In queste poche righe che leggete sopra e che sono state diffuse dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri c’è la dignità, l’onestà, l’abnegazione, il senso del dovere di uomini e donne di una delle Istituzioni più sane di questo Paese. È capitato, capita, capiterà ancora che appartenenti all’Arma commettano reati che talvolta sono particolarmente indegni per chi indossa la divisa che è stata onorata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa o dal vicebrigadiere Salvo D’Acquisto o da decine di altri uomini e donne che quotidianamente mettono a repentaglio la loro vita per salvaguardare il bene e i beni degli italiani.
L’inchiesta di Piacenza mostra una pagina insulsa non della vita dell’Arma dei Carabinieri bensì di qualcheduno che indegnamente ha indossato la sua divisa. Quello che non deve accadere in questa inchiesta di Piacenza è scambiare il destino personale di qualche miserabile con la storia dell’Arma dei Carabinieri. Nel fare informazione, nel raccontare questa vicenda, che merita ogni attenzione e che ancora di più va illuminata perché tratta di presunti infedeli servitori dello Stato, vanno divisi i destini degli indagati dal tasso di moralità e credibilità dell’Arma dei Carabinieri. Se questi signori saranno riconosciuti colpevoli dei reati loro contestati, subiranno condanne più dure di quelle che meritano gli altri italiani. Indossare la divisa e disonorarla è una aggravante. Per questo motivo vi riproponiamo l’intero comunicato diramato dalla procura di Piacenza ai media per provare a spiegare tutte le accuse contestate agli indagati. Evidentemente i carabinieri arrestati e quelli indagati a piede libero hanno diritto a tutte le garanzie di cui godono tutti gli italiani. Ma se quelle accuse dovessero essere fondate, dovessero reggere, allora le pene dovranno essere più pesanti.
La Procura Militare di Verona ha aperto un fascicolo d’indagine sugli abusi contestati al gruppo di sei Carabinieri in servizio presso la Caserma Levante di Piacenza. “Al momento si tratta di atti relativi al fatto”, ha riferito il procuratore Militare, Stanislao Saeli, il quale ha aggiunto di aver “proceduto sulla base dei provvedimenti cautelari emessi dalla Procura della Repubblica di Piacenza, da cui sembrano gia’ emergere estremi di reati militari. Agiamo in perfetta sintonia con i colleghi della Magistratura ordinaria per ottimizzare le attivita’ di indagine”. La Procura militare di Verona ha competenza sui reati militari commessi nelle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna.
Il sostituto procuratore generale di Bologna, Valter Giovannini, che condusse le indagini e l’accusa sui delitti bolognesi della Banda della Uno Bianca, tra cui, appunto, l’eccidio del Pilastro in cui furono uccisi i tre giovani carabinieri Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, usa parole durissime sull’inchiesta di Piacenza. “Nel leggere, allibito, quanto emerso dalle indagini della Procura di Piacenza, il mio pensiero e’ subito andato ai tre carabinieri massacrati, il 4 Gennaio del 1991, al quartiere Pilastro. Tre ragazzi che insieme avevano poco piu’ di sessanta anni uccisi nell’adempimento del dovere. La gravita’ dei fatti che stanno emergendo – dice Giovannini – oltraggia la loro memoria ed offende tutti i carabinieri onesti che in questo momento, lo so per certo, stanno soffrendo fino alle lacrime per quanto si legge sui giornali. Da vecchio pubblico ministero a loro va un mio sincero grazie per cio’ che, in silenzio e con sacrificio, fanno tutti i giorni per i cittadini di questo paese”.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.