Collegati con noi

Politica

Campania: terzo mandato è legge, De Luca vince il primo round con la Schlein

Pubblicato

del

Vincenzo De Luca (nella foto Imagoeconomica in evidenza) ha vinto il primo round, ma la partita è ancora lunga e tutta in salita. Da un lato il Pd nazionale, che ribadisce il no secco al terzo mandato, dall’altro il governo, che con alcuni suoi esponenti autorevoli annuncia che impugnerà la legge approvata oggi, a larga maggioranza, dal Consiglio regionale della Campania, che consente al governatore di potersi candidare per la terza volta consecutiva alla guida della Regione. Il governatore, al momento, preferisce non commentare questo primo risultato positivo. In aula ha ascoltato il dibattito in silenzio e prima dell’avvio della votazione (la legge è passata con 33 voti favorevoli, 16 contrari e un astenuto) ha tirato fuori dalla tasca un piccolo corno rosso, accompagnato da un largo sorriso.

Scaramanzia o meno, per De Luca quella di oggi è stata una giornata campale, finita bene. Oltre alla legge del terzo mandato, infatti, ha messo a segno anche un altro colpo: quello della legge elettorale. Ma se a livello regionale il governatore campano può contare sull’appoggio di tanti cespugli – compresi quelli del Centro – di certo non avrà il sostegno della dirigenza del Pd. Subito dopo l’approvazione della legge, infatti, Igor Taruffi, responsabile organizzazione nella segreteria nazionale, fa sapere: “deve essere chiaro che il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche.Quindi, al di là del voto espresso dalla giunta regionale, “Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali”.

Una posizione netta dinanzi alla quale a livello locale si prova a mediare. Massimiliano Manfredi, fratello del sindaco di Napoli e consigliere regionale del Pd, che oggi ha votato la norma battezzata “salva-De Luca”, spiega che non bisogna fare “muro contro muro” e che “il Pd della Campania è con il Pd nazionale”. Mario Casillo, capogruppo in Consiglio, eletto alle ultime elezioni con 41mila preferenze, ha parlato dell’approvazione della legge come di un “lavoro politico” in vista delle prossime elezioni regionali ed ha auspicato per la prossima candidatura a governatore “un ragionamento collegiale con tutte le forze politiche della coalizione”. “Mi auguro assolutamente – ha detto che ci saranno degli incontri di dialogo nei modi e nei tempi giusti”. Ma chi va all’attacco è il centrodestra che su questo tema si mostra compatto. Edmondo Cirielli, esponente campano di FdI e viceministro agli Esteri, tra i possibili candidati alla presidenza, è netto: “Penso che giuridicamente non abbia un fondamento valido e credo che il governo impugnerà la norma”.

Per Zinzi, coordinatore della Lega in Campania “il Pd è in macerie” e “con o senza terzo mandato, De Luca deve arrendersi all’ineluttabilità del suo destino ormai segnato da una stagione fallimentare che siamo determinati a chiudere definitivamente”. Un consiglio, quello di stamattina – a giudizio della consigliera indipendente Maria Muscarà – “ridicolo ma anche inquietante” perché è stata riproposta “una norma già contenuta nelle leggi regionali” del 2009 e “mette la Regione al cospetto di un censura da parte della Corte Costituzionale”. La legge elettorale approvata contestualmente al terzo mandato prevede l’eliminazione del limite del 65% del premio di maggioranza; l’introduzione di una soglia di sbarramento al 2,5 per cento per tutte le liste; la riduzione del numero di firme necessarie per la presentazione delle stesse. E ancora: la ineleggibilità dei Sindaci dei Comuni campani fino a 5000 abitanti, oltre a quella, già prevista per quelli di Comuni con popolazioni superiori. Ed anche su questo fronte la polemica è rovente.

“È davvero singolare che il fratello del sindaco di Napoli, nella veste di consigliere regionale, abbia votato per la inutile e incostituzionale norma imposta da De Luca per un terzo mandato, che non ci sarà mai ma, soprattutto, per dichiarare ineleggibili i sindaci”, ha accusato Maurizio Gasparri. “È una contraddizione evidente: o questo è anche il pensiero di Manfredi, e allora non può ambire alla presidenza nazionale dell’Anci, oppure è necessario chiarire”, ha detto Fulvio Martusciello di Fi. Ed in serata proprio Gaetano Manfredi è intervenuto per chiarire il suo pensiero: “Concordo con la posizione già espressa da Anci Campania( (che nei giorni scorsi aveva parlato di “uno schiaffo” per i primi cittadini): “i sindaci, indipendentemente dal numero di abitanti, non devono avere alcuna limitazione per un’eventuale candidatura alle regionali. È la posizione da continuare a sostenere per dare ai sindaci le stesse prerogative di tutti coloro che aspirano a rappresentare il rispettivo territorio”.

Advertisement

Politica

Il terzo mandato e il corno rosso di De Luca

Pubblicato

del

Non è mancata la scaramanzia partenopea nella giornata di approvazione della legge regionale che permetterebbe a Vincenzo De Luca di candidarsi per il terzo mandato consecutivo al governo della Campania. De Luca ha ascoltato in silenzio tutto il dibattito nell’aula del Consiglio regionale, senza intervenire. Il governatore ha ascoltato in particolare l’ultimo intervento, quello di Tommaso Pellegrino, consigliere di Italia Viva che ha detto: “Oggi non si discute, il candidato per la Regione per noi di Italia Viva è Vincenzo De Luca”. Una frase dopo la quale il governatore ha sorriso, tirando fuori dalla tasca un piccolo corno rosso. Poi è cominciato il voto.

Continua a leggere

In Evidenza

Morte David Rossi, la Commissione parlamentare accende i fari sulla ‘ndrangheta

Pubblicato

del

Le ombre della ‘ndrangheta intorno al caso di David Rossi, il responsabile della comunicazione di Mps morto precipitato dal suo ufficio in banca il 6 marzo 2013. La Commissione parlamentare d’inchiesta ha reso noto che andrà a approfondire eventuali connessioni sulla morte violenta del manager con la criminalità organizzata, in particolare, ha spiegato il presidente Gianluca Vinci (nella foto Imagoeconomica in evidenza) in una conferenza stampa alla Camera, su “presenze della ‘ndrangheta o di ‘ndranghetisti” intorno al contesto della banca senese e al decesso di Rossi.

“Non abbiamo una pista – ha spiegato Vinci – Vogliamo chiarire i fatti. Un aspetto che si è sempre detto, ma non è mai stato affrontato in concreto è la presenza di personaggi vicini alle ‘ndrine”. “O che sia suicidio o un caso di omicidio”, ha concluso Vinci, “fare questo accertamento” sulla criminalità organizzata chiarisce che “se c’è la presenza di ‘ndranghetisti nelle vicinanze, la tensione intorno è superiore a quello che è nella normalità delle cose”, tali “approfondimenti sul lungo periodo possono contribuire, se non al caso Rossi, a svelare o risolvere altri reati”.

“Quello che è emerso – ha sottolineato Vinci – è che molto materiale raccolto dalla procura di Siena e in parte dalla Commissione riguarda fatti direttamente ricollegabili alla criminalità organizzata calabrese. Singoli fatti, riportati di per sé potrebbero non rappresentare reati per la procura ordinaria, ma potrebbero avere interesse per la Dda che ha una capacità di indagine più ampia per territorio e per arco temporale di riferimento”. Vinci ha sottolineato anche l’opportunità, che la Commissione vuole stimolare, di intrecciare con i documenti ufficiali, sia atti giudiziari e di indagine, sia della Commissione, “il numero ingente di notizie uscite a mezzo stampa in oltre 10 anni, che dalla pubblicazione sono rimaste via via senza riscontro significativo”. “Vogliamo dare un nuovo impulso – ha anche detto -, vogliamo innescare la possibilità di affrontare questa vicenda sotto vari aspetti”.

“Mentre la morte di Rossi sicuramente ha necessità di indicare un movente, un esecutore, e si tratta di un reato ordinario, di un delitto” invece “tutto quello che riguarda la criminalità organizzata che si è avvicinata a questa vicenda va affrontato con tecniche differenti”, ha detto Vinci.

“Nonostante da tempo si parli della presenza di criminalità organizzata” nel caso Rossi, “ha stupito che non vi sia stata da parte delle procure e da parte della precedente Commissione, e non se ne conoscono bene i motivi, nessun tipo di segnalazione né richiesta di collaborazione di materiale in nostro possesso” da condividere con “la Dda, in particolare quella di Bologna che svolge indagini su soggetti in qualche modo toccati dall’inchiesta su Siena e sul caso David Rossi”.

Vinci, a titolo di esempio di notizie di stampa da tenere in considerazione, ha riportato il fatto che “il numero digitato da Rossi sul cellulare la sera della morte, il numero 4099009”, di cui all’epoca non si capiva rilevanza, è poi risultato corrispondere a “un certificato di deposito ordinario a tasso fisso al portatore rilasciato dalla filiale di Viadana (Mantova) della Banca popolare di Puglia e Basilicata”.

“E’ certo solo che David Rossi andava a Viadana perché Mps era sponsor del Rugby Viadana”, “ma oggi sappiamo da sentenza del tribunale di Reggio Emilia nelle motivazioni del 20 luglio 2023” di un processo contro la ‘ndrangheta “che in quella filiale di quella stessa Banca Popolare della Puglia e della Basilicata, quanto meno, dal 2017 c’era un conto corrente intestato a un altro soggetto ma concretamente utilizzato da un altro, ossia Salvatore Grande Aracri, soggetto ‘ndranghetista dell’omonimo clan con infiltrazioni in tutta l’Emilia Romagna e bassa Lombardia”.

Continua a leggere

Politica

Mazzi: la mostra sul Futurismo si farà

Pubblicato

del

La mostra ‘Il tempo del Futurismo 1909-2024’ alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma “si svolgerà”. Nonostante le polemiche delle ultime settimane. Ad assicurarlo è il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi (nella foto Imagoeconomica in evidenza) , oggi alla VII commissione della Camera per le interrogazioni a risposta immediata. La domanda sull’esposizione arriva subito. L’interrogazione, a firma della dem Irene Manzi ma letta da Giovanna Iacono (Pd), chiede se la mostra si farà “nonostante le corpose e profonde modifiche apportate in queste settimane”, dall'”esautorazione” del curatore Gabriele Simongini alla riduzione del numero di opere richieste ad alcuni collezionisti, passando per la mancata formalizzazione del comitato scientifico.

La risposta del governo: sì, “dal 2 dicembre 2024 al 28 febbraio 2025”, “le operazioni di allestimento sono in fase avanzata” e alcune delle 350 opere esposte sono già state ritirate e “si trovano in giacenza alla Galleria”. Poi, il sottosegretario chiarisce che “Gabriele Simongini, curatore designato dal ministro Sangiuliano, ha espresso” da subito “la volontà di avvalersi della collaborazione del professor Alberto Dambruoso”, per questo citato “nelle richieste di prestito delle opere d’arte inviate dalla direzione generale musei ai vari istituti museali e prestatori privati”, ma “non ha mai designato un co-curatore, non trovandosi peraltro nella condizione di farlo”.

E nemmeno un “comitato scientifico”, dichiara, ma avrebbe suggerito “esperti della materia, nazionali e internazionali, ai quali la Direzione Generale Musei, in attesa del perfezionamento della nomina della nuova direzione della Gnam, ha trasmesso un invito all’adesione”. Tra l’altro, “gran parte degli interpellati non ha fornito alcun riscontro”, aggiunge, né altri incarichi sarebbero stati perfezionati “ad eccezione di quello affidato a Simongini”. Quanto alle opere, “è prassi ordinaria – continua – richiedere un numero di prestiti superiore a quello ritenuto necessario” perché parte delle domande potrebbero “non avere riscontro positivo”. Inoltre “sin dall’inizio era stato preventivato un budget di un milione e mezzo di euro”, per la mostra e, prosegue Mazzi, il ridimensionamento nel numero di materiali esposti “è stato deciso dallo stesso Simongini, di concerto con il vertice politico del Ministero” e la direzione della Gnam.

“Appare evidente – afferma – che il curatore non sia stato esautorato in alcuna maniera, poiché le determinazioni relative alla mostra sono state assunte dallo stesso sulla base di riflessioni e stime condivise”. In merito “alle sollecitazioni arrivate dagli esperti Massimo Duranti e Giancarlo Carpi – afferma – interpellati per una mera richiesta di disponibilità a far parte del comitato scientifico, si puntualizza che il direttore generale Musei” ha “precisato la mancata costituzione del comitato scientifico e rimandato al comitato organizzatore e alla Galleria, ciascuno nell’ambito della rispettive competenze, lo svolgimento di tutte le attività finalizzate alla realizzazione della mostra”. E “su eventuali azioni legali contro il Mic” da parte degli esperti interpellati, conclude Mazzi, “non si è a conoscenza delle stesse e non si ravvisano i presupposti giuridici”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto