico” dei suicidi (6 dall’inizio dell’anno) e, annunciando anche nuove assunzioni di poliziotti penitenziari, assicura che l’emergenza carcere sara’ nei prossimi mesi una “priorita’”, mentre invita il Parlamento a far presto sulla riforma dell’ergastolo ostativo, visto che a maggio scade “l’ultimatum” della Corte costituzionale. L’attenzione va tenuta alta anche sulla corruzione, una “piaga” che mina la fiducia tra Stato e cittadini, recependo prima possibile la direttiva europea sul whistleblowing. Ma soprattutto sui femminicidi : e’ “una barbarie, un’emergenza che toglie il sonno”, scandisce la ministra assicurando il proprio intervento anche perche’ sia sbloccato il ddl che mira innanzitutto a prevenire la violenza alle donne, approvato a novembre dal Cdm ma ancora fermo alla Ragioneria dello Stato. L’ impegno c’e’ anche sul caso di Giulio Regeni:” ci stiamo adoperando per assicurare alle nostre autorita’ giudiziarie ogni supporto perche’ possa svolgersi il processo “.

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Esteri

Truppe nordcoreane con i russi a Mariupol e Kharkiv

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I consiglieri tecnici delle forze armate nordcoreane sono arrivati nella città portuale ucraina di Mariupol, occupata dalla Russia nel sud, e nella regione di Kharkiv. A Mariupol le unità di Pyongyang restano distaccate da quelle russe che stanno supportando, mentre a Kharkiv “si stanno dividendo in unità radunando piccoli gruppi in prima linea”. Le indicazioni arrivano da vertici militari ucraini e citano intercettazioni radio che sembrano confermare il coinvolgimento in battaglia dei soldati di Kim Jong-un al fianco delle truppe di Vladimir Putin. Da Kiev si ricorda che sul terreno l’avanzata rivendicata da Mosca è limitata mentre nella regione russa di Kursk i militari ucraini sono determinati a restare. In una regione dove sono circa 11.000 le truppe nordcoreane dispiegate per affiancare l’esercito russo dopo l’occupazione di alcune zone da parte degli ucraini e dove l’esercito di Kiev è determinato a rimanere fino a quando sarà necessario. O meglio, “fino a quando avrà un senso”.

Fonti dello stato maggiore ucraino spostano così il focus del braccio di ferro militare con Mosca tenendo il punto su quel campo di battaglia diventato emblematico della guerra che sul terreno ormai da mesi si combatte cedendo e guadagnando pochi metri al giorno, pur sotto la minaccia adesso dei missili ipersonici russi la cui eco allarma ben oltre i confini ucraini.

Al momento le forze ucraine controllano ancora “circa 800 kmq” nella regione di Kursk, specificano i militari: “Il territorio massimo che abbiamo occupato nella regione era di 1.376 kmq, oggi è di circa 800 kmq”, sottolineano, come a dimostrazione della resilienza, sul terreno appunto.

Così mentre Mosca annuncia di aver conquistato un altro villaggio nella regione orientale ucraina di Donetsk – quello di Novodmytryvka, nell’area della città di Khurakovo e che fa salire a cinque, sempre secondo Mosca, gli insediamenti occupati dai russi nella regione nell’ultima settimana – i vertici militari ucraini tentano di ridimensionare, affermando per esempio che nel settore di Pokrovsk, polo logistico della stessa regione, la situazione “praticamente non è cambiata negli ultimi due mesi”. In generale, sempre secondo lo stato maggiore di Kiev, le truppe russe stanno avanzando di “200-300 metri al giorno” vicino alla cittadina industriale di Kurakhovo, uno dei punti più caldi della regione.

E anche sulla minaccia missilistica l’Ucraina tenta di ridimensionare l’allarme: secondo le fonti militari, la Russia ha soltanto un “numero limitato” di missili balistici ipersonici Oreshnik, quello cioè utilizzato ieri da Mosca nell’attacco contro Dnipro e che ha fatto parlare di rischio “guerra globale”. Ma Vladimir Putin risponde a stretto giro, affermando di averne ordinato la “produzione in serie”.

“Nessun sistema al mondo è capace di intercettarlo”, ha assicurato lo zar. Oggi il Parlamento ucraino ha chiuso per timori di attacchi nel cuore della capitale. La Rada ha fatto sapere di aver “annullato” la seduta a causa di “segnali di un rischio crescente di attacchi contro il quartiere governativo nei prossimi giorni”, hanno spiegato diversi deputati all’Afp. Il quartiere nel centro di Kiev, dove si trovano anche la presidenza, la sede del governo e la Banca centrale, è stato finora risparmiato dai bombardamenti. Ma ormai non si dà più nulla per scontato.

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Eventi Live

Conte alla prova della costituente, incognita Grillo

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In ballo c’è il futuro del Movimento, con la regola del doppio mandato, il nome e il simbolo. E perfino gli incarichi di Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza) e di Beppe Grillo: nessuno dei due può essere sicuro che lunedì ricoprirà ancora lo stesso ruolo. E poi c’è un’incognita più contingente, che però incide molto sul clima – se non sull’esito – della Costituente M5s, che si aprirà nelle prossime ore a Roma: la presenza del Garante. Grillo ha saputo tenere alta l’attesa, anche se i beninformati dicono che difficilmente si farà vedere di persona. “E’ imprevedibile, magari farà un collegamento video”, azzarda qualcuno. Per adesso, però, agli organizzatori non è stato comunicato nulla. “In ogni caso – fanno sapere – massima disponibilità a dargli la parola”.

L’altra incognita, stavolta legata al regolamento, è quella del quorum: gli iscritti sono 88.943 e perché siano valide le decisioni su alcuni temi, come il ruolo del garante o il cambio del nome e del simbolo, dovrà votare la maggioranza più uno. E’ un passaggio tecnico ma anche politico. E infatti nel M5s qualche preoccupazione c’è. Già da giorni, la truppa dei parlamentari vicini a Conte mette in guardia dal “sabotaggio”, cioè da un’azione pro-Grillo che sarebbe in corso per incentivare l’astensionismo, in modo da vanificare i voti “di peso” e quindi l’esito stesso della Costituente. Che, ogni ora di più, assume l’aspetto del duello fra Conte e Grillo.

E’ vero che si tratta di un passaggio pensato per ridisegnare e quindi rilanciare un Movimento uscito con le ossa rotte dalle ultime tornate elettorali, ma è anche vero che sia il presidente sia il garante hanno finito per personalizzarlo. Grillo cercando di minare fin dall’inizio il percorso, Conte mettendo sul piatto la sua stessa permanenza alla guida del M5s. Fra le decisioni che i militanti sono chiamati a confermare o a sconfessare, infatti, c’è anche quella sul campo progressista. “Se questo fosse messo in discussione con una soluzione interamente opposta ne trarrei le conseguenze – ha detto Conte – E questa si chiama coerenza”. Mentre non si è sbilanciato sugli altri temi che animano il dibattito nel M5s, come il doppio mandato e il nome.

“Sono in ascolto della comunità – ha detto Conte – lasciamo che decida. Ci sono tantissime altre urgenze, dalla sanità al lavoro sottopagato, al contrasto dell’evasione fiscale, giustizia, transizione ecologica. Tantissime questioni che definiscono i nuovi obiettivi strategici su cui tutti i nostri iscritti stanno votando”. A Grillo, il messaggio della vigilia lo ha lanciato la deputata Vittoria Baldino, vicina a Conte: “Si parla di scissione quando una parte se ne va. L’abbiamo subita nella scorsa legislatura con Luigi Di Maio e ci ha portato bene alle elezioni politiche. Ci sarà un voto della base e a chi non starà bene la direzione decisa insieme sarà libero di compiere le proprie scelte. Ma è legittimo e lo dico senza biasimare nessuno. Meglio uscire che fare opposizione interna”.

E anche Conte, in un’intervista al Qn, ha detto la sua sul progetto dei fan di Grillo: “Il M5s non può tornare indietro né vagheggiare un ritorno alle origini che oggi, in un contesto politico anche internazionale completamente differente, non avrebbe senso e ci porterebbe solo all’isolamento e all’irrilevanza”. Insomma, il clima è da quiete prima della tempesta. Dalla sede M5s, Conte viene descritto come “sereno e soddisfatto del lavoro fatto finora. Quella di domani – viene spiegato – è la chiusura di un procedimento collegiale e partecipativo che va avanti da 3 mesi. Sarà un momento della verità, in un clima di coesione”. Rassicura la partecipazione: “sold out di presenze – viene spiegato – 3.500 i partecipanti”. Il clou della Costituente sarà domenica alle 15, quando ci sarà la chiusura del voto e lo scrutinio: il momento della verità.

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Esteri

Putin minaccia anche l’Europa: useremo altri super missili

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Il Cremlino aveva detto di essere sicuro che il messaggio inviato dalla Russia con il lancio sull’Ucraina del missile Oreshnik e il monito di Vladimir Putin su un “conflitto globale” fosse stato recepito dagli Usa. Ma se così non fosse stato, il presidente russo lo ha reso ancor più chiaro, annunciando l’avvio della produzione in massa del nuovo vettore, mentre il capo delle forze missilistiche strategiche ha avvertito che il missile può “colpire obiettivi in tutta Europa”.

“Questo sistema missilistico con blocchi ipersonici può colpire qualsiasi bersaglio, da quelli isolati ad un’area intera, anche altamente protetti e con un’elevata efficienza”, ha affermato il generale Serghei Karakayev, incontrando il capo del Cremlino insieme ai massimi funzionari della difesa russa, dirigenti di aziende del settore della difesa e sviluppatori di armi. Oltre ad annunciare l’avvio della produzione in serie dell’Oreshnik, un missile ipersonico balistico a medio raggio, Putin ha fatto sapere che esso continuerà ad essere testato “in condizioni di combattimento”, cioè per bombardamenti sull’Ucraina, come quello in cui ieri è stata colpita una fabbrica di componenti missilistiche a Dnipro.

Secondo i russi, il vettore ha una velocità dieci volte superiore a quella del suono e può eludere qualsiasi sistema di difesa aerea. A Kiev la preoccupazione è palpabile. Oggi il Parlamento ha annullato una sessione prevista per il timore di nuovi attacchi, secondo quanto riferito all’agenzia Afp da alcuni deputati. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che il ministero della Difesa si sta già consultando con i partner occidentali per chiedere la fornitura di “nuovi sistemi di difesa aerea, esattamente il tipo di sistemi che possano proteggere dai nuovi rischi”. E della nuova minaccia si discuterà martedì prossimo in una riunione del Consiglio Nato-Ucraina, a livello di ambasciatori, convocata su richiesta di Kiev.

Ma Putin ha ampliato il discorso oltre l’Ucraina, per dire che questo ed altri missili a medio e corto raggio ai quali gli scienziati militari russi stanno lavorando serviranno a mantenere un equilibrio strategico con gli Usa, che Mosca vede minacciato. Specie dopo che, nel luglio scorso, Washington ha annunciato che schiererà missili in Germania a partire dal 2026 come primo passo dopo l’uscita nel 2019 degli Usa – durante la prima presidenza Trump – dal trattato Inf che nel 1987 aveva messo al bando gli euromissili. Per questo il presidente russo ha sottolineato che l’Oreshnik è una “garanzia dell’integrità territoriale e della sovranità della Russia”.

La Cina ha invitato tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino ad esercitare “calma e moderazione”, aggiungendo che è urgente “lavorare alla de-escalation” e creare “le condizioni di un cessate il fuoco da attuare il prima possibile”. Ma Mosca afferma che il lancio dell’Oreshnik è stata una risposta all’autorizzazione data da Washington all’Ucraina di utilizzare missili a lungo raggio per colpire in profondità il territorio russo.

A questo proposito il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, in visita Bielorussia, ha usato un linguaggio colorito per accusare l’amministrazione uscente di Joe Biden di volere “cacare” sulla situazione in Ucraina per “lasciare un’eredità più negativa possibile” al presidente eletto Donald Trump. “Le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale”, ha notato il premier polacco Donald Tusk. Mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che il 15 novembre aveva avuto un colloquio telefonico con il presidente russo, ha detto che l’uso del missile balistico da parte di Mosca è “una spaventosa escalation, esattamente come quando Putin ha assoldato i nordcoreani”.

Sarebbero 11.000, secondo le ultime stime dell’intelligence sudcoreana, i soldati che Pyongyang ha schierato al fianco delle truppe di Mosca nella regione russa di Kursk per combattere le forze ucraine d’invasione. In cambio, la Russia avrebbe fornito sostegno economico e missili antiaerei alla Corea del Nord. “È stato accertato che equipaggiamenti e missili antiaerei per rafforzare il vulnerabile sistema di difesa aerea di Pyongyang sono stati consegnati alla Corea del Nord”, ha detto Shin Won-sik, il principale consigliere per la sicurezza di Seul, all’emittente tv Sbs. Un’analisi delle immagini satellitari realizzata dal gruppo di ricerca britannico Open Source Centre, e rilanciata dalla Bbc, ha mostrato inoltre che più di un milione di barili di petrolio sono stati trasferiti dai giacimenti russi alla Corea del Nord a partire dal marzo di quest’anno.

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