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Politica

Campo largo sempre più a trazione Pd, il nodo M5s

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Vince il campo largo, una coalizione sempre più a trazione Pd. Il M5s scende ancora. Le affermazioni in Emilia Romagna e soprattutto in Umbria danno una spinta al disegno di Elly Schlein che, da sempre, cerca di mettere insieme tutte le opposizioni al governo guidato da Giorgia Meloni. “Si profila un risultato straordinario per il Pd – ha commentato a caldo la segretaria dem – e questo conferma ciò che ci sentiamo, il perno per la costruzione dell’alternativa a queste destre”. Per Giuseppe Conte è invece suonato un altro campanello. Anche perché, delle tre Regioni andate al voto in questo autunno – Liguria, Emilia Romagna e Umbria – l’unica vinta dal centrodestra è stata la Liguria, dove il campo largo era monco, per il veto del M5s e di Avs a Italia viva.

“Il centrosinistra unito vince – ha subito esultato il presidente di Iv, Matteo Renzi – Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi”. Saranno gli analisti a pesare il contributo di Iv, che sia in Emilia Romagna sia in Umbria non ha presentato il simbolo, schierando i suoi rappresentanti nelle liste civiche. Ma i fautori del campo largo hanno ora un argomento in più per sostenere che, se vogliono vincere, le opposizioni devono trovare il modo di stare insieme.

La corsa in giornata di Schlein, che in poche ore si è spostata da Bologna a Perugia per festeggiare le vittorie, ha fatto capire chi ora si sente più forte. Conte, invece, è rimasto nella Capitale, a preparare l’assemblea costituente che sabato e domenica disegnerà il nuovo M5s. “Vittoria strepitosa – ha detto alla neo presidente Stefania Proietti – Nessun dubbio fossi tu la candidata migliore. Non riesco a raggiungerti festeggiare e ad abbracciarti, la Costituente mi blocca a Roma”. Il Pd si conferma primo partito sia in Emilia Romagna sia in Umbria, superando di molto FdI. Dopo la Liguria, porta a casa nuovi segni più. In Emilia Romagna la crescita del Pd è di circa 8 punti: 34,7% alle regionali del 2020, mentre adesso sembra attestarsi oltre il 42% (36,11% alle europee di giugno). Mentre il M5s è sceso: nel 2020 prese il 4,74% (si presentò da solo) adesso viaggia attorno al 3,5% (alle europee di giugno si è attestato al 7,17%).

Alleanza Verdi-Sinistra, che nel 2020 non c’era, in Emilia Romagna alle europee di giugno ha preso il 6,53% e stavolta, alle regionali, viaggia sul 5%. Ma se l’Emilia Romagna è stata una conferma, per il centrosinistra la sorpresa è arrivata dall’Umbria. Dopo la vittoria di giugno a Perugia e il risultato delle Europee, nel Pd anche la partita in Regione sembrava a portata di mano, tanto che nei corridoi della Camera più di uno pronosticava il 3 a 0, cioè la vittoria nelle tre regioni al voto. Ma le tribolazioni della coalizione, con la sconfitta in Liguria, hanno gelato le attese. A scrutinio in corso, in Umbria il Pd è dato al 31%, in salita di 9 punti rispetto al 22,3% delle regionali 2019 (26,38 alle europee di giugno). Il M5s è dato poco sotto il 5% contro il 7,4% del 2019 (8,87% alle europee). Avs si aggira attorno al 4% contro il 5,7% delle europee. Si riaccenderà ora il sopito dibattito sul campo largo, sui veti contro il centro e sui nomi. Anche se i conti si potranno fare solo dal prossimo lunedì. Quando saranno noti gli esiti della Costituente M5s, dove sono in gioco i ruoli di Conte e del garante Beppe Grillo, il simbolo, il nome del Movimento e pure le alleanze.

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Centrodestra perde terreno, tensione tra gli alleati

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Forza Italia sorpassa la Lega. Che invece tracolla rispetto alle scorse Regionali, in Emilia Romagna come in Umbria. E comunque fatica, anche se il paragone è con le scorse Europee. Fratelli d’Italia consolida lo scarto rispetto agli alleati, ma perde terreno rispetto alla tornata di giugno. Un quadro che di certo non rasserena gli animi nel centrodestra. Il risultato è di 2 a 1, e non lo schiacciante 3 a 0 in cui sperava il centrosinistra: questa la linea ufficiale. A taccuini chiusi, però, i malumori sono evidenti. E anche le tensioni tra i partiti.

“Nessuno scontro nel governo”, è il refrain. Ma in Transatlantico si parla già di una nuova stagione che vada a rimodulare le scelte dei candidati per le prossime elezioni, in ragione del peso specifico dei singoli partiti. Il faro, nelle ore dello spoglio, è sull’Umbria. E soprattutto è puntato su Matteo Salvini, che, all’indomani della sconfitta in Sardegna, “aveva forzato” sulla candidatura di bandiera dell’uscente Donatella Tesei, si ragiona in ambienti di maggioranza . “Se mettiamo in campo i candidati migliori, possiamo vincere anche le partite impossibili”, è il commento malizioso tra le fila di Forza Italia. Lo sguardo, però, non è rivolto solo al passato. Ma a quanto l’impuntatura di Salvini sull’Umbria possa rivelarsi un boomerang per le prossime sfide elettorali. È soprattutto tra le fila di FdI che si parla con convinzione di un nuovo corso nella contrattazione tra alleati sulle Regionali.

Alcuni parlamentari fanno notare la situazione sulla carta geografica: la Lega governa il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto; governatori di Forza Italia in Piemonte, Calabria, Sicilia e Basilicata; a FdI, invece, Abruzzo, Marche e Lazio. Con importanti Regioni che si preparano a votare nel 2025, l’impressione è che Fratelli d’Italia possa far valere con convinzione il suo peso specifico nella scelta dei candidati, anche giocando a braccio di ferro laddove necessario. Non dovrebbe essercene bisogno in Campania e Puglia, ma in Veneto sì. Ed è proprio la Regione del Nord-Est che si prepara a essere il nuovo campo di tensioni interne alla coalizione di centrodestra. Con la Lega che difficilmente mollerà la presa, anche se non potrà ricandidare Luca Zaia. In FdI, però, le preoccupazioni non sono limitate alla sola gestione dell’eventuale riottosità della Lega in vista delle negoziazioni per le prossime Regionali.

La riflessione si potrebbe aprire anche sul risultato del partito. “FdI perde voti, mentre il Pd no”, è il ragionamento che rimbalza tra i corridoi. Più di qualcuno fa notare che non si possono comparare le Europee con le Regionali, ma comincerebbe a farsi largo il timore di un sostanziale calo del consenso nei territori. E all’orizzonte c’è la contesa su Regioni molto importanti. La linea nel partito, per ora, è quello del silenzio. Le dichiarazioni sono poche e Giorgia Meloni usa parole istituzionali per commentare il voto. Parla da presidente del Consiglio, dopo una campagna elettorale giocata in prima in linea. C’è chi, invece, non nasconde la soddisfazione, nonostante il dispiacere per il risultato della coalizione. “Forza Italia si consolida come seconda forza del centrodestra, non solo al Sud ma anche al Centro-Nord”, è la riflessione più diffusa tra i parlamentari azzurri. “Riusciamo a intercettare il voto moderato, dove invece l’ex Terzo Polo soffre”, si ragiona. Il compiacimento velato, però, è anche per il sorpasso ai danni della Lega.

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De Pascale trionfa tenendo insieme M5s e Iv

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L’uomo che legava la sabbia, copyright di Pierluigi Bersani, è arrivato al suo quartier generale a Bologna alle cinque del pomeriggio, due ore dopo la chiusura delle urne. A tributargli una standing ovation c’erano tutte le anime più o meno litigiose del Pd, oltre a esponenti dei partiti alleati, da Azione (il senatore Michele Lombardo) al M5s (la consigliera regionale uscente Silvia Piccinini) e allo stato maggiore della Cgil. Un’immagine che, sottotitolata dalle parole di Bersani, basta a dare la cifra politica di Michele de Pascale (nella foto Imagoeconomica in evidenza), il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna. Se il campo largo fatica dalla Liguria alla Basilicata, qui il sindaco di Ravenna ha saputo replicare quanto fatto in Romagna: un’alleanza che tenesse insieme da Italia viva ai Verdi e al M5s, che lo hanno sostenuto dall’inizio nonostante un mandato a Ravenna segnato da opere che altrove hanno trovato le barricate degli ecologisti, a partire dal rigassificatore.

Il nuovo presidente della Regione arriva da Cervia, ha 39 anni è in politica da quando andava a scuola. De Pascale è stato bersaniano con Bersani e renziano con Matteo Renzi. Ha sostenuto Stefano Bonaccini nelle primarie che hanno incoronato Elly Schlein, ma questo non ha impedito che la segretaria Pd desse l’ok alla sua candidatura, avallando la scelta del governatore uscente. Oggi proprio Schlein lo ha accompagnato nella passerella a piedi lungo via Azzo Gardino, verso il circolo Costa, insieme al sindaco di Bologna Matteo Lepore. Alla segretaria e all’ex presidente lo accomuna la fede juventina: il nome, Michele, è un omaggio a Platini. A chiudere il discorso candidatura in estate è stato il passo indietro di Vincenzo Colla, storico dirigente della Cgil e poi potente assessore allo sviluppo economico dell’Emilia-Romagna. La prima persona che de Pascale ha abbracciato dal palco allestito in Regione, con gli occhi lucidi, è stato proprio Colla, nel frattempo diventato responsabile della sua Fabbrica del programma e che avrà un ruolo nella prossima giunta.

Un via libera a una nuova generazione e insieme un nuovo romagnolo dopo Vasco Errani, ma anche una candidatura simbolica della storia recente del territorio: de Pascale, oltre che sindaco di Ravenna, è stato il presidente della provincia più colpita dalle alluvioni che in un anno e mezzo hanno mandato sott’acqua quattro volte l’Emilia-Romagna. Fu lui, nel maggio 2023, a chiedere alla cooperativa Cab Terra di allagare i propri campi per evitare che l’acqua sommergesse il capoluogo romagnolo. Il sindaco dell’alluvione (che dal 2019 è anche presidente dell’Upi, Unione province italiane) ora aspira a essere il presidente dell’alluvione: quasi quotidianamente, in campagna elettorale, ha chiesto che il nuovo governatore diventi commissario per la ricostruzione. E dal palco ha mandato un messaggio chiaro alla premier Giorgia Meloni: “È stato un anno e mezzo di speculazioni politiche, di scontri. Nella nostra terra le persone hanno paura, le imprese si chiedono cosa devono fare per il loro futuro. Da questa campagna elettorale deve finire la speculazione politica e deve iniziare una nuova collaborazione istituzionale per l’Emilia-Romagna. Io spero già nei prossimi giorni di poter incontrare la presidente del Consiglio e su questo poter segnare un cambio un cambio di passo”. Un ramoscello d’ulivo, porto mentre sotto al palco lo ascoltavano moglie e figli. L’ennesimo tentativo di ‘legare la sabbia’, da parte di un amministratore pubblico che ha sempre evitato i toni alti. Anche perché la vita, lo ha detto lui stesso, gli ha insegnato a dare il giusto peso alle cose.

“Piango sempre quando vedo Il Re Leone”, ha raccontato, ricordando il padre perso in giovane età. Nel 2011 rimase per giorni in coma farmacologico dopo un colpo di sonno in auto. E nel 2015 un altro fatto tragico gli cambiò ancora la vita: l’assessore Enrico Liverani, candidato sindaco di Ravenna, morì uscendo di strada con l’auto. Aveva 39 anni, quanti ne ha oggi de Pascale, che all’epoca si trovò in corsa dalla sera alla mattina. Era il 2015. Nove anni dopo, si apre una nuova fase.

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Proietti,sindaca ingegnera per un’Umbria di pace

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Le mani chiuse a formare un cuore, per ringraziare i suoi sostenitori e la determinazione di una amministratrice ormai di lungo corso, che un po’ a malincuore lascia l’incarico di prima cittadina di Assisi, per cedere alla corte di tutto il centrosinistra unito. E’ Stefania Proietti (nella foto Imagoeconomica in evidenza), classe 1975, sposata, mamma di due figli, ingegnera e docente universitaria, cattolica, civica, candidata dal campo largo, la nuova governatrice dell’Umbria. Prima cittadina della città di San Francesco dal 2016 (e anche presidente della Provincia di Perugia) proprio ai contenuti del Cantico delle creature ha detto di voler ispirare il suo programma di governo.

Pace, non violenza, l’attenzione verso gli ultimi, quindi, ma anche sanità, occupazione e salari, nuove generazioni, innovazione e sviluppo sostenibile, ambiente e crisi climatica, giustizia sociale. Un programma che ha presentato ai cittadini umbri con una campagna elettorale “dal basso”, attraverso incontri partecipativi con i cittadini, basata sul modello che aveva di recente portato al successo l’attuale sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, sempre con il campo largo del centrosinistra. Priorità sarà data ad una sanità “pubblica, universale e accessibile a tutti. Con la sanità privata sussidiaria a quella pubblica”. Proietti partirà “dalla promozione della prevenzione e da una rete ospedaliera efficiente per i cittadini e attrattiva per il personale sanitario, che dovrà essere incentivato a restare in Umbria”. Relativamente all’occupazione, parola chiave la retribuzione, “per un salario buono, un salario minimo”. Alle nuove generazioni, inoltre, per Proietti “servono condizioni per un progetto di vita in Umbria”, visto il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione regionale.

“L’obiettivo – ha spiegato – è quello di riportare i giovani a vivere e lavorare in Umbria anche attraverso servizi dedicati, dalla formazione, agli asili nido gratuiti e il potenziamento del trasporto pubblico”. Innovazione e sviluppo sostenibile per Stefania Proietti sono poi “strumentali alla ripresa economica della regione” che per la governatrice eletta deve dire un “no” deciso all’autonomia differenziata. Attenzione poi al welfare, per una società che abbia “la persona al centro”, ma anche la cultura e l’istruzione. Importante spazio sarà dato infine all’ambiente e alla transizione ecologica. Il programma ribadisce un forte “no” alla costruzione di un nuovo inceneritore, puntando invece sull’economia circolare “per arrivare all’80 per cento di raccolta differenziata entro il 2030”.

L’impegno per la pace ha particolarmente caratterizzato la sua attività nel tempo. Come sindaca di Assisi ha anche proposto che la città, “la cui amicizia sociale negli anni si è sempre espressa verso i due popoli israeliano e palestinese, e l’Umbria tutta, abbiano un ruolo come terra di pace e di dialogo aperto, ispirato da San Francesco e da Aldo Capitini, e diventino sedi per un percorso negoziale di pace”. “Faremo della pace – ha assicurato in campagna elettorale – la nostra bandiera in tutte le azioni, anche nei rapporti con la minoranza, anche in consiglio regionale e nei rapporti internazionali”. E alla sezione 31 di Costa di Trex, frazione di Assisi, sul monte Subasio, Proietti è entrata con una copia della Costituzione in mano, indicando simbolicamente la strada che intende percorrere in questo mandato da presidente della Regione Umbria.

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